che l'aveva riconosciuto: — Mio piccolo Cipí, vola, vieni qui! — e apriva le ali per insegnargli a volare. — Vola, vola, Cipí, vola dalla tua Mamí
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vecchio passero. — Non temere per questo, — consigliò il vecchio passero, — vivi felice con la tua passeretta e lascialo in pace: è un tipo strano che
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dalla mamma tua che ti vuole tanto bene! Il lamento si diffondeva tutt'intorno e svegliava tutti, anche i piú dormiglioni. I passeri sporgevano il capo
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notturne, non sono sufficienti alla tua opera preziosa? — La luce dei candelabri è sufficiente, signore, ma non il tempo, — disse Gentile. — Se potessi
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sconosciuta, guardando il pittore. Gentile si fermò, incerto. — Chi sei? — chiese. — Il mio nome è Shuade, signore, e sono tua serva. Il nostro luminoso
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sonno è stato incerto e lieve, contrariamente al solito. Cosí non mi è sfuggita la tua presenza... Ma ho detto abbastanza: parla tu, adesso.
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parlare della tua bellezza, favola dell'Oriente, e ne sono divenuto curioso. La mia vita mi sarebbe sembrata stupida e buia, se non avessi potuto vedere
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conservano al tuo servizio e alla tua dolcezza, abbiamo visto l'uomo che ora qui vedi, e che dice di essere il pittore veneziano che hai chiamato per
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con sguardo e con pennello, visto che la grammatica ti mette un gran prurito... Al mondo, c'è bisogno di ogni arte, e ben si vede qual è la tua. E
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carmelitano. — Io ti conosco abbastanza, e le cose che vedo nel tuo cuore, a saperle leggere bene, sono eccellenti. — Vera santità è la tua, Diamante
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altra opera, in città, che la nostra: e arrivandomi notizie della tua bravura, oltre che del tuo lieto spirito, sospiravo come chi ha perduto, prima
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, non prevenuto dal suggerimento, ha potuto stendersi liberamente sul volto di tutte: e la mia scelta, insieme alla tua segreta, ci appare ora dunque
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tua serenità, puoi rifiutare. Proteggi pienamente il tuo raccoglimento... Tieni conto tuttavia di che servizio alla nostra chiesa, alla madre di Gesú
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9. — Filippo, la tua salute è buona? — chiese fra Diamante. Erano al fresco del monte, fuori Prato, a respirare l'aria fresca con cui il bosco fitto
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all'alba seguente la tua casa. È accaduto prima dell'inizio di questa luna. — Sí, — fece Ganuan annuendo, — io so ora che la tua mente, e quella di mio
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matutina!» «Sors tua est terribilis». «Qua re flevi magnopere». «Vas insigne devotionis!» «Pulchritudinem perdis!» «Quam videre nec potai...» «Mater
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cuore tutta la notte, se non avrà il fieno della tua risposta. Sakumat sorrise e si inchinò lievemente. — La tua ospitalità è perfetta, signore, — disse
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si interruppe, confuso, e guardò il pittore. — Scusami, amico mio, — disse, — parlo come se il tuo corpo e la tua mente fossero i miei. Sakumat
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vada. Non mi vorrei spaventare. Lasciamo lo spavento nello specchio. — Si. La tua immagine è là che aspetta, per farti spavento: ma tu non ci vai
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mia casa è la tua, e dei tuoi eredi. Se non vorrai fermarti nella tua casa, porterai con te metà della mia ricchezza in oro, pietre, spezie e stoffe
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prima che lui possa stringere fra le dita quello che gli è dovuto... In ogni caso, mastro Gentile, io credo che se la tua opera presso il Sultano verrà
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burban tenendo una mano del figlio fra le sue, — avevo promesso un dono per la tua undicesima festa, e ti avevo annunciato una sorpresa, perché l'attesa
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terribili abissi dell'oceano. — o parlo la tua lingua, Kama Katuray, — disse Gentile, rispondendo con un inchino a quello del dignitario. — Benché sia felice
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. — Mi cogli impreparato, Signore, — disse. — Qui ogni cosa è tua, né io conosco questa casa abbastanza da saperti offrire qualcosa, come ad un ospite
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gentile amico, di parlarti di un altro motivo della tua venuta a Costantinopoli: doppia è infatti la ragione del viaggio che hai compiuto, come doppio si
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