Il Salvatore Benedicente (n. 191) è troppo debole per Daniele Crespi; pare invece opera del cremasco Carlo Urbino, che lavorò molto a Milano tra il
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verità ne' panni [figura 191], ma, come fu uso in gioventù quest'artefice, quasi senza azione affatto. Non sempre lo pareggia la figlia Artemisia ma pur
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venne poi, non so perché, attribuito nel volume Ojetti-Dami del 1924, tav. 191.
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