Questo gusto per il dettaglio realistico e per la saporita descrizione di attività quotidiane non lo si ritrova, però, esclusivamente negli ambienti
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’epoca, tanto che può definirsi un topos della pittura tardogotica, un suo tipico «luogo comune». Lo ritroviamo, ad esempio, in Abruzzo, nel Duomo di Atri
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ben presto, tanto da esser conteso dai più illustri committenti di tutta l’Italia centro-settentrionale: lo troviamo a lavorare per un Malatesta a
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aneddotica di quanto non mostri di esserlo lo scomparto di predella. Masaccio, infatti, adotta un tono narrativo quanto mai austero ed essenziale
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manciata di anni per potersi esprimere ed operare. Anche suo fratello minore, Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia, si dedicò al medesimo mestiere, ma
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completare il lavoro (ma Masaccio non lo portò a definitivo compimento, tanto che gli affreschi furono completati solo negli anni Ottanta da Filippino
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più colpisce, comunque, è lo scabro e lucido realismo della scena, con lo straordinario dettaglio del giovane in piedi, seminudo, che sembra percorso
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, vagamente imbambolato: nei loro corpi, dalle membra snelle e affusolate, si percepisce lo studio della statuaria antica la testa di Adamo, ad esempio, rimanda
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fiorentino Giotto, come riassume efficacemente la formula coniata da Cennino Cennini, che lo indica come «colui che rimutò l’arte del dipingere di greco in
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Lorenzetti ha costruito l’immagine dell’interno di un tempio, affollandolo di una selva di colonne che suddividono lo spazio in tre navate. Tuttavia l’effetto
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lo scorcio prospettico «di sottinsù», per rendere più magniloquenti le proprie immagini antichizzanti. Si pensi, ad esempio, alla celebre serie di tele
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ingannare lo spettatore è connaturato alla storia della prospettiva e trovò applicazione un po’ dappertutto nella pittura, nelle tarsie lignee, nell
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artisti, sollevandoli dal loro stato d’inferiorità sociale. Grande, ad esempio, era l’ammirazione per Fidia, che oltre ad essere lo straordinario scultore
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pittori, che, nella stragrande maggioranza dei casi, non conoscevano il latino. Lo scopo principale del trattato, infatti, era proprio di spiegare e
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’intersezione della piramide visiva, ossia il quadro da dipingere, è sostituita dal telaio a cui è incernierato lo «sportello». Per azionare il
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. Donatello, amico di Brunelleschi, applicò i principi della prospettiva al bassorilievo, inventando la tecnica del cosiddetto «stiacciato». Lo
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, lo invitava ad andare a letto, preferendo restare a disegnare fino a notte fonda, tanto era l’amore che egli concepiva per «la dolce prospettiva».
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palazzo, ma un’aulica e sovrabbondante cornice, che invece di fare da sfondo convoglia lo sguardo dello spettatore al di là di se stessa, nello spazio
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si svolgeva lo spettacolo. Nella seconda metà del Cinquecento, soprattutto a Firenze, alla corte dei Medici, si sviluppò una pratica scenografica
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spettacolari coreografie, che dilagavano nella platea, lo spazio compreso tra il palcoscenico e le gradinate dove sedeva il pubblico (fig. 156). Ci sono
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simula lo scorrere del tempo, il variare dei luoghi e delle stagioni, l’alba e il crepuscolo, il tuono e la neve, il canto degli uccelli e il fruscio delle
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che sembravano invadere e minacciare lo spazio riservato al pubblico. A quell’epoca, ormai, vi erano parecchi edifici teatrali, ma quasi sempre si
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intriso di luce e la sua nitida distribuzione ha lo scopo di precisare meglio diversi piani di profondità, distanziandoli otticamente l’uno dall’altro.
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«documenti» di carattere visivo e si fa, come amava ripetere Giulio Carlo Argan, «in presenza degli eventi». A differenza dello storico tout court, lo
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L’attribuzionismo e chi lo pratica con successo sono talvolta circonfusi da un ambiguo alone di magia e di divinazione, che non giova a coglierne l
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che sarà tanto più precisa e definita quanto più lo sono le nostre già consolidate conoscenze sull’autore di quella determinata opera. Orientandoci
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conoscitore quando getta lo sguardo su un’opera avvolta nell’anonimato o erroneamente attribuita, consentendogli spesso di esimersi dall’effettuare lunghi e
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maniera» (è un termine usato in questo senso anche da Vasari, che lo alternava alla locuzione, per lui equivalente, «lavorare di pratica»), ossia a memoria
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che è capace di evocare ciò che lo precede e ciò che seguirà: l’antefatto di un’azione e le sue conseguenze.
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Unificando in modo geometricamente controllato lo spazio illusivo del dipinto, la prospettiva brunelleschiana mette in crisi l’empirismo del metodo
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a Pietro con la mano destra tesa lo specchio d’acqua in cui pescare il pesce miracoloso, gesto che è significativamente ripetuto da Pietro con la
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Sullo sfondo della polemica tra Whistler e Ruskin si agitava, in realtà, uno spettro che sconvolse il mondo artistico dell’Ottocento: lo spettro
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a promettersi l’immortalità prima della battaglia [...]. Ricordatevi di quell’antica pietra incisa che rappresenta la follia d’Aiace: non lo si vede
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, lascia appena trasparire sulle labbra «il disprezzo e lo sdegno che egli in sé richiude, gli dilata le narici e sale all’altera fronte, ma resta
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Con lo scemare della luce e l’ispessirsi delle ombre ogni vacuo e minuto dettaglio scompare, quanto c’è di triviale si eclissa e vedo le cose tali e
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Tuttavia, come abbiamo detto, lo scarso prestigio sociale degli artisti iniziò ben presto ad entrare in contraddizione con la realtà di un
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pietra e di carpenteria. Lo stesso Alberti, grande letterato ed umanista che esercitò anche un ruolo progettuale, ma non esecutivo, nel campo dell
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contenuti tipici delle Arti liberali all’interno dell’operatività del pittore e dello scultore. Anche lo studio sempre più approfondito dell’anatomia
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del primo Quattrocento, tributa ad Antonio Averulino detto il Filarete, lo scultore ed architetto fiorentino autore di una porta bronzea della
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ekphráseis: le Imagines (prima metà del III sec. d.C.), in cui lo scrittore Filostrato descrive una collezione privata di pitture, forse realmente
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Come abbiamo detto, per valutare un’opera d’arte occorre prestare particolare attenzione alla sua consistenza materiale, valutandone non solo lo
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naturale, e spesso è stata concepita in modo che lo spettatore possa girarle attorno, godendo di una molteplicità di visuali. La riproduzione ne falsa
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affascinante e complesso. Ma lo stesso artista tedesco attinse anche al repertorio iconografico della Provincia capta, per commentare, con un parodistico e
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della catena fosse consapevole di tutti quelli che lo avevano preceduto e, in particolare, dell’anello di origine, cioè il sarcofago antico (il quale, con
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imitare solo la natura che lo circonda o se debba anche guardare alla rappresentazione che ne fornisce uno (o più) maestri. Questa seconda opzione, in
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Il primo esempio ce lo forniscono due quadri famosi, che sono entrambi conservati al Louvre. Per la verità, essi sono separati, in quell’immenso
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arancione, lo esaspera sul piano espressivo e lo enfatizza, ingigantendolo fino a fargli occupare l’intera superficie di una tela di dimensioni
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Degas, in pieno Ottocento, ne copiò l’incisione che lo riproduceva. Nel 1668 Nicolas Loir ne fece oggetto di una conferenza all’Académie Royale
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Da questo primo esempio, che ci ha mostrato un caso di filiazione diretta di un quadro da un altro (anche se Girodet ha sottoposto lo spunto tratto
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gran parte della loro poderosa consistenza, venendo in gran parte sostituite da ampie vetrate. La struttura portante, ovvero lo scheletro dell
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