L'ospite garbato risponde quanto prima a un invito, e senza chiedere: «Chi altri c'è?», come se la presenza dei padroni di casa non gli bastasse. Se
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esigenze di chi ci ospita. Non prendiamo alla lettera la raccomandazione di «fare come in casa nostra»: non giriamo in déshabillé, non facciamo razzie nel
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e/o panna montata) e qualche golosità salata, e I'immancabile bricco d'acqua bollente che serve ad allungare la bevanda di chi non la vuole troppo
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all'insegna dello stare insieme in armonia e buonumore. Lo so che è difficile, per un bridgista appassionato, o per chi è in preda al demone del Burraco o
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«urbano» chi sta bene insieme agli altri e trova sempre un punto di equilibrio tra la realizzazione dei propri desideri e un atteggiamento riguardoso
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per volta, tanto vale darsi una regola su chi entra per primo, a scanso di urtoni e pestoni di piedi. Che per altro accadono molto spesso, perché sono
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Entrando in un negozio è d'obbligo un saluto generale a chi vi si trova; e la pazienza di aspettare tranquillamente il nostro turno per essere
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tenerlo acceso, pronti a rispondere al primo squillo. Un atteggiamento che offende chi ci è accanto e disturba anche chi e seduto ai tavoli vicini
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voltano le spalle allo schermo o al palcoscenico e guardano in viso chi stanno «scavalcando»; i cafoni, invece, sembra che facciano apposta a strofinare
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, tanto più vale il detto «Chi ha più educazione la mostri», perché in questa vicinanza forzata, in questa intimità senza confidenza, bisogna rispettare
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controlli di sicurezza, con conseguente ingolfamento della fila. Al momento del check-in chi sa di avere spesso necessità «idrauliche», o bisogno di
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, fuori dal contesto sportivo, appaiono francamente indecenti. Anche sui sentieri vale il diritto di precedenza di chi sta scendendo: come sulle scale
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camera il cellulare, moderiamo il tono di voce delle conversazioni ed evitiamo di attaccare bottone con chi sta leggendo o sonnecchiando tra un
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un atto libero, con cui possiamo (ma senza essere obbligati a farlo) esprimere un ringraziamento in più a chi ci ha serviti con particolare gentilezza
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nelle vite dei nostri amici credenti e che possono essere comunque punti di riferimento e occasioni di riflessione anche per chi non crede.
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Entro un mese dalla cerimonia nuziale, chi ha inviato un regalo di nozze o dei fiori (il cosiddetto «regalo minimo», riservato a chi e stato invitato
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«indimenticabile» chi non merita questo onore. E non raccontiamo fatti e vicende intimi a chiunque, dovunque e in qualunque momento: il rischio e non solo di
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divertente giocare con il denaro... Tutti motivi sacrosanti, per cui mi schiero senza esitare dalla parte di chi detesta ogni consumismo svuotato di
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Una volta all'anno arriva il compleanno, ma non per tutti. C'è chi ama festeggiarlo, e allora regali e auguri sono graditi e doverosi, ma c'è anche
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fare rumore per divertirsi. Solo gli ignoranti esorcizzano superstizioni da cavernicoli con l'arroganza di chi non si preoccupa di disturbare anziani e
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mansionario aziendale, siamo tutti uguali, davvero... Quindi, salutiamo sempre chiunque incontriamo, senza dar retta a chi sostiene che non c'è bisogno di
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sulla porta girevole; chi esce ha la precedenza su chi entra, a meno di importantissimi e/o anzianissimi - In ascensore: se ci sono poche persone in
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), talvolta «migliori» (altrettanto brutto: a chi vanno i «peggiori»?). Nel mondo del lavoro usa così. Limportante è non usare queste formule obsolete (e
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, senza vergogna (sarà ben un nostro diritto!) ma senza paura né rabbia, con la fermezza di chi enuncia una «comunicazione di servizio», un dato di fatto
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l'interesse del selezionatore, fargli capire chi siamo e trovare una base comune di comunicazione. E tutto questo prima ancora che abbia letto il nostro
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In teoria, anche nella vita privata bisognerebbe presentare le persone secondo certe regole, cioè dire per primo il nome di chi è meno importante
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, mandare occhiate interlocutorie o di commiserazione a chi sta loro accanto. Non escludiamoli dai discorsi, non comportiamoci come se la carrozzella o
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Una virtù sempre attuale è la puntualità, che è rispetto per il valore del tempo del nostro prossimo. Chi arriva sempre in ritardo è maleducato, o
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! di sputacchiare) - o troppo lentamente, o troppo ad alta voce (è volgare, aggressivo, fa «coatto») oppure bisbigliando, con grande fastidio di chi è
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apparecchiata o a una cena ben cucinata esprime la mancanza di considerazione delle doti casalinghe di chi ci ospita. Così, quando notiamo l'«aspetto giovanile
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La prudenza consiglia di capire bene chi abbiamo davanti, prima di abbandonarci a battute e maldicenze su qualcuno che potrebbe essere un suo parente
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sufficienza per gli altri commensali... Dovrebbero avere più attenzione per chi guarda, e un po' meno invece per i propri vestiti, quelli che perseverano
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più proibito parlare di soldi, a patto di farlo nei momenti e nei luoghi opportuni. E soprattutto di rispettare chi ha con il denaro un rapporto
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Finiti i tempi in cui al bar o al ristorante era sempre l'uomo a metter mano al portafoglio, oggi il conto è competenza di chi invita
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Chi non stima la vita non la merita Leonardo da Vinci È inutile illudersi di riuscire a essere sempre diversi e camaleontici, a trasformare il nostro
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presentazioni, corrispondenza, nomi sul campanello come tutti i conviventi. Quella appena formata può non essere nota a chi ci invita, quindi va benissimo
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L'amore con chi ha cultura, lingua e abitudini diverse è un azzardo affascinante e pericoloso. Un vecchio adagio dice che gli opposti si attraggono
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. Perché vivere insieme tra adulti presuppone una ridistribuzione delle spese vive (tra chi ha un reddito anche minimo) e almeno delle responsabilità e
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anziani, a patto però di non provocare «ingorghi» e rallentamenti eccessivi. Entrando, si rivolge un saluto generico a chi è già dentro, e poi non c'è
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La segreteria deve rispondere in modo chiaro (perché a chi chiama non resti il dubbio di aver sbagliato numero), conciso, semplice, gentile, senza
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relazioni di potere-rispetto tra chi invia il messaggio e chi lo riceve. Il che da un lato è un bene, in quando arricchisce il dibattito permettendo la
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metà», ma sempre «Mia moglie» -«A buon rendere» quando si riceve una gentilezza o un regalo -«Salute» a chi sternutisce: è il «colpevole» che deve
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stabiliscono rapporti più intimi e affettuosi, nelle mille sfaccettature dello stare insieme: è un rito che ha una liturgia diversa a seconda di chi lo
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dell'iridologo. Comunichiamo di essere astemi o vegetariani (non con i toni di un'affermazione di fede o di una condanna verso chi «mangia cadaveri
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linguaggio del corpo a proprio esclusivo vantaggio. - Capire se chi vi ha invitato a cena è la vostra anima gemella. - Capire a che punto è la trattativa in
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Odiato o amato, preparato con cura o consumato al volo, il cibo è sempre in cima ai nostri pensieri, anche quando non vogliamo. Lo sa bene chi, in un
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importante, maggiore dev'essere l'anticipo. - Non chiedete a chi vi invita per telefono: «Chi c'è?» - Gli inviti si ricambiano entro due mesi al massimo
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anticipo e fa sentire speciale chi lo riceve.
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La prima regola di chi invita è cercare di far sentire a proprio agio gli ospiti. Fate in modo che, quando arrivano, non vi debbano trovare
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Blasetti del 1941, La cena delle beffe, dove Amedeo Nazzari brinda al grido «Chi non beve con me, peste lo colga», augurio famoso diventato quasi spot
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