l'ombra scomparve ed essi ritornarono a beccare. — Vedete? — spiegava Cipí, — «lui» ci sta osservando ed aspetta che entriamo nel pollaio per catturarci
Hanukkah 36 Mino Milani, La storia di Orfeo ed Euridice 37 Roberto Piumini, Foreghet 38 Angela Nanetti, Rosaroserose 39 Roberto Piumini, Denis del pane
timore se fischia, se scompiglia le piume o urla nei camini; un piacere non lo rifiuta mai. Addio! — E scomparvero all'orizzonte. Ed ecco che un giorno il
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la felicità ed ebbero tanti figli ai quali insegnarono le cose imparate nella vita: ad essere laboriosi per mantenersi onesti, ad essere buoni per
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cespuglio, si guardò attorno per rassicurarsi che non c'era piú pericolo, spiccò un lungo volo sopra i prati fioriti ed arrivò al fiume. Là c'era la
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saltarsi addosso. Per tutta la notte si radunarono sonando trombe e tromboni ed al mattino si lanciarono all'assalto. — Passerì, guarda, trottano come
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trasformò in milioni di farfallette volteggianti, ed era un bel gioco e taluna diceva: — Io voglio adagiarmi su quella pianta solitaria! — e un'altra: — Io
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farfalletta vagava nel cielo, ormai moribonda, sospirando: — Come sono sfortunata! Ho voluto aspettare a scendere ed ora nessuno gioca con me! Cipí e
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Due stelle calate in quel momento dal cielo si erano fermate di fronte a Cipí ed avevano cominciato a giocare fra loro, roteando e diffondendo
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figlio scomparso: — Se lo trovo gli faccio perdere io il vizio di uscire di notte! Ed io credevo di aver allevato dei figli per bene! — Malediceva e
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a chi fugge dal tetto quando c'è la guerra dei nuvoloni, narrava che l'animale baffuto finge di dormire ed ha gli artigli affilati (e mostrava il
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, può arrivare senza ceder gioia ed appetito a cinquanta, a sessanta e chissà quanti ancora: fino a che la pietà di Dio, annoiata del suo lieto peccare
, tabernacoli esclusivi, lo attraeva ed eccitava: ma di un'eccitazione che, almeno per il momento, assomigliava a una gioia feroce dell'anima piú che
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aveva lavorato poco piú di un'ora davanti ad un Imperatore silenzioso ed immobile, che solo attraverso Kama Katuray riceveva le comunicazioni del pittore
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cassetta che non aveva nemmeno aperto, ed entrò nel boschetto di palme. Senza nessun cenno di obiezione o sorpresa, l'uomo vestito di nero lo segui
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il disegno, il pittore non avrebbe fatto di piú: accadeva infatti che la sua mano, di solito decisa ed esatta nell'abbozzo, fosse esitante, tremante
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volto, signore, — disse. — È la volontà del sovrano, ed è mio piacere. Potrai giustamente rifiutare solo quello che avrai conosciuto. Non c'è forza
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segreto di Amilah, miniato ogni notte. Per l'uno e per l'altro, benché avesse deciso di essere verso la propria arte più severo ed esigente del solito
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riflessione, trovava nel piccolo una risposta rapida ed efficace, quasi divertita. Mentre i due erano assorti nel gioco, passavano silenziose per le stanze le
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Sultano altrettanto grande e potente, e gridava: «Gentile Bellini!» E sognò che lui, Gentile, andava davanti al Sultano: ed era l'uno e l'altro insieme
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una chiave dalla cintura ed aprì. Entrarono, e il cancello fu richiuso. Passarono una serie di chiostri muti e deserti, uno stretto corridoio a cielo
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fatto la prima notte si sdraiò sul fianco a tre passi da lei, e la guardò. Vide che respirava piú velocemente del solito, ed aveva un colore piú
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, senza smentite possibili, la sua condanna. Maometto, tacendo, tornò a guardare la favorita. — Mio signore ed amore, — riprese lei, con impeto nuovo
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signore, — disse con voce arrochita da un pianto solo pensato, — quello che le tue labbra hanno detto, è per me piú minaccioso ed orrendo che l'annuncio di
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complimenti ed elogi, domande infocate, giuramenti di desiderio, promesse di piacere: e non mancavano quelle che, per scarso calore della vita o di chi la
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avevano insegnato e la regola prevedeva. Più che pensare ad altro, seguire strade ed immagini della mente, sperimentava e si perdeva in un distacco
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, che certo conoscerai... — In verità no, madre Pia, — disse Filippo, tra sorpreso e pensoso. — Si vede che, parlando con rispetto, quel messere ed io
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Caterina, — lui disse, senza levare gli occhi da suor Marta. — È tutto ciò che so ed amo, oltre la sacra fede, e soltanto di questo io so parlare
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pensieri, a te io rivelo che per molti giorni, all'inizio, la mia mente è rimasta vuota ed incapace, come se non avessi mai tenuto fra le dita un pennello
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chiudesse occhi ed orecchie. «Mater amabilis!» diceva suor Caterina. «Es dulcis et pulcherrima!» Filippo rispondeva. «Gratia tibi agimus», riprendeva suor
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Filippo indaffarato, non senza una fuggevole occhiata al dipinto coperto. Mesta ed eccitata ad un tempo, disse suor Caterina: — Frate Filippo, oggi
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svelte aggiunte di Sakumat, ammirando il nascere ed ampliarsi degli spazi nella pittura. — Quello che cosa è, Sakumat? — Forse è un macigno. O una
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proiettili, donne belle ed eleganti osservavano l'accampamento avversario come una festa di parata. E, a ben osservare, che altro facevano i cavalieri
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ed affidare un'opera. Sakumat non era mai stato nelle vallate del nord, però ne aveva sentito parlare. Sapeva che erano territori aspri e sperduti
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, vero? Io lo penso bellissimo. — Credo che sarà bello. Facciamo buone cose, di solito, tu ed io. Ma avevi qualche altra cosa da dirmi, ricordi? — Sí. Non
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11. Sulle pareti della terza stanza nacque il prato, ed era un prato a primavera. L'erba di un verde fragrante era entusiasta, corta e compatta; i
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accanto al letto, consultandosi ed osservando la sua sofferenza. Anche quando il bambino si riprese, e ricominciarono i lunghi e quieti riposi diurni, i
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altri cani non si fida. — Ed è molto vecchio, ora, Mutkul? — Non vecchissimo, padre. Però è piuttosto vecchio. — Come me? — No. È piú vecchio di te. Ed
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risveglio. — E il Tigrez: vedi le vele? Solo il Tigrez ha le vele cosí, in tutto il mare tra Grecia ed Egitto. — Che orizzonte sta vedendo, adesso
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erano uno ad uno contratti ed asciugati, e poi avevano cominciato a piegarsi. Come l'onda lenta del tempo, il pennello passava e ripassava sull'erba
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pittore, solo per sua richiesta, lasciò il palazzo ed il villaggio. All'imbocco della vallata, prima di sparire dalla vista di Nactumal, fermò il cavallo
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seconda stanza passava nella terza. Sakumat l'attraversò senza fretta, ed entrò anche lui nell'ultima stanza, immacolata come le altre due. Madurer si
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Costantinopoli, e con il quale la Serenissima ha da anni rapporti di pace ed alleanza, ci manda a chiedere un pittore, il piú valente che abbiamo, per un'opera
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fece dovere ed onore di non accennare nemmeno con una parola, durante i quattro giorni di navigazione, al motivo per cui Gentile si recava presso
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complicò, ricevette affluenti di essenze piú grevi, umane ed animali, fumi e sangue: mentre la limpidezza del mare s'avvaporava di luce e la superficie
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pittore: e tutti, nei loro inchini, pronunciavano lodi ed auguri, in uno strano filo di mormorio, che alle orecchie di Gentile divenne presto
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