, si liberò dalle unghie e fuggì. — Ah, canaglia, mi sei scappato! — urlò il gatto infuriato tenendo fra gli artigli la coda di Cipí. L'uccello
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gli ultimi. Pronti? — Pronti! — risposero tutti. I primi due scesero, entrarono nel pollaio e beccarono con avidità. — Ah, finalmente un po' di cibo
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cose care e belle... salutami il sole e il vento... ah, come è breve la vita... — Riprese fiato un poco e poi sussurrò: — Ricordati sempre di Margherí
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! — gridò Cipí ai tre passeri. Ma essi, invece di scappare, dissero agli altri: — Ah, com'è buono! Venite anche voi! Allora quasi tutti i passeri si
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raggi erano cosí brillanti che Cipí ne fu abbagliato. — Passerì, vieni a vedere! — Nel buco nero ci sono due luci... ah, sono sparite! — brontolò Cipí
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pennello fra le dita. Aveva un coltello, e correndo gridava: «Come potrò dipingere con un pennello cosí pesante e tagliente? Ah, rovinerò la tela, e
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rimanda, da quella che è passata attraverso gli occhi e le mani di un pittore... Ah, se il mio amato sapesse questa tentazione! Abbassò per un
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finestre, abbattere i muri delle stanze vicine. Non rom- però il prato. L'ingresso potrà essere nella stanza delle montagne. Ah, tuttavia... Il burban
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manovra? Quelli che si sono spiaccicati e caduti in mare? — Ah sí. Quelli... Sono morti in due. Uno coi pescecani, e uno proprio fracassato sul ponte
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del bambino. Senti la breve corsa affannata e vittoriosa del piccolo, che attraversava la stanza e tornava a nascondersi nella seconda. — Ah, non sei
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