hanno oggi all’incirca quarant’anni (Guttuso, Ziven, Fazzini, Montanarini, Stradone a Roma e quelli di «Corrente» a Milano) riproposero in termini
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del Novecento, e che, tra la generazione dei «maestri» (i Carrà, i Rosai, i Sironi, i Morandi) e quella dei giovani ribelli del tipo di Ziveri, Stradone
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, così genialmente volto a dare del picassismo allora già diffuso fuori d’Italia, una interpretazione discorsiva e «paesana»; dallo Stradone dei notturni
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iniziale della scuola romana, ma assai energico nella determinazione psicologica e morale: tutti artisti, i Pirandello, gli Stradone, i Guttuso, i
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lezione della generazione di Ziveri, di Stradone, di Cagli. Gli unici fra gli artisti dell’antinovecento che non siano entrati in zona manieristica o
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caposcuola fu Giovanni Stradone, seguito da Toti Scialoja e da Piero Sadum; poco dopo, ai tre, si aggiunse Arnoldo Ciarrocchi: questi fatti maturarono, è
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alcuni e cioè: Lorenzo Vespignani, Alberto Sughi, Giuseppe Zigaina, Ennio Morlotti, Gianfranco Ferroni. Giovanni Stradone e Fausto Pirandello.
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Le nove opere che Giovanni Stradone espose alla Quadriennale dopo anni di astensione dalle mostre, rappresentano uno sviluppo in ordine tonale e
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