pomeriggio Palla di fuoco riuscí a mettere un poco di ordine nel cielo devastato. — Ecco che cosa capita a chi si azzuffa! Guardate come siete ridotte
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! — Che c'è ancora? — Chi è che fa tum tum, tum tum? La mamma sorrise: — E il mio cuore. Ma ora dormi e tutto passerà. Me lo prometti? — Cipí! — rispose
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sono Cipí e tu? Il gatto, che aveva sentito, non disse niente: apri appena la palpebra e pensò: «Vieni piú vicino e ti faccio vedere io chi sono!» E
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! — aggiunse Cipí, — dobbiamo fare in fretta; io, ad ogni turno, conterò fino a dieci e poi dirò: cambio! A questo comando chi è dentro deve uscire anche se ha
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pazienza, — rispose Passerì, — chi è nel giusto deve saper attendere.
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una strada che le portasse lontano, in salvo. Per fortuna trovarono tutte chi un rigagnolo e chi una cunetta o un canale in cui infilarsi. — Addio
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. — Addio! — sussurrarono gli altri fiorellini. — Chi sono, Mamí? — domandò Cipí. E la mamma: — Sono fiocchi bianchi che Palla di fuoco pian piano
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che allungava la testolina fuori dall'erba per farsi baciare da un raggio di sole. — Chi ha parlato? — disse Cipí. Il fiore, a quella brusca domanda
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raccontava ai compagni la sua avventura: — Che paura poco fa...! Guardate qui! — e mostrò il didietro spennato. — Cipí ha perduto la coda! — Chi è
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, chi sa perché, scure e imbronciate. Poco dopo Chiccolaggiú lanciò un altissimo grido: — Cibo! — E via tutti dietro a lei. In mezzo a un cortile c'era
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disse: — Là c'è la casa del signore della notte, il vecchio saggio dagli occhi parlanti. — E chi sarebbe codesto vecchio saggio? — Ma guarda un po
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Il giorno seguente cominciò a interrogare gli uccelli del tetto. — Lo sai tu chi c'è là dentro? — chiese a Piumaleggera. — Quella è la casa del
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dalle tegole e commentavano sottovoce: — Poveretta è il settimo che l'abbandona. — Dove si sarà ficcato? — Chi lo sa! — Su questo tetto non c'è mai pace
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figlioli le storie vere della sua vita che li facevano restare a becco aperto. Narrava che cosa accade a chi precipita nel buco nero della torre fumante e
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gli anni addosso, a calcolare passi, passaggi, cedimenti: mentre chi, giorno dopo giorno, anno per anno, allunga con semplice lena la mano ai frutti
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dunque a dipingere: ma nessuno sapeva cosa, e per chi, e nessuno chiedeva. A parte quella muta ammirazione del mattino, d'altronde, Gentile Bellini non
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sconosciuta, guardando il pittore. Gentile si fermò, incerto. — Chi sei? — chiese. — Il mio nome è Shuade, signore, e sono tua serva. Il nostro luminoso
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so fare! Non lo posso fare! » «E chi sei per non saperlo fare? Certo lo farai: io sono il tuo Sultano, quella la tela, quelli i pennelli, ed ecco
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qualcosa che si è rubato è certo meno penoso che morire per volontà di chi si ama. Quanto a quelli che dici di aver corrotto, benché il mio pensiero
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presente. Ho parlato, gli ho chiesto chi fosse, come e perché fosse qui. Le sue ragioni, luminoso signore, mi sono parse incerte e maldestre, come quelle
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, scartando e mettendo a prova chi lo cavalcava. Costui, che per abiti e portamento appariva di buona borsa, tirando a due mani le funi sul collo della
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mancavano a Prato, come in nessun luogo del mondo per chi le vada cercando, donne da guardare e da desiderare, e a cui lanciare con gli occhi
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altra opera, in città, che la nostra: e arrivandomi notizie della tua bravura, oltre che del tuo lieto spirito, sospiravo come chi ha perduto, prima
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, spaventati ed affranti: «Chi sei? Dov'è chi amavo?»... Se ciò non accade, io credo, è perché l'amore, come la pittura, si dedica assai piú all'anima
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sola bocca per i sapori del cibo, e un solo ventre da consolare. Chi guarda a lungo la terra e gli alberi e il mutare luminoso del cielo, non sente
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alternamente le strofe: chi taceva toccava sul proprio corpo le parti indicate da chi cantava.
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taceremo. E giunse le mani, e intricò le dita, crucciata. Il pittore alzò brevemente lo sguardo: vide in lei il dispiacimento risentito di chi aveva
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. — Sei tu Sakumat, il pittore? — E questa è la mia casa, uomo delle montagne. Chi sei? E perché mi cerchi? — Io sono Kumdy, uomo di bastone del burban
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principessa Mutihah, e si misero d'accordo per fare un bambino. Il giorno dopo il principe, che adesso era Re, chiama i suoi generali e dice: «Chi mi
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Tigrez, — disse Madurer, — però, se non sarà quello il puntino giusto, prima o poi il Tigrez spunterà. — Sicuro, — fece Sakumat, — chi lo ferma, il
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, con il tono di chi rivela un segreto, — come quando si corre molto nel gioco. Il prato ha corso molto... Tacque all'improvviso. Il burban restò in
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legno. Perciò ti ringrazio, padre, e ringrazio chi è con te. Quello che portate è cosí bello e nuovo, che non riesco a tenere fermi i piedi! Cosí detto
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subito i vostri nomi: però ne abbiamo ancora, e non sono risolti, su a chi di voi chiedere e affidare l'opera... Il Doge tacque, volgendo ai lati lo
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dell'ornamento, tali da suscitare... Benché quella parte dell'infinito sermone lo riguardasse, e con tale solennità elogiatoria da imbarazzare chi fosse
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modo perfetto, come congelando l'immagine di uno specchio, la figura di un volto... Ma che altro fare, se non affidare il mio desiderio a chi più di
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