inquieta. - Argo! Sei proprio tu... La bestiola lo guardava fisso, ma non si avvicinava. - Argo! - ripeté il professore, quasi senza voce. - Argo, non mi
contento. Raccolse il fagotto di stracci e si avviò circospetto verso la villa, seguito dal professore che nascondeva Argo sotto la giacca. Durante il
scappasse fuori all'improvviso. Nella mente gli passò rapida l'immagine dello schianto contro un'auto in corsa. Argo! - gridò. Sulla strada si affacciò la
argomento, ma nessuno di automobilismo. E poi, seduto alla scrivania, Virgilio Zambelli con Argo sulle ginocchia e gli occhi pensosi dietro i
parsa proprio la voce del suo Argo. Andò fino ai cancelli e sbirciò fuori, nella speranza di vederselo apparire davanti. Quanto gli avrebbe fatto bene
al mio Argo. - E perché? Tanto non ce ne sarà bisogno. - Tu, comincia a promettere. O non vuoi? - Sì, sì... lo prometto - ribatté Amanda, con furia
. Nessuno di loro disse qualcosa o fece un gesto, quando il direttore - più scuro d'un temporale - salì in macchina scortato dai carabinieri. Soltanto Argo
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così, che sgambettava come un ranocchio preso tra due dita. - Questa è Dorotea. È stato Argo a trovarla, vicino al muro di cinta della villa. Avrai
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Il professor Zambelli lesse due volte i fogli e si fece pallido in viso. - E del mio Argo, che ne sarà? - balbettò. - Come dice, scusi? - si sorprese
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momento. Gli era parso di sentire il suo Argo abbaiare disperatamente lungo i muri di recinzione della villa, e ognuno di quei latrati lamentosi gli
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fischio e Argo verrà a giocare con le ciabatte, come tutte le mattine.» - Su, avanti! - riprese la voce di prima, con maggiore petulanza. - In
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... Ma sì, sicuro, ora ricordo. Continuava ad abbaiare, poveretto. Sembrava disperato. - È il mio Argo! - esclamò il professore, senza sapere se
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L' ERNESTO, con il suo largo corpaccione, stava davanti alla porta, pronto a ritardare un'eventuale visita a sorpresa della Maria Pia. Argo, promosso
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Era una ninna-nanna così dolce che si addormentò perfino l'Attilio. E perfino Argo si addormentò, ronfando tra le braccia del suo padrone.
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. Argo, invece, che si era appena risvegliato dal sonnellino pomeridiano, rosicchiava un osso che gli aveva dato Melchiorre e forse, nel profondo del
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verso la Pinuccia, che d'istinto strinse più forte la bambina, tanto da farla piangere. Fu questione di un attimo. Argo sgusciò via dalle braccia del
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tranquilla, i piccoli pugni sollevati vicino alla testa. Accucciato vicino al letto c'era Argo, che faceva la guardia. - Ah, pure il cane! Non morde
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