con una calligrafia fitta e nervosa da sismogramma. Poi ripose tutto diligentemente nella valigetta e soggiunse: - Dunque... oggi è lunedì, non è
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la testa e si rivolse decisamente al nuovo arrivato. - Dunque lei sarebbe... - con gli occhi cercò un foglio sul piano della scrivania - ...il signor
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, sì o no? Dunque... - Fortunata, invece. Perché il tuo Argo l'ha portata da noi e noi possiamo prenderci cura di lei. Noi possiamo anche amarla. Ti
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quanti. Fece un bel respiro profondo e attaccò a parlare, con voce pacata e suadente: - Dunque, signori, intendo sporgere denuncia su di un reato
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nella mano ossuta. Qualche goccia cadde sul risvolto del lenzuolo, ma Amanda nemmeno se ne accorse. - Dunque... - proseguì il professore - il
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stato respinto. Dura lex sed lex, la legge è legge: lo dicevano già i padri del diritto. Non gli rimaneva che firmare. Dunque firmò. - Arrivederla a
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gamba, che aveva cominciato a sanguinare, e giudicò miglior partito ritirarsi, almeno per il momento. Uscì dunque dalla stanza, zoppicando e
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che farmene. Ma adesso! Adesso è un'altra cosa. - Dunque? - chiese impaziente il dottor Pastori. - Dica come può, in concreto... - Se riesco ad
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