statua, per estendersi in dimensioni più vaste, così da diventare arte spaziale, integratrice dell’architettura, trasmissibile nello spazio mediante i
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un esempio quanto mai evidente delle possibilità della sua «arte spaziale» di fungere da integratrice tra la architettura e le altre arti visuali
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pittura oggettuale (Castellani, Bonalumi, Scheggi, ma anche Kelly, Smith, Caro, e l’olandese Constant) all’architettura intesa come arte modulatrice
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del tutto: piuttosto è diventata environment, è, cioè, entrata a far parte del lay-out dell’architettura d’interni, dando vita a quella modulazione
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ed ogni demarcazione tra il mondo della pittura e quello della scultura, e - semmai - abbracciando alcunché di quello dell’architettura.
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Una delle prime osservazioni da compiere comunque è la seguente: la semiotica dell’arte visuale (pittura, scultura, architettura) deve essere, pur
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appunto un indirizzo «spaziale» dell’arte contemporanea dove pittura e architettura si amalgamassero) presentava delle sagome lignee dipinte a smalto e
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, scultura e architettura di sapersi liberare dagli schemi di una sottomissione a «generi» fossilizzati e ormai inattuali; in terzo luogo, la vitalità e l
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quali l’architettura industrializzata e il design sono stati le vittime.
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realizzabile se non con estremo artificio (mentre lo è molto di più nel caso dell’architettura proprio per la sua particolare natura progettativa e
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tempi, anche all’altra grande rassegna di architettura e di disegno industriale, la Triennale e proprio per un evidente disagio che l’attuale crisi nella
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. Le decrepite categorie di pittura-scultura-architettura dominano ancora la coscienza non solo del pubblico ma degli specialisti. Le operazioni
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caso dell’architettura moderna, basata sul cemento armato, l’acciaio, il vetro, che offre resultati che sarebbero impensabili con i vecchi materiali come
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alle tradizionali categorie istituzionalizzatesi nel corso dei secoli (quali: «pittura», «scultura», «architettura», «musica»), ma che invece si diano
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, Gianni Pettena, - che negli ultimi anni ha dato vita ad una vastissima serie di operazioni linguistiche applicate all’architettura e al paesaggio
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art. Nel caso dell’architettura e del disegno industriale questa forma riduttiva è ancora più evidente perché parte da una certa sintassi miesiana
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portano a preconizzare l’esistenza dei due tipi di operazioni. Questo fenomeno vale per l’architettura come per le altre arti visive (si vedano
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Chiari, di La Monte-Joung, di Paik, ecc.) e, ovviamente, trova un campo particolarmente fertile nel settore dell’architettura. Abbiamo tutta una
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povera, dell’antidesign, dell’architettura «radicale», ha dato una terribile mazzata alla «costante-incostante» del gusto. Non mi è possibile giudicare
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Infatti - per tornare all’incontro con l’arte e l’architettura maya e azteca - c’è un altro fatto che si verifica qui mentre non si verifica nell
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, di architettura e scultura, di musica e pittura, ecc. Tanto che molto spesso non avrebbe senso catalogare tra le «arti visuali» degli spettacoli che
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I plastici di Pasmore mi sembrano i più prossimi all’architettura, a un’architettura «inutile», di cui non sia possibile ancora scoprire le vere
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, dovevano costituire il punto di partenza per quelle ricerche di interazione tra le arti: tra pittura scultura e architettura, tra arte e industria
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’architettura e l’urbanistica, piuttosto che ad una funzione di mera «contemplazione» quale è quella dell’opera pittorica e scultorica tradizionale. Non solo
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illustrarli: Pioggia di sangue cadente in acque giapponesi situate in un giardino austriaco, Nave fenicia, La testa calva ardente, Architettura vegetale, L
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decisiva «crisi dell’oggetto», alla ricerca d’un’anogettualità: in architettura e nel design, all’esplodere dei movimenti di anti e contro-design, di
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esibire: il regista Damiano Damiani, il professor Paolo Portoghesi, preside della facoltà di architettura del politecnico di Milano e alcuni militari