La atmosfera del cinema, nel momento in cui le lampade, da abbaglianti, scemano di intensità (e così rimangono per un lungo istante) è emblematica: di una sorta di irrealtà cui gli uomini si sono assuefatti, ma non persuasi, di una stupefazione che rasenta quasi l’angoscia. E il viso della signora in primo piano è la chiave del quadro: un velo d’aria fumosa balena dinnanzi a quell’incamato cotto, ma non cancella il bagliore vitreo della pupilla: questa di Sugh: è gente che non si arrende, resa vigile dalla propria infelicità.
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