Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIFI

Risultati per: abbiano

Numero di risultati: 5 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Storie naturali

681393
Levi, Primo 5 occorrenze

Che questa condizione non sia così eccezionale come sembra: che altri animali, forse molti, forse tutti, forse anche l' uomo, abbiano qualcosa in serbo, una potenzialità, una ulteriore capacità di sviluppo. Che al di là di ogni sospetto, si trovino allo stato di abbozzi, di bruttecopie, e possano diventare "altri", e non lo diventino solo perché la morte interviene prima. Che, insomma, neotenici siamo anche noi. _ Su quali basi sperimentali? _ fu chiesto nel buio. _ Nessuna, o poche. È agli atti un suo lungo manoscritto: una ben curiosa mistura di osservazioni acute, di generalizzazioni temerarie, di teorie stravaganti e fumose, di divagazioni letterarie e mitologiche, di spunti polemici pieni di livore, di rampanti adulazioni a Persone Molto Importanti dell' epoca. Non mi stupisce che sia rimasto inedito. C' è un capitolo sulla terza dentizione dei centenari, che contiene anche una curiosa casistica di calvi a cui i capelli sono rispuntati in tardissima età. Un altro riguarda la iconografia degli angeli e dei diavoli, dai Sumeri a Melozzo da Forlì e da Cimabue a Rouault; contiene un passo che mi è parso fondamentale, in cui, al suo modo insieme apodittico e confuso, ma con insistenza maniaca, Leeb formula l' ipotesi che ... insomma, che gli angeli non sono una invenzione fantastica, né esseri soprannaturali, né un sogno poetico, ma sono il nostro futuro, ciò che diventeremo, ciò che potremmo diventare se vivessimo abbastanza a lungo, o se ci sottoponessimo alle sue manipolazioni. Infatti, il capitolo successivo, che è il più lungo del trattato e di cui ho capito assai poco, si intitola I fondamenti fisiologici della metempsicosi. Un altro ancora contiene un programma di esperienze sulla alimentazione umana: un programma di tale respiro che cento vite non basterebbero a realizzarlo. Vi si propone di sottoporre interi villaggi, per generazioni, a regimi alimentari pazzeschi, a base di latte fermentato, o di uova di pesce, o di orzo germinante, o di poltiglia di alghe: con esclusione rigorosa della esogamia, sacrificio (proprio così sta scritto: "Opferung") di tutti i soggetti a sessant' anni, e loro autopsia, che Dio lo perdoni se può. C' è anche, in epigrafe, una citazione dalla Divina Commedia, in italiano, in cui è questione di vermi, di insetti lontani dalla perfezione e di "angeliche farfalle". Dimenticavo: il manoscritto è preceduto da una epistola dedicatoria, indirizzata sapete a chi? Ad Alfred Rosenberg, quello del Mito del xx secolo, ed è seguito da una appendice in cui Leeb accenna ad un lavoro sperimentale "di carattere più modesto" da lui avviato nel marzo 1943: un ciclo di esperienze a carattere pionieristico e preliminare, tanto da poter essere svolto (con le dovute cautele per la segretezza) in un comune alloggio civile. L' alloggio civile che a tale scopo gli fu concesso era situato al numero 26 della Glockenstrasse. _ Mi chiamo Gertrud Enk, _ disse la ragazza. _ Ho diciannove anni, e ne avevo sedici quando il professor Leeb installò il suo laboratorio nella Glockenstrasse. Noi abitavamo di fronte, e dalla finestra si potevano vedere diverse cose. Nel settembre 1943 arrivò una camionetta militare: ne scesero quattro uomini in divisa e quattro in borghese. Erano molto magri e non alzavano il capo: erano due uomini e due donne. _ Poi arrivarono varie casse, con su scritto "Materiale di guerra". Noi eravamo molto prudenti, e guardavamo solo quando eravamo sicuri che nessuno se ne accorgesse, perché avevamo capito che c' era sotto qualcosa di poco chiaro. Per molti mesi non capitò più niente. Il professore veniva solo una o due volte al mese; solo, o con militari e membri del partito. Io ero molto curiosa, ma mio padre diceva sempre: "Lascia andare, non occuparti di quanto capita là dentro. Noi tedeschi, meno cose sappiamo, meglio è". Poi vennero i bombardamenti; la casa del numero 26 restò in piedi, ma due volte lo spostamento d' aria sfondò le finestre. _ La prima volta, nella camera al primo piano si vedevano le quattro persone coricate per terra su dei pagliericci. Erano coperte come se fosse inverno, mentre invece, in quei giorni, faceva un caldo eccezionale. Sembrava che fossero morti o dormissero: ma morti non potevano essere perché l' infermiere lì accanto leggeva tranquillamente il giornale e fumava la pipa; e se avessero dormito, non si sarebbero svegliati alle sirene del cessato allarme? _ La seconda volta, invece, non c' erano più né pagliericci né persone. C' erano quattro pali messi per traverso a mezza altezza, e quattro bestiacce posate sopra. _ Quattro bestiacce come? _ chiese il colonnello. _ Quattro uccelli: sembravano avvoltoi, per quanto io gli avvoltoi li abbia visti solo al cinematografo. Erano spaventati, e facevano dei versi terrificanti. Sembrava che cercassero di saltare giù dai pali, ma dovevano essere incatenati, perché non staccavano mai i piedi dagli appoggi. Sembrava anche che si sforzassero di prendere il volo, ma con quelle ali .... _ Come avevano le ali? _ Ali per modo di dire, con poche penne rade. Sembravano ... sembravano le ali dei polli arrosto, ecco. Le teste non si vedevano bene, perché le nostre finestre erano troppo in alto: ma non erano niente belle e facevano molta impressione. Assomigliavano alle teste delle mummie che si vedono nei musei. Ma poi arrivò subito l' infermiere, e tese delle coperte in modo che non si potesse guardare dentro. Il giorno dopo le finestre erano già state riparate. _ E poi? _ E poi più niente. I bombardamenti erano sempre più fitti, due, tre al giorno; la nostra casa crollò, tutti morirono salvo mio padre e io. Invece, come ho detto, la casa del numero 26 rimase in piedi; morì solo la vedova Spengler, ma in strada, sorpresa da un mitragliamento a bassa quota. _ Vennero i russi, venne la fine della guerra, e tutti avevano fame. Noi ci eravamo fatta una baracca là vicino, e io me la cavavo alla meglio. Una notte vedemmo molta gente che parlava in strada, davanti al 26. Poi uno aprì la porta, e tutti entrarono spingendosi uno coll' altro. Io allora dissi a mio padre: "vado a vedere cosa succede"; lui mi faceva il solito discorso, ma io avevo fame e andai. Quando arrivai su era già quasi finito. _ Finito che cosa? _ Gli avevano fatto la festa, con dei bastoni e dei coltelli, e li avevano già fatti a pezzi. Quello che era in testa a tutti doveva essere l' infermiere, mi è parso di riconoscerlo; e poi era lui che aveva le chiavi. Anzi, mi ricordo che a cose finite si prese la briga di richiudere tutte le porte, chissà perché: tanto dentro non c' era più niente. _ Che ne è stato del professore? _ chiese Hilbert. _ Non si sa con precisione, _ rispose il colonnello. _ Secondo la versione ufficiale, è morto, si è impiccato all' arrivo dei russi. Io però sono persuaso che non è vero: perché gli uomini come lui cedono solo davanti all' insuccesso, e lui invece, comunque si giudichi questa sporca faccenda, il successo lo ha avuto. Credo che, cercando bene, lo si troverebbe, e forse non tanto lontano; credo che del professor Leeb si risentirà parlare.

Pagina 0059

Non credo che gli abbiano dato molto: fecero un lancio commerciale in sordina, abbastanza maldestro, presentando la versamina DN come un nuovo analgesico, senza parlare dell' altro aspetto della faccenda. Ma qualcosa deve essere trapelato: trapelato di qui dentro, e poiché io non ne ho parlato, mi pare che sia chiaro a tutti chi è stato a parlare. Sta di fatto che il nuovo analgesico è stato incettato in un momento, e che poco dopo la polizia ha trovato, qui in città, un club di studenti dove pare si facessero orge di un genere mai visto prima. La notizia è venuta fuori sul "Kurier", ma senza i particolari; io li so, i particolari, ma glieli risparmio, perché è roba da Medioevo; le basti sapere che sono state sequestrate centinaia di bustine di aghi, e poi delle tenaglie e dei bracieri per arroventarle. Allora la guerra era appena finita, c' era l' occupazione, e tutto fu messo a tacere: anche perché pare che in quell' imbroglio fosse coinvolta la figlia del ministro T.. _ Ma che ne è stato di Kleber? _ chiese Dessauer. _ Aspetti, ora ci arrivo. Volevo solo raccontarle ancora una cosa, che ho saputo proprio da Hagen, quello dell' acquavite, che allora era capoufficio al ministero degli Esteri. La OPG ha rivenduto la licenza delle versamine alla marina americana, guadagnandoci sopra non so quanti milioni (perché le cose, a questo mondo, vanno così), e la marina ha tentato una applicazione militare. In Corea, uno dei reparti da sbarco era versaminizzato: si pensava che avrebbero dimostrato chissà quale coraggio e sprezzo del pericolo, invece fu una cosa spaventosa; sprezzo del pericolo ne avevano da vendere, ma pare che davanti al nemico si siano comportati in un modo abietto e assurdo, e che per di più si siano fatti ammazzare tutti quanti. _ Lei mi chiedeva di Kleber. Mi pare di averle raccontato quanto basta per farle intuire che gli anni che seguirono non furono molto allegri per lui. Io l' ho seguito giorno per giorno, e ho sempre cercato di salvarlo, ma non mi è mai riuscito di parlare con lui da uomo a uomo: mi evitava, aveva vergogna. Dimagriva, si consumava come uno che avesse il cancro. Si vedeva che cercava di resistere, di tenere per sé solo il buono, quella valanga di sensazioni gradevoli, magari anche deliziose, che le versamine procurano con facilità, e gratis. Gratis solo in apparenza, si capisce, ma l' illusione deve essere irresistibile. Così si sforzava di mangiare, benché avesse perso ogni amore per il cibo; dormire non poteva più, ma aveva conservato le sue abitudini di uomo metodico. Ogni mattina arrivava puntuale, alle otto esatte, e si metteva al lavoro, ma gli si leggevano in faccia i segni della lotta che doveva sostenere per non lasciarsi tradire dal bombardamento di messaggi falsi che gli pervenivano da tutti i suoi sensi. _ Non so dirle se continuasse a prendere versamine per debolezza, o per ostinazione, o se invece avesse smesso, e gli effetti si fossero cronicizzati; sta di fatto che nell' inverno del '52, che era molto rigido, lo sorpresi qui, proprio in questa camera: si faceva vento col giornale, e si stava togliendo la maglia mentre io entravo. Sbagliava anche a parlare, a volte diceva "amaro" invece di "dolce", "freddo" per "caldo"; il più delle volte si correggeva in tempo, ma a me non sfuggivano la sua esitazione davanti a certe scelte, e una certa sua occhiata insieme irritata e colpevole quando si accorgeva che io me ne accorgevo. Una occhiata che mi faceva male: mi ricordava quell' altro, il suo predecessore, il cane bastardo, che si accucciava con le orecchie basse quando io lo sorprendevo a fare le cose al contrario. _ Come è finito? Guardi, se stiamo ai fatti di cronaca è morto in un incidente stradale, qui in città, in auto, in una notte d' estate. Non si è fermato a un semaforo: così diceva il verbale della polizia. Io avrei potuto aiutarli a capire, spiegargli che per un uomo nelle sue condizioni non doveva essere tanto facile distinguere il rosso dal verde. Ma mi è sembrato più caritatevole stare zitto: a lei queste cose le ho raccontate perché eravate amici. Devo aggiungere che, fra tante cose sbagliate, Kleber ne ha fatta una giusta: poco prima di morire ha distrutto tutto il dossier delle versamine, e tutti i preparati su cui ha potuto mettere le mani. Qui il vecchio Dybowski tacque, e anche Dessauer non aggiunse parola. Pensava a molte cose confuse insieme, e si riprometteva di smistarle poi, con calma, magari quella sera stessa: aveva un appuntamento, ma lo avrebbe rimandato. Pensava una cosa che non aveva pensata da molto tempo, poiché aveva sofferto assai: che il dolore non si può togliere, non si deve, perché è il nostro guardiano. Spesso è un guardiano sciocco, perché è inflessibile, è fedele alla sua consegna con ostinazione maniaca, e non si stanca mai, mentre tutte le altre sensazioni si stancano, si logorano, specialmente quelle piacevoli. Ma non si può sopprimerlo, farlo tacere, perché è tutt' uno con la vita, ne è il custode. Pensava anche, contraddittoriamente, che se avesse avuto in mano il farmaco lo avrebbe provato; perché, se il dolore è il guardiano della vita, il piacere ne è lo scopo e il premio. Pensava che preparare un po' di 4-4- diamminospirano non sarebbe poi stato tanto difficile; pensava che, se le versamine sanno convertire in gioia anche i dolori più pesanti e più lunghi, il dolore di un' assenza, di un vuoto intorno a te, il dolore di un fallimento non riparabile, il dolore di sentirti finito, ebbene, allora perché no? Ma, per una di quelle associazioni di cui la memoria è generosa, pensava ancora a una brughiera in Scozia, mai vista ma meglio che vista; a una brughiera piena di pioggia, lampi e vento, e al canto gaio-maligno di tre streghe barbute, esperte in dolori e in piaceri e nel corrompere la volontà umana:

Pagina 0113

È marziano argentato: pare che i russi ne abbiano importato un grosso quantitativo; se ne trovano nel settore orientale a prezzi più che ragionevoli. In borsa nera, naturalmente; è merce contingentata. PETER Ti ammiro e ti invidio, Robert. Conosco pochi berlinesi che non si lamentino della situazione, ma non ne conosco nessuno che ci sguazzi dentro con la tua disinvoltura. Mi convinco sempre più che l' amore vero, appassionato, per i quattrini è una virtù che non si impara, ma si eredita col sangue. MARIA Quanti fiori! Lotte, sento un meraviglioso profumo di compleanno. Tanti auguri, Lotte! LOTTE (ai due mariti) Maria è incorreggibile. Ma si consoli, Robert, non è il matrimonio che l' ha resa così deliziosamente svanita. Era già così a scuola: la chiamavamo "la smemorata di Colonia", e invitavamo amici ed amiche di altre classi ad assistere ai suoi esami. (Con severità burlesca) Signora Lutzer, la richiamo all' ordine. È così che prepara le lezioni di storia? Oggi non è il mio compleanno: oggi è il 19 dicembre, è il compleanno di Patricia. MARIA Oh, scusami, cara. Ho veramente una memoria da gallina. Così stasera c' è lo scongelamento? Che bellezza! PETER Certo, come ogni anno. Aspettiamo soltanto che arrivino Ilse e Baldur. (Campanello). Eccoli qui: in ritardo, come al solito. LOTTE Un po' di comprensione, Peter! Hai mai visto una coppia di fidanzati arrivare puntuali? Entrano Ilse e Baldur. Saluti e convenevoli c. s.. Lotte e Peter; Maria e Robert; Ilse e Baldur. PETER Buonasera, Ilse; buonasera, Baldur. Beato chi vi vede: siete talmente cotti l' uno dell' altro che i vecchi amici per voi non esistono più. BALDUR Dovete perdonarci. Nuotiamo nella burocrazia: il dottorato mio, e le carte per il municipio, e il lasciapassare per Ilse, e il benestare del partito; il visto del borgomastro è già arrivato, ma aspettiamo ancora quello di Washington e quello di Mosca, e soprattutto quello di Pechino, che è il più difficile da ottenere. C' è da perdere la testa. Sono secoli che non vediamo anima viva: siamo abbrutiti, ci vergognamo di fare vedere in giro le nostre facce. ILSE È tardi, vero? Siamo veramente due villani. Ma perché non avete cominciato senza di noi? PETER Non ce lo saremmo mai permesso. Il momento del risveglio è il più interessante: è così graziosa quando apre gli occhi! ROBERT Su, Peter, sarà meglio incominciare, altrimenti andiamo a finire alle ore piccole. Vai a prendere il manuale: che non ti capiti come quella volta, la prima volta, mi pare, (quanti anni sono passati?), quando hai sbagliato manovra e per poco non succedeva un guaio. PETER (urtato) Ce l' ho qui in tasca, il manuale; ma lo so a memoria, ormai. Vogliamo spostarci? (Rumore di sedie smosse e di passi; commenti, mormorio di impazienza) .... Uno: interrompere il circuito dell' azoto e quello del gas inerte. (Eseguisce: cigolio, soffio smorzato, due volte) _ Due: mettere in moto la pompa, lo sterilizzatore Wroblewski e il microfiltro. (Rumore della pompa, come una motocicletta lontana: passa qualche secondo). Tre: aprire il circuito dell' ossigeno (inizia un fischio sempre più acuto) e svitare lentamente la valvola finché l' indice raggiungere la gradazione 2% .... ROBERT (interrompe) No, Peter, non 21, 24%: sul manuale sta scritto 24%. Io al tuo posto porterei gli occhiali. Non avertela a male, tanto siamo coetanei, ma porterei gli occhiali, almeno in certe occasioni. PETER (di malumore) Sì, hai ragione, 24%. Ma è lo stesso, 21 o 24: l' ho già visto altre volte. Quattro: spostare gradualmente il termostato, elevando la temperatura alla velocità di due gradi circa al minuto. (Si sente battere un metronomo). Silenzio, adesso, per favore. O almeno, non parlate a voce troppo alta. ILSE (sottovoce) Soffre durante lo scongelamento? PETER (c. s.) No, di regola, no. Ma appunto, bisogna fare le cose bene, seguire esattamente le prescrizioni. Anche durante il soggiorno in frigo, è indispensabile che la temperatura sia mantenuta costante entro limiti molto stretti. ROBERT Certo: basta qualche grado più giù, che addio, ho letto che si coagula non so cosa nei centri nervosi, e allora non si svegliano più, o si svegliano scemi e smemorati; qualche grado più su e riprendono coscienza, e allora soffrono tremendamente. Pensi che orrore, signorina: sentirsi tutti congelati, mani, piedi, sangue, cuore, cervello; e non poter muovere un dito, non poter battere le palpebre, non poter mettere fuori un suono per chiedere soccorso! ILSE Terribile. Ci vuole un bel coraggio ed una grande fede. Fede nei termostati voglio dire. Io, per me, vado pazza per gli sport invernali, ma dico la verità, non farei il cambio con Patricia per tutto l' oro del mondo. Mi hanno detto che anche lei sarebbe già morta, se a suo tempo, quando la faccenda è cominciata, non le avessero fatto delle iniezioni di ... coso ... anticongelante. Sì, sì, proprio quello che si mette in inverno nei radiatori delle auto. Del resto è logico: se no, il sangue gelerebbe. Non è vero, signor Tho5rl? PETER (evasivo) Se ne dicono tante .... ILSE (meditabonda) Non mi stupisce che siano stati così pochi quelli che si sono prestati. Parola mia, non mi stupisce. È bellissima, mi hanno detto: è vero? ROBERT Uno splendore. L' ho vista l' anno scorso da vicino: una carnagione come oggi non se ne vedono più. Si vede che, nonostante tutto, il regime alimentare del xx secolo, in buona parte ancora naturale, doveva contenere qualche principio vitale che tutt' ora ci sfugge. Non che io diffidi dei chimici: anzi, li rispetto e li stimo. Ma ecco, penso che sono un po' ... direi ... presuntuosi, sì, presuntuosi. Qualcosa da scoprire, magari secondaria, secondo me deve pure ancora esserci. LOTTE (di malavoglia) Sì, è graziosa, certo. Del resto, è la bellezza dell' età. Ha una pelle da neonata: per me, è effetto del supercongelamento, però. Non ha un colorito naturale, è troppo rosa e troppo bianca, sembra ... sì, sembra un gelato, scusate il paragone. Anche i capelli li ha troppo biondi. Se devo dire la verità, a me fa l' impressione di essere un pochino frolla, faisandée ... comunque è bella, nessuno lo nega. È anche coltissima, educatissima, intelligentissima, audacissima, è superlativa da tutte le parti, e a me fa paura, mi mette a disagio e mi fa venire i complessi. (Si è lasciata trascinare; tace imbarazzata, poi con sforzo) ... ma le voglio molto bene lo stesso. Specialmente quando è congelata. Silenzio. Il metronomo continua a battere. ILSE (sottovoce) Si può guardare dallo spioncino del frigo? PETER (c. s.) Certamente, ma non faccia rumore. Siamo già a meno dieci, e una emozione improvvisa potrebbe esserle dannosa. ILSE (c. s.) Ah! È incantevole! Sembra finta .... Ed è ... voglio dire, è proprio dell' epoca? BALDUR (c. s., a parte) Non fare domande sciocche! ILSE (c. s., a parte) Non è mica una domanda sciocca. Volevo sapere quanti anni ha: sembra così giovane, eppure dicono che è ... antica. PETER (che ha sentito) È presto spiegato, signorina. Patricia ha 163 anni, di cui 23 di vita normale, e 140 di ibernazione. Ma scusatemi, Ilse e Baldur, credevo che conosceste già questa storia. Scusatemi anche voi, Maria e Robert, se ripeto cose che già sapete: cercherò di mettere al corrente in breve questi cari ragazzi. Dunque dovete sapere che la tecnica dell' ibernazione fu messa a punto verso la metà del xx secolo, essenzialmente a scopo clinico e chirurgico. Ma solo nel 1970 si arrivò a congelamenti veramente innocui e indolori, e quindi adatti a conservare a lungo gli organismi superiori. Un sogno diveniva così realtà: appariva possibile "spedire" un uomo nel futuro. Ma a quale distanza nel futuro? Esistevano dei limiti? E a quale prezzo? Appunto per istituire un controllo ad uso dei posteri, che saremmo poi noi, fu bandito nel 1975, qui a Berlino, un concorso per volontari. BALDUR E Patricia è uno di questi? PETER Precisamente. A quanto risulta dal suo libretto personale, che sta nel frigo con lei, è anzi stata la prima classificata. Possedeva tutti i requisiti, cuore, polmoni, reni ecc. in perfetto ordine; un sistema nervoso da pilota spaziale; un carattere imperturbabile e risoluto, una emotività limitata, ed infine una buona cultura ed intelligenza. Non che la cultura e l' intelligenza siano indispensabili per sopportare la ibernazione, ma, a parità di condizioni, furono preferiti soggetti di alto livello intellettuale, per evidenti ragioni di prestigio nei confronti nostri e dei nostri successori. BALDUR Così Patricia ha dormito dal 1975 ad oggi? PETER Sì, con brevi interruzioni. Il programma fu concordato con lei dalla commissione di cui era presidente Hugo Tho5rl, il mio celebre avo .... ILSE È lui quello famoso, vero, quello che si studia a scuola? PETER Proprio lui, signorina, lo scopritore del quarto principio della termodinamica. Il programma, dunque, prevedeva un risveglio di qualche ora tutti gli anni, al 19 dicembre, giorno del suo compleanno .... ILSE Che pensiero gentile! PETER ... altri risvegli saltuari in circostanze di particolare interesse quali importanti spedizioni planetarie, delitti e processi celebri, matrimoni di sovrani o di divi dello schermo, incontri internazionali di base-ball, cataclismi tellurici e simili: di tutto ciò insomma che meriti di essere visto e tramandato al lontano futuro. Inoltre, naturalmente, ogni volta che manca la corrente ... e due volte all' anno per i controlli medici. A quanto risulta dal libretto, la somma degli intervalli di veglia, dal 1975 ad oggi, è stata di circa 300 giorni. BALDUR ... e, perdoni la domanda, come mai Patricia è ospite in casa sua? lo è da molto tempo? PETER (con imbarazzo) Patricia è ... Patricia fa parte, per così dire, dell' asse ereditario della nostra famiglia. È una storia lunga, ed in parte oscura. Sa, sono cose di altri tempi, è passato un secolo e mezzo ... si può considerare un miracolo, che con tutte le sommosse, blocchi, occupazioni, repressioni e saccheggi che sono passati su Berlino, Patricia abbia potuto essere trasmessa di padre in figlio, indisturbata, senza mai lasciare la nostra casa. Rappresenta, in certo modo, la continuità familiare: è ... è un simbolo, ecco. BALDUR ... ma in che modo .... PETER ... in che modo Patricia è entrata a far parte della nostra famiglia? Ebbene, per quanto strano le possa sembrare, su questo punto nulla è stato trovato di scritto, e non sopravvive che una tradizione verbale che Patricia rifiuta sia di confermare, sia di smentire. Pare che, all' inizio dell' esperienza, Patricia alloggiasse presso l' Università, e precisamente nella cella frigorifera dell' Istituto di anatomia, e che intorno al 2000 abbia avuto un violento diverbio con il corpo accademico. Si dice che, appunto, questa situazione non le fosse gradita, perché priva di intimità, e perché le seccava di stare gomito a gomito con i cadaveri destinati alle dissezioni. Pare che in uno dei risvegli abbia dichiarato formalmente che, o la sistemavano in un frigo privato, o sarebbe ricorsa alla magistratura; e che il mio avo che prima ho nominato, a quel tempo decano della facoltà, per risolvere la questione si sia generosamente offerto di ospitarla. ILSE Che strana donna! Ma, mi scusi, non ne ha ancora abbastanza? Chi la obbliga? Non deve poi essere tanto divertente stare in letargo per tutto l' anno, e svegliarsi solo per uno o due giorni, e non quando uno vuole, ma quando lo vuole qualcun altro. Io mi annoierei a morte. PETER Lei è in errore, Ilse. Anzi, non c' è mai stata una esistenza più intensa di quella di Patricia. La sua vita è concentrata: non contiene che l' essenziale, non contiene nulla che non meriti di essere vissuto. Quanto al tempo trascorso in frigo, passa per noi, non per lei. In lei non lascia traccia, né nella memoria, né nei tessuti. Non invecchia; invecchia solo nelle ore di veglia. Dal primo compleanno in frigo che è stato il suo 24ä, ad oggi, in 140 anni, è invecchiata di un anno scarso. Dall' anno scorso ad oggi, per lei sono passate una trentina di ore. BALDUR Tre o quattro per il compleanno, e poi? PETER E poi, vediamo ... (calcola mentalmente) altre sei o sette per il dentista, per la prova di un abito, per uscire con Lotte a comperarsi un paio di scarpe .... ILSE È giusto. Bisogna pure che si tenga al corrente con la moda. PETER ... e siamo a dieci. Sei ore per la prima del Tristano all' Opera, e siamo a sedici. Altre sei per due visite mediche generali .... ILSE Come, è stata ammalata? Si capisce, gli sbalzi di temperatura non fanno bene a nessuno. Si ha un bel dire che ci si abitua! PETER No, no, sta benissimo di salute. Sono i fisiologi del Centro Studi: regolari come gli esattori delle tasse, due volte all' anno piombano qui con tutto il loro armamentario, la scongelano, la rigirano da tutte le parti, radioscopie, test psicologici, elettrocardiogrammi, esami del sangue ... poi se ne vanno, e chi s' è visto s' è visto. Segreto professionale: non trapela una parola. BALDUR Ma allora non è per interesse scientifico che loro se la tengono in casa? PETER (con imbarazzo) No ... non soltanto. Sa, io mi occupo di tutt' altro .... Sono tagliato fuori dall' ambiente accademico; il fatto è che ci siamo affezionati a Patricia. E lei si è affezionata a noi: come una figlia. Non ci lascerebbe a nessun costo. BALDUR Ma allora, perché gli intervalli di veglia sono così rari e brevi? PETER Questo è chiaro: Patricia si propone di arrivare in piena giovinezza il più avanti possibile nei secoli; perciò deve fare economia. Ma avrà modo di ascoltare da lei stessa queste cose ed altre ancora: ecco, siamo arrivati a 35ä, sta aprendo gli occhi. Presto cara, apri il portello e taglia l' involucro; ha cominciato a respirare. Scatto e cigolio del portello; rumore di forbici o di tagliacarte. BALDUR Quale involucro? PETER Un involucro di polietilene, ermetico, molto aderente. Serve a ridurre le perdite per evaporazione. Il metronomo, che come rumore di fondo si è sentito in tutte le pause, batte sempre più forte, poi si arresta di colpo. Suona tre volte una "cicala", molto distintamente. Silenzio completo per qualche secondo. MARGARETA (dall' altra camera) Mamma! Si è già svegliata la zia Patricia? Che cosa mi ha portato quest' anno? LOTTE Che cosa vuoi che ti abbia portato? Il solito cubetto di ghiaccio! Del resto è il suo compleanno, mica il tuo. Stai zitta, adesso. Dormi, che è tardi. Silenzio di nuovo. Si sente un sospiro, uno sbadiglio abbastanza sgangherato, uno sternuto. Poi, senza transizione, Patricia comincia a parlare. PATRICIA (voce manierata, strascicata, nasale) Buonasera. Buongiorno. Che ora è? Quanta gente! Che giorno è oggi? Che anno? PETER Il 19 dicembre del 2115. Non ricordi? È il tuo compleanno. Tanti auguri, Patricia! TUTTI Tanti auguri, Patricia! Voci di tutti, confuse. Si sentono frammenti di frasi: _ Come è graziosa! _ Signorina, perdoni, vorrei farle alcune domande .... _ Dopo, dopo! Chissà come è stanca! _ Sogna, mentre è in frigo? Che sogni fa? _ Vorrei chiederle un giudizio sulla .... ILSE Chissà se avrà conosciuto Napoleone e Hitler? BALDUR Ma no, cosa dici, erano due secoli prima! LOTTE (interrompe con decisione) Permesso, prego. Lasciatemi passare, bisogna pure che ci sia qualcuno che pensa alle cose pratiche. Patricia avrà forse bisogno di qualcosa, (a Patricia) una tazza di tè caldo? o forse gradisci qualcosa di più nutriente? una piccola bistecca? Hai bisogno di cambiarti, di rinfrescarti un poco? PATRICIA Tè, grazie. Come sei cara, Lotte! No, non mi occorre altro, per ora; sai bene, lo scongelamento mi lascia sempre lo stomaco un po' sconvolto, per la bistecca vediamo poi più tardi. Ma piccola, sai .... Oh, Peter! come stai? come va la tua sciatica? Che novità ci sono? È finita la conferenza al vertice? Ha già cominciato a fare freddo? Oh, io detesto l' inverno, vado tanto soggetta ai raffreddori .... E tu Lotte? ti vedo in ottima salute, perfino un po' ingrassata, forse .... MARIA ... Eh già, gli anni passano per tutti .... BALDUR Passano per quasi tutti. Mi permetta, Peter, ho tanto sentito parlare di Patricia, ho tanto atteso questo incontro, che ora vorrei .... (A Patricia) Signorina, perdoni il mio ardire, ma so che il suo tempo è misurato, vorrei che mi descrivesse il nostro mondo visto con i suoi occhi, che mi parlasse del suo passato, del suo secolo a cui tanto dobbiamo, delle sue intenzioni per il futuro, che .... PATRICIA (con sufficienza) Non c' è niente di straordinario sa, ci si abitua subito. Vede qui ad esempio il signor Tho5rl, sulla cinquantina, (malignamente) i capelli in fuga, un po' di pancetta, un po' di dolorini ogni tanto? Ebbene, due mesi fa per me aveva vent' anni, scriveva poesie, e stava per partire volontario cogli Ulani. Tre mesi fa ne aveva dieci e mi chiamava zia Patricia, e piangeva quando mi congelavano, e voleva venire in frigo con me. Non è vero, caro? Oh, mille scuse. E cinque mesi fa, non solo non era nato, ma non era neppure lontanamente in programma; c' era suo padre, il colonnello, ma io parlo di quando era solo tenente, era nella Quarta Legione Mercenari, e ad ogni disgelo aveva un nastrino di più e qualche capello di meno. Mi faceva la corte, in quel modo buffo che usava allora: per otto disgeli, mi fece la corte ... si direbbe che i Tho5rl ce l' abbiano nel sangue, in questo, posso dirlo, si rassomigliano tutti. Non hanno ... come dire? non hanno un' idea molto seria del rapporto di tutela ... (la voce di Patricia prosegue in dissolvenza) pensi che perfino il Capostipite, il Patriarca .... Subentra nitida e vicina la voce di Lotte, rivolta al pubblico. LOTTE Avete sentito? ecco, così è fatta, quella ragazza. Non ha ... non ha ritegno. È vero che io sono ingrassata: non sto in frigo, io. Lei no, lei non ingrassa, lei è eterna, incorruttibile, come l' amianto, come il diamante, come l' oro. Ma le piacciono gli uomini, ed in specie i mariti altrui. È una smorfiosa eterna, una civetta incorruttibile. Mi appello a voi, signori: non ho ragione di non poterla soffrire? (Sospiro) ... e lei piace agli uomini, alla sua venerabile età: questo è il peggio. Sapete bene come sono gli uomini, Tho5rl o non Tho5rl, e gli intellettuali più degli altri: due sospiri, due occhiate in quel certo modo, due ricordi di infanzia, e la trappola scatta. Alla lunga, poi, chi si trova nei guai è lei, si capisce, che dopo un mese o due si trova tra i piedi dei cascamorti un po' stagionati .... No, non crediate che io sia così cieca o così sciocca: mi sono accorta anch' io che, questa volta, con mio marito, ha cambiato tono, si è fatta mordace, tagliente. Si capisce: c' è un altro uomo all' orizzonte. Ma voi non avete assistito a quegli altri risvegli. Era roba da scorticarla! E poi, e poi ... non sono mai riuscita ad avere delle prove, a coglierli sul fatto, ma siete proprio sicuri, voi, che tra il "tutore" e la ragazza tutto si sia sempre svolto alla luce del sole? In altre parole, (con forza) che tutti gli scongelamenti siano stati regolarmente registrati sul libretto personale? Io no. Io non ne sono sicura. (Pausa. Conversazione confusa con rumore di fondo). Ma questa volta c' è del nuovo, l' avrete notato anche voi. È semplice: c' è un altro uomo all' orizzonte, un uomo più giovane. Le piace la carne fresca alla giovinetta! Sentitela: non è una che sa quello che vuole? (Voci). Oh, non credevo che si fosse già a questo punto. Dalle voci di fondo emergono le voci di Baldur e di Patricia. BALDUR ... un' impressione quale non ho mai provato. Non avrei mai creduto possibile trovare riunito in una persona sola il fascino dell' eternità e quello della giovinezza. Mi sento davanti a lei come davanti alle Piramidi, eppure lei è così giovane e così bella! PATRICIA Sì, signore ... Baldur, si chiama lei, non è vero? Sì, Baldur. Ma tre sono i miei doni, non due. L' eternità, la giovinezza e la solitudine. E quest' ultima è il prezzo che paga chi osa quanto io ho osato. BALDUR Ma quale mirabile esperienza! Passare a volo dove gli altri strisciano, poter comparare di persona costumi, eventi, eroi a distanza di decenni, di secoli! Quale storico non proverebbe invidia? ed io, che della storia mi proclamavo cultore! (Con slancio improvviso) Mi faccia leggere il suo diario. PATRICIA Come sa .... Voglio dire, cosa le fa pensare che io tenga un diario? BALDUR Dunque lo tiene! Ho indovinato! PATRICIA Sì, lo tengo. Fa parte del programma, ma nessuno lo sa, neppure Tho5rl. E nessuno può leggerlo: è in cifra, anche questo fa parte del programma. BALDUR Se nessuno può leggerlo, a cosa serve? PATRICIA Serve a me. Mi servirà dopo. BALDUR Dopo cosa? PATRICIA Dopo. Quando sarò arrivata. Allora conto di pubblicarlo: penso che non avrò difficoltà a trovare un editore, perché è un diario intimo, un genere che va sempre. (Con voce sognante) Conto di dedicarmi al giornalismo, sa? E di pubblicare i diari intimi di tutti i potenti della terra della mia epoca, Churchill, Stalin, ecc..C' è da fare un mucchio di quattrini. BALDUR Ma come li possiede, lei, questi diari? PATRICIA Non li possiedo mica. Li scriverò io. Su episodi autentici, naturalmente. Pausa. BALDUR Patricia! (Altra pausa). Mi prenda con lei. PATRICIA (ci pensa su; poi molto freddamente) Non sarebbe una cattiva idea, così in astratto. Ma non deve credere che basti entrare nel frigo: bisogna farsi fare le iniezioni, seguire il corso di addestramento .... Non è tanto semplice. Poi, mica tutti hanno il fisico adatto .... Certo, sarebbe carino avere un compagno di viaggio come lei, così vivo, così appassionato, così ricco di temperamento .... Ma non è fidanzato, lei? BALDUR Fidanzato? Lo ero. PATRICIA Fino a quando? BALDUR Fino a mezz' ora fa; ma ora ho incontrato lei, e tutto è cambiato. PATRICIA Lei è un lusingatore, un uomo pericoloso. (La voce di Patricia cambia bruscamente, non è più lamentosa e languida, ma netta, energica, tagliente) Ad ogni modo, se le cose stanno come lei mi dice, ne potrebbe nascere una combinazione interessante. BALDUR Patricia! Perché indugiare? Partiamo: fugga con me. Non nel futuro: nell' oggi. PATRICIA (freddamente) Appunto, ci stavo pensando anch' io. Ma quando? BALDUR Ora, subito. Attraversiamo la sala e via. PATRICIA Nonsenso. Li avremmo subito tutti alle calcagna, lui in testa. Lo guardi: è già in sospetto. BALDUR Quando allora? PATRICIA Stanotte. Mi segua bene. A mezzanotte tutti se ne vanno, e loro mi ricongelano e mi rimettono in naftalina. È una faccenda più spiccia del risveglio, un po' come i subacquei, sa bene, in su bisogna andare piano, ma l' immersione può essere rapida. Mi ficcano nel frigo e attaccano il compressore senza tanti complimenti: ma per le prime ore io resto abbastanza soffice e ritorno facilmente alla vita attiva. BALDUR E allora? PATRICIA E allora è semplice. Lei se ne va con gli altri, accompagna a casa la sua ... quella ragazza, insomma; poi ritorna qui; si introduce nel giardino, entra dalla finestra della cucina .... BALDUR ... ed è fatta! Due ore ancora, due ore ed il mondo è nostro! Ma mi dica, Patricia, non avrà rimpianti? Non si pentirà di avere interrotto per me la sua corsa verso i secoli futuri? PATRICIA Guardi, giovanotto, avremo del tempo in abbondanza per parlare di queste belle cose se il colpo riesce. Ma prima bisogna che riesca. Ecco, se ne stanno andando; riprenda il suo posto, si congedi civilmente e cerchi di non fare sciocchezze. Sa, mica per niente, ma mi seccherebbe sprecare l' occasione. Voci degli invitati che se ne vanno, rumore di seggiole spostate. Frammenti di frasi: _ Al prossimo anno! _ Buonanotte, se così posso dire .... _ Andiamo Robert, non credevo che fosse così tardi. _ Baldur, andiamo, hai l' onore di accompagnarmi. Silenzio. Poi voce di Lotte, rivolta al pubblico. LOTTE ... così, se ne andarono tutti. Peter ed io restammo soli, con Patricia, cosa che non è mai gradevole per nessuno dei tre. Non lo dico per via di quella antipatia che vi ho descritto poc' anzi, in modo forse un po' impulsivo; no: è una situazione obiettivamente spiacevole, fredda, falsa, piena di imbarazzo per tutti. Parlammo un po' del più e del meno, poi ci salutammo, e Peter rimise Patricia nel frigo. Gli stessi rumori dello scongelamento, ma invertiti ed accelerati. Sospiro, sbadiglio. Chiusura-lampo dell' involucro. Si mette in moto il metronomo, poi la pompa, i fischi, ecc.. Rimane in moto il metronomo, il cui ritmo gradualmente si fonde con quello più lento di un orologio a pendolo. Suonano l' una, l' una e mezza, le due. Si sente il rumore di un' auto che si avvicina, ferma, sbatte lo sportello. Abbaia un cane lontano. Passi sulla ghiaia. Una finestra si apre. Passi sul pavimento di legno che scricchiola sempre più vicino. Si apre il portello del frigo. BALDUR (sottovoce) Patricia, sono io! PATRICIA (voce confusa ed attutita) Tmglimrm lm mvolmcrm! BALDUR Coooooome? PATRICIA (un po' più distintamente) Tagliare l' involucro! Rumore del taglio. BALDUR Ecco fatto. E adesso? Che cosa debbo fare? Lei mi deve perdonare, ma non sono pratico, sa, è la prima volta che mi capita .... PATRICIA Oh, il più è fatto, adesso me la cavo da sola. Mi dia solo una mano per uscire di qui dentro. Passi. "Piano", "Sst", "Da questa parte". Finestra. Passi sulla ghiaia. Lo sportello dell' auto. Baldur accende il motore. BALDUR Siamo fuori, Patricia. Fuori dal gelo, fuori dall' incubo. Mi pare di sognare: da due ore vivo in un sogno. Ho paura di svegliarmi. PATRICIA (freddamente) Ha accompagnato a casa la sua fidanzata? BALDUR Chi, Ilse? L' ho accompagnata, sì. Mi sono congedato da lei. PATRICIA Che dice, congedato? Definitivamente? BALDUR Sì, non è stato difficile come temevo, solo una piccola scenata. Non ha neppure pianto. Pausa, l' auto è in moto. PATRICIA Giovanotto, non mi giudichi male. Mi pare che qui sia giunto il momento di una spiegazione. Lei mi deve capire: in qualche modo dovevo pur uscirne. BALDUR ... e si trattava solo di questo? Di uscirne? PATRICIA Solo di questo. Di uscire dal frigo e di uscire da casa Tho5rl. Baldur, sento che le devo una confessione. BALDUR Una confessione è poco. PATRICIA Altro non le posso dare; e non è neppure una bella confessione. Sono veramente stanca: gelo e sgelo, gelo e sgelo, a lungo andare è faticoso. Poi c' è dell' altro. BALDUR Altro? PATRICIA Altro, sì. Le visite di lui, di notte. A trentatré gradi, appena tiepida, che non potevo difendermi in nessun modo. E siccome io stavo zitta, per forza! lui magari si immaginava .... BALDUR Povera cara, quanto deve aver sofferto! PATRICIA Una vera seccatura, lei non ne ha un' idea. Una noia da non dirsi. Rumore dell' auto, che si allontana. LOTTE ... Così finisce questa storia. Io qualcosa avevo capito, e quella notte avevo sentito anche degli strani rumori. Ma sono stata zitta: perché avrei dovuto dare l' allarme? Mi pare che così sia meglio per tutti. Baldur, poveretto, mi ha raccontato ogni cosa: pare che Patricia, oltre a tutto, gli abbia anche chiesto dei quattrini, per andare non so dove, a ritrovare un suo coetaneo che sta in America; in frigo anche lui, naturalmente. Lui, Baldur, che si riconcilii o no con Ilse, non importa poi gran cosa a nessuno, neppure a Ilse medesima. Il frigo, lo abbiamo venduto. Quanto a Peter, vedremo.

Pagina 0130

È passato parecchio tempo, e temo che alcuni degli interessati non l' abbiano più presente. ARIMANE (visibilmente contrariato: guarda con ostentazione l' orologio da polso, poi il grande orologio) Collega segretario, la prego di ricercare fra gli atti la mozione Uomo, ultima redazione. Non ne ricordo con esattezza la data, ma dovrebbe trovarsi press' a poco all' epoca dei primi verbali di collaudo relativi ai placentati. La prego di far presto: la quarta glaciazione sta per cominciare, e non vorrei che si dovesse rimandare tutto ancora una volta. SEGRETARIO (nel frattempo ha cercato e trovato la mozione in un voluminoso incartamento; legge con voce ufficiale) "Il Consiglio direttoriale esecutivo, persuaso che (mormorio incomprensibile) ...; considerando ... (c. s.); nell' intento di ... (c. s.); conformemente ai superiori interessi della ... (c. s.); RITIENE OPPORTUNA la progettazione e creazione di una specie animale distinta da quelle finora realizzate per i requisiti seguenti: a) particolare attitudine a creare ed utilizzare strumenti; b) capacità di esprimersi articolatamente, ad esempio mediante segni, suoni, o con qualsiasi altro mezzo che i singoli signori tecnici riterranno atto allo scopo; c) idoneità alla vita sotto condizioni di servizio estreme; d) un certo grado, da stabilirsi sperimentalmente al suo valore ottimale, di tendenza alla vita associata. Sollecita dai signori tecnici e dagli uffici competenti il massimo interessamento per il suddetto problema, che riveste carattere di urgenza, e ne auspica una rapida e brillante soluzione". ORMUZ (si alza bruscamente in piedi e parla colla precipitazione dei timidi) Non ho mai fatto mistero della mia opposizione di principio alla creazione del cosiddetto Uomo. Già all' epoca in cui la Direzione aveva, non senza leggerezza (mormorii: Ormuz aspira profondamente, esita, poi continua) formulato la prima stesura della mozione ora letta, avevo fatto presenti i pericoli connessi con l' inserimento del cosiddetto Uomo nell' equilibrio planetario attuale. Naturalmente, conoscendo l' importanza che per ragioni fin troppo ovvie la Direzione annette al problema in questione, e la proverbiale ostinazione (mormorii, commenti) della Direzione medesima, mi rendo conto che è ormai tardi per provocare il ritiro della mozione. Mi limiterò quindi, volta per volta, ed in sede puramente consultiva, a suggerire quelle modifiche e quelle attenuazioni all' ambizioso programma del Consiglio che, secondo me, ne permetteranno l' attuazione senza eccessivi traumi a lunga o breve scadenza. ARIMANE Sta bene, sta bene, venerabile collega. Le sue riserve sono note, noto è il suo personale scetticismo e pessimismo, e nota infine è la sua interessante relazione sul discutibile risultato di esperimenti similari da lei stesso condotti in varie epoche e su altri pianeti, al tempo in cui avevamo tutti le mani più libere. Sia detto fra noi, quei suoi conati di Superbestie tutte raziocinio ed equilibrio, piene fino dall' uovo di geometria, di musica e di saggezza, facevano ridere i polli. Sapevano di antisettico e di chimica inorganica. A chiunque avesse una certa pratica delle cose di questo mondo, o d' altronde di qualsiasi altro mondo, sarebbe stata intuitiva la loro incompatibilità con l' ambiente che le circondava, ambiente per necessità florido e putrido insieme, pullulante, confuso, mutevole. Mi permetterò di ripeterle che proprio a causa di questi insuccessi la Direzione insiste e preme ora affinché venga finalmente affrontato di petto, con serietà e competenza, (ripete con intenzione) con serietà e competenza, ho detto, questo ormai vecchio problema; ed affinché faccia la sua comparsa l' ospite atteso, (liricamente) il dominatore, il conoscitore del bene e del male; colui insomma che il Consiglio direttoriale esecutivo ebbe elegantemente a definire come l' essere costruito ad immagine e somiglianza del suo creatore. (Applausi composti ed ufficiali). Al lavoro, dunque, o signori; ed ancora una volta permettetemi di ricordarvi che il tempo stringe. CONSIGLIERE ANATOMISTA Domando la parola. ARIMANE La parola al collega consigliere anatomista. CONSIGLIERE ANATOMISTA Dirò in breve quanto la mia competenza specifica mi suggerisce circa l' impostazione del problema. In primo luogo, sarebbe illogico partire da zero, trascurando tutto il buon lavoro svolto finora sulla terra. Già possediamo un mondo animale e vegetale approssimativamente in equilibrio; raccomando perciò ai colleghi progettisti di astenersi da scarti troppo arditi e da troppo audaci innovazioni sui modelli già attuati. Il campo è già fin troppo vasto. Se mi fossero concesse indiscrezioni che sfiorano i limiti del riserbo professionale, potrei intrattenervi a lungo sui numerosissimi progetti che vanno accumulandosi sul mio scrittoio (per non dire di quelli cui si addice il cestino). Notate bene, si tratta di materiale spesso assai interessante, e comunque originale: organismi progettati per temperature varianti da -270 a +300ä C, studi su sistemi colloidali in anidride carbonica liquida, metabolismi senza azoto o senza carbonio, e così via. Un bel tipo mi ha addirittura proposto una linea di modelli vitali esclusivamente metallici; un altro, un ingegnosissimo organismo vescicolare quasi perfettamente autarchico, più leggero dell' aria perché gonfio di idrogeno che esso ricava dall' acqua mediante un sistema enzimatico teoricamente ineccepibile, e destinato a navigare col vento per tutta la superficie terrestre, senza sensibile spesa di energia. Accenno a queste curiosità essenzialmente per darvi un' idea dell' aspetto, dirò così, negativo delle mie mansioni. Si tratta, in vari casi, di temi potenzialmente fecondi: ma sarebbe a mio parere un errore lasciarsi distrarre dal loro indiscutibile fascino. Mi pare indubbio, se non altro per ragioni di tempo e di semplicità, che nel progetto in esame il punto di partenza vada cercato in uno dei campi in cui la nostra esperienza sia stata meglio e più a lungo collaudata. Questa volta non ci possiamo permettere tentativi, rifacimenti, correzioni: ci sia di ammonimento il disastroso insuccesso dei grandi sauri, che pure sulla carta promettevano tanto bene, e che, in fondo, non si scostavano gran che dagli schemi tradizionali. Scartando per ovvie ragioni il regno vegetale, addito pertanto all' attenzione dei progettisti i mammiferi e gli artropodi (brusio prolungato, commenti); né vi nasconderò che la mia personale predilezione va a questi ultimi. ECONOMO Come è mia abitudine e mio dovere, intervengo non interpellato. Collega anatomista, mi dica: quali, secondo lei, dovrebbero essere le dimensioni dell' Uomo? CONSIGLIERE ANATOMISTA (preso alla sprovvista) Ma ... veramente ... (calcola a mezza voce, scarabocchiando cifre e schizzi davanti a sé su un foglio) vediamo ... ecco, da una sessantina di centimetri a quindici o venti metri lineari. Compatibilmente con il prezzo unitario e con le esigenze della locomozione, io opterei per le dimensioni maggiori: mi sembrano garantire un più facile successo nell' inevitabile competizione con altre specie. ECONOMO Data la sua preferenza per gli artropodi, lei pensa dunque ad un Uomo lungo una ventina di metri ed a scheletro esterno? CONSIGLIERE ANATOMISTA Certo: mi permetto di ricordarle, modestamente, la eleganza di questa mia innovazione. Collo scheletro esterno portante si soddisfa con un' unica struttura alle esigenze del sostegno, della locomozione e della difesa; le difficoltà dell' accrescimento, come è noto, si possono facilmente aggirare con l' artifizio delle mute, da me recentemente messo a punto. L' introduzione della chitina come materiale di costruzione .... ECONOMO (gelido) ... Lei conosce il costo della chitina? CONSIGLIERE ANATOMISTA No, ma in ogni modo .... ECONOMO Basta. Ho elementi sufficienti per oppormi recisamente alla sua proposta di un uomo artropodo di venti metri. E, meglio pensando, neppure di cinque, e neppure di un metro. Se lo vorrete fare artropodo, affar vostro; ma se sarà più grosso di un cervo volante, io non rispondo più di nulla, e col bilancio ve la vedrete voi. ARIMANE Collega anatomista, il parere dell' economo (oltre che, a mio parere, giustificatissimo) è purtroppo inappellabile. Mi pare d' altronde che, oltre ai mammiferi, a cui lei accennava poc' anzi, l' ordine dei vertebrati presenti ancora interessanti possibilità fra i rettili, gli uccelli, i pesci .... MINISTRO DELLE ACQUE (vecchietto arzillo, con la barba azzurra ed in mano un piccolo tridente) Eccola, eccola, la parola giusta. È inconcepibile, a mio avviso, che in quest' aula non si sia ancora fatto cenno della soluzione acquatica. Ma già, si tratta di una aula disperatamente asciutta: pietra, cemento, legno, non una pozzanghera, che dico? nemmeno un rubinetto. Roba da sentirsi coagulare! Eppure tutti sanno che le acque coprono i tre quarti della superficie terrestre; ed inoltre, la terra emersa è una superficie, non ha che due dimensioni, due coordinate, quattro punti cardinali; mentre l' oceano, signori, l' oceano .... ARIMANE Non avrei obiezioni di principio contro un Uomo in tutto o in parte acquatico; ma il comma a) della mozione Uomo parla di strumenti, e mi domando con quale materiale un uomo galleggiante o subacqueo potrebbe foggiarseli. MINISTRO DELLE ACQUE Non vedo la difficoltà. Un Uomo acquatico, specie se con abitudini costiere, avrebbe a sua disposizione gusci di molluschi, ossa e denti di ogni specie, minerali vari di cui molti facilmente lavorabili, alghe con fibre tenaci; anzi, a questo proposito, basterebbe una mia parolina al mio amico preposto ai vegetali, e nel giro di qualche migliaio di generazioni potremmo disporre in abbondanza di qualsiasi materiale simile ad esempio al legno, o alla canapa, o al sughero, di cui gli proponessimo i requisiti: entro i limiti, beninteso, del buon senso e della tecnica attuale. CONSIGLIERE PSICOLOGO (è equipaggiato da "marziano", con casco, occhiali enormi, antenne, fili ecc.) Signori, siamo, anzi siete, fuori strada. Ho sentito or ora parlare come se niente fosse di un uomo costiero, senza che alcuno si sia alzato per far rilevare l' estrema precarietà di vita a cui sono sottoposte le creature che vivono fra la terra e l' acqua, esposte all' insidia di entrambi gli elementi. Si pensi ai guai delle foche! Ma c' è ben altro: mi pare chiaro, da almeno tre dei quattro commi della mozione direttoriale, che l' uomo viene tacitamente inteso come ragionevole. MINISTRO DELLE ACQUE Si capisce! E con questo? Vuole forse insinuare che non si può ragionare stando sott' acqua? E io allora che ci starei a fare, io che trascorro in acqua la quasi totalità delle mie ore lavorative? CONSIGLIERE PSICOLOGO La prego, venerabile collega, si calmi e mi lasci dire. Non c' è niente di più facile che tirar giù un bel rotolo di disegni, in pianta e spaccato, con tutti i particolari costruttivi, di un bel bestione o bestiola, colle ali o senza, colle unghie o colle corna, con due occhi o otto occhi o centottanta occhi, o magari con mille zampe, come quella volta che mi avete fatto sudar sangue per mettere in ordine il sistema nervoso del millepiedi. Poi si fa un circolino vuoto dentro la testa, con scritto accanto col normografo: "Cavità cranica per sistemazione encefalo", e il capo psicologo deve cavarsela. E finora me la sono cavata, nessuno può negarlo, ma, dico io, non vi siete resi conto che se qualcuno deve dire la sua, sul tema dell' uomo acquatico, o terrestre, o volante, quello sono io? Gli strumenti, e il linguaggio articolato, e la vita associata, tutto in un colpo solo, e subito, e (ci scommetto) magari qualcuno troverà ancora a ridire perché il senso d' orientamento è un po' scarso, o qualcun altro (guarda l' economo con intenzione) protesterà perché al chilo viene a costare di più di una talpa o di un caimano! (Mormorii, approvazioni, qualche dissenso. Il consigliere psicologo si toglie il casco da marziano per grattarsi la testa ed asciugarsi il sudore, poi lo rimette e continua) Insomma, ascoltatemi bene, e se qualcuno vorrà riferire a quelli di lassù, tanto meglio. Di tre cose l' una: o mi si prenderà d' ora in avanti sul serio, e non mi si presenteranno più i progetti già belli e pronti e firmati; o mi si lascerà un tempo ragionevole per uscire dai pasticci; o io mi dimetto, e allora, invece del circolino vuoto, il collega anatomista potrà mettere, nella testa delle sue più ingegnose creazioni, un pacchetto di connettivo, o uno stomaco di emergenza, o, meglio che tutto, un bel gnocco di grasso di riserva. Ho detto. Silenzio compunto e colpevole da cui emerge infine la voce suadente di Arimane. ARIMANE Venerabile collega psicologo, posso darle formale assicurazione che nessuno, in questa assemblea, ha mai pensato neppure per un istante a sottovalutare le difficoltà e le responsabilità della sua opera; d' altronde lei ci insegna che le soluzioni di compromesso sono una regola più che una eccezione, ed è nostro compito comune il cercare di risolvere i singoli problemi nello spirito della massima possibile collaborazione. Nel caso in discussione, poi, è evidente a tutti l' importanza preminente delle sue opinioni, ed è ben nota la sua competenza specifica. A lei dunque la parola. CONSIGLIERE PSICOLOGO (istantaneamente mansuefatto; prende fiato profondamente) Signori, è mia opinione, del resto ampiamente documentabile, che per mettere insieme un Uomo rispondente ai requisiti prescritti, ed insieme vitale, economico e ragionevolmente duraturo, occorrerebbe rifarsi alle origini, ed impostare questo animale su basi definitamente nuove. ARIMANE (interrompe) Niente, niente, non .... CONSIGLIERE PSICOLOGO Va bene, venerabile collega, l' obiezione dell' urgenza era prevista e scontata. Mi sia comunque concesso di deprecare che ancora una volta motivi estrinseci vengano a turbare quello che (e capita di rado!) avrebbe potuto diventare un lavoretto interessante; del resto, pare che sia questo il destino di noi tecnici. Per ritornare dunque alla questione di base, non v' è dubbio per me che l' Uomo ha da essere terrestre e non acquatico. Ve ne esporrò in breve le ragioni. Mi pare chiaro che questo Uomo dovrà possedere facoltà mentali piuttosto bene sviluppate, e questo, allo stato presente delle nostre conoscenze, non può venire attuato senza uno sviluppo corrispondente degli organi di senso. Ora, per un animale sommerso o galleggiante, lo sviluppo dei sensi incontra gravi difficoltà. In primo luogo, il gusto e l' olfatto verranno evidentemente a confondersi in un senso solo; il che sarebbe ancora il minor male. Ma pensate alle condizioni di omogeneità, direi di monotonia, dell' ambiente acqueo: non voglio ipotecare il futuro, ma i migliori occhi finora costruiti non possono esplorare che una decina di metri di acqua limpida, e pochi centimetri di acqua torbida; quindi, o daremo all' Uomo occhi rudimentali, o tali diventeranno per non-uso in poche migliaia di secoli. Lo stesso, o press' a poco, si può dire delle orecchie .... MINISTRO DELLE ACQUE (interrompe) L' acqua conduce egregiamente suoni, signore! e ventisette volte più rapidamente che non l' aria! MOLTE VOCI Cala, cala! CONSIGLIERE PSICOLOGO (continuando) ... si può dire delle orecchie: facilissimo invero costruire un orecchio subacqueo, ma altrettanto difficile generare suoni nell' acqua. Confesso che non saprei chiarirvene la ragion fisicale, che d' altronde non è affar mio; ma che il ministro delle Acque ed il venerabile collega anatomista mi spieghino la singolare circostanza del proverbiale mutismo dei pesci. Sarà questo magari un segno di saggezza, ma mi pare che, durante i miei viaggi di ispezione, ho dovuto spingermi fino ad un remoto angolo del mare delle Antille per trovare un pesce che emettesse suoni; e si trattava poi di suoni assai poco articolati ed anche meno gradevoli, che a quanto mi risulta il pesce suddetto, di cui mi sfugge il nome .... VOCI Il pesce vacca! il pesce vacca! CONSIGLIERE PSICOLOGO ... emette in modo del tutto casuale al momento in cui svuota la vescica natatoria. E, particolare curioso, emerge prima di emetterli. In conclusione, mi domando, e domando a voi, che cosa dovrà udire il perfezionato orecchio dell' Uomo-pesce, se non il tuono quando si avvicina alla superficie, il fragore della risacca quando si avvicina alla costa, ed i muggiti occasionali del suo collega delle Antille. A voi la decisione: ma vi ricordo che, stanti le nostre attuali possibilità costruttive, questa creatura sarebbe mezza cieca, e, se non sorda, muta: il che, quale vantaggio rappresenti per ... (afferra sul tavolo la mozione Uomo e legge ad alta voce) "... capacità di esprimersi articolatamente ecc. ecc." e più oltre: "... tendenza alla vita associata ..." lascio ad ognuno di voi giudicare. ARIMANE Mi permetterò di porre fine a questo primo fruttuoso scambio di vedute, traendone le conseguenze. L' Uomo non sarà dunque né artropodo né pesce; resta da decidere fra un uomo mammifero, rettile o uccello. Se mi è lecito esprimere in questa sede una mia opinione, dettata, più che dalla ragione, dal sentimento e dalla simpatia, mi si conceda di raccomandare i rettili alla vostra attenzione. Non vi nascondo che, fra le molteplici forme e figure create dalla vostra arte e dal vostro ingegno, nessuna più di quella del serpente ha destato la mia ammirazione. È forte ed astuto: "La più astuta delle creature terrestri", è stato detto da ben più alto Giudice. (Tutti si alzano e si inchinano). La sua struttura è di una semplicità ed eleganza eccezionali, e sarebbe peccato non sottoporla a perfezionamenti ulteriori. È un avvelenatore abile e sicuro: non gli dovrebbe essere difficile diventare, secondo i voti, il padrone della terra; magari facendo il vuoto attorno a sé. CONSIGLIERE ANATOMISTA Tutto vero: e potrei aggiungere che i serpenti sono straordinariamente economici, che si prestano a modifiche numerosissime e del massimo interesse, che non sarebbe difficile ad esempio ingrandirne la scatola cranica di un buon rettile fra quelli finora costruiti potrebbe resistere in climi freddi; il comma c) della mozione si troverebbe in difetto. Sarei grato al collega termodinamico se volesse confermare questo mio asserto con qualche dato numerico. CONSIGLIERE TERMODINAMICO (secco secco) Temperatura media annua superiore ai 10äC; mai temperature inferiori ai 15äC sotto zero. È tutto detto. ARIMANE (ride verde) Vi confesso che la circostanza, sebbene ovvia, mi era sfuggita; né vi nascondo un certo disappunto, poiché in questi ultimi tempi ho spesso pensato all' aspetto suggestivo che avrebbe presentato la superficie terrestre, solcata in ogni senso da poderosi pitoni variopinti, ed alle loro città, che mi piaceva immaginare scavate fra le radici di alberi giganteschi, e provviste di ampie camere di riposo e di meditazione collettiva per gli individui reduci da un pasto abbondante. Ma, poiché mi si assicura che tutto ciò non può essere, abbandoniamone il pensiero, e, ristretta ormai la scelta fra i mammiferi e gli uccelli, dedichiamo ogni nostra energia ad una sollecita definizione. Vedo che il nostro venerabile collega psicologo domanda di parlare: e poiché nessuno potrebbe negare che su di lui pesa buona parte della responsabilità del progetto, prego tutti di porgergli attento ascolto. CONSIGLIERE PSICOLOGO (esplode a parlare prima che l' altro finisca) Per conto mio, come ho già accennato, la soluzione andrebbe cercata altrove. Fin dal tempo in cui ho pubblicato il mio celebre ciclo di ricerche sulle termiti e sulle formiche ... (interruzioni da varie parti) ... ho nel cassetto un progettino ... (le interruzioni crescono di violenza) ... alcuni originalissimi automatismi che assicurano un incredibile risparmio di tessuto nervoso .... Si scatena un finimondo, a stento placato a gesti da Arimane. ARIMANE Le ho già detto una volta che queste sue novità non ci interessano. Manca assolutamente il tempo di studiare, varare, sviluppare e collaudare un nuovo modello animale, e dovrebbe essere lei il primo ad insegnarcelo: mi dica un po' , a proposito proprio degli imenotteri a lei cari, fra il loro prototipo e la loro stabilizzazione nella morfologia odierna non è trascorso un numero di anni rappresentabile con otto o nove cifre? La richiamo perciò all' ordine, e che sia l' ultima volta; altrimenti ci vedremmo costretti a rinunciare al suo prezioso aiuto, dal momento che, prima della sua assunzione, i suoi colleghi hanno messo a punto senza tante pretese, ad esempio, degli splendidi celenterati, che funzionano benissimo ancora oggi, non si guastano mai, si riproducono a bizzeffe senza fare storie, e costano una miseria. Quelli sì che erano tempi, sia detto senza offendere nessuno! Molti a lavorare e pochi a criticare, molti fatti e poche parole, e tutto quel che usciva di fabbrica andava bene senza le complicazioni di voialtri modernisti. Adesso, prima di passare un progetto alla lavorazione, ci vuole la firma dello psicologo, e del neurologo, e dell' istologo, e il certificato di collaudo, e il benestare del Comitato estetico in triplice copia, e il diavolo a quattro. E mi si dice che non basta, e che è prossima l' assunzione nientemeno che di un sovraintendente alle Cose dello Spirito, che ci metta tutti sull' attenti .... (Si accorge che si è lasciato andare troppo lontano, tace bruscamente e si guarda intorno con un certo imbarazzo. Poi si volge nuovamente al consigliere psicologo) Insomma, ci pensi sopra, e poi ci esponga chiaramente se a suo avviso si dovrà studiare un Uomo-uccello o un Uomo-mammifero, e su quali motivi questo suo parere riposa. CONSIGLIERE PSICOLOGO (deglutisce più volte, succhia la matita, ecc.; poi) Se la scelta si riduce a queste due possibilità, è mia opinione che l' Uomo deve essere uccello. (Clamori, commenti. Tutti si scambiano cenni di soddisfazione, annuiscono; due o tre accennano ad alzarsi come se tutto fosse finito). Un momento, perdinci! Non ho mica detto, con questo, che sia sufficiente andare a ripescare in archivio il progetto Passerotto o il progetto Barbagianni, cambiare il numero di matricola e tre o quattro capoversi, e trasmettere al Centro Prove perché realizzi il prototipo! Vi prego di seguirmi con attenzione; cercherò di esporvi in breve (poiché vedo che avete fretta) le principali considerazioni sull' argomento. Tutto sta bene per quanto riguarda i punti b) e d) della mozione. Esiste già oggi un tale assortimento di uccelli canori che il problema di un linguaggio articolato, almeno sotto l' aspetto anatomico, è da ritenersi risolto; mentre nulla del genere è stato fatto finora fra i mammiferi. Dico bene, collega anatomista? CONSIGLIERE ANATOMISTA Benissimo, benissimo. CONSIGLIERE PSICOLOGO Resta naturalmente da studiare un cervello adatto a creare ed a servirsi del linguaggio, ma questo problema, di mia stretta competenza, rimarrebbe pressoché il medesimo qualunque fosse la forma che si stabilisse di assegnare all' uomo. Quanto al punto c), "idoneità alla vita sotto condizioni di servizio estreme", non mi risulta ne scaturisca un criterio di scelta fra mammiferi ed uccelli: in entrambe le classi esistono generi che si sono adattati agevolmente ai climi ed agli ambienti più disparati. È invece evidente che la facoltà di spostarsi rapidamente a volo costituisce una importante pregiudiziale a favore dell' Uomo-uccello, in quanto permetterebbe scambi di notizie e trasporto di derrate a distanza di continenti, agevolerebbe l' instaurarsi immediato di un unico linguaggio e di un' unica civiltà per l' intero genere umano, annullerebbe gli ostacoli geografici esistenti e renderebbe futile la creazione di artificiose delimitazioni territoriali fra tribù e tribù. E non occorre che insista sugli altri più immediati vantaggi che il volo rapido porta, nella difesa e nell' offesa contro tutte le specie terragnole ed acquatiche, e nel pronto ritrovamento di sempre nuovi territori di caccia, coltivazione e sfruttamento: per cui mi sembra lecito formulare l' assioma: "animale che vola non soffre la fame". ORMUZ Perdoni l' interruzione, venerabile collega: come si riprodurrà il suo Uomo-uccello? CONSIGLIERE PSICOLOGO (sorpreso ed irritato) Strana domanda! Si riprodurrà come gli altri uccelli: il maschio attirerà la femmina, o viceversa; la femmina sarà fecondata, sarà costruito il nido, deposte e covate le uova, e saranno allevati ed educati i piccoli, a cura di entrambi i genitori, finché non abbiano raggiunto un minimo di indipendenza. I più adatti se la caveranno. Non vedo motivo di cambiare. ORMUZ (dapprima incerto, poi sempre più acceso ed appassionato) No, signori, la cosa non mi sembra così semplice. Molti di voi lo sanno ... e del resto non ne ho mai fatto mistero con nessuno ... insomma, a me la differenziazione sessuale non è mai andata a genio. Avrà certamente i suoi vantaggi per la specie; avrà vantaggi anche per l' individuo (seppure, a quanto mi si riferisce, si tratti di vantaggi di assai breve durata); ma ogni osservatore obiettivo deve ammettere che il sesso è stato in primo luogo una spaventosa complicazione, ed in secondo, una fonte permanente di pericoli e di grane. Nulla vale quanto l' esperienza: poiché di vita associata si tratta, vogliate ricordare che l' unico esempio di vita associata realizzato con successo, e durato dal Terziario ad oggi senza il minimo inconveniente, resta pur sempre quello degli imenotteri; in cui, in buona parte per mia intercessione, il dramma sessuale è stato eluso, e relegato al margine estremo della società produttiva. Signori, è una preghiera questa che vi rivolgo: pesate le vostre parole prima di pronunciarle. Uccello o mammifero che l' Uomo abbia ad essere, è nostro dovere fare ogni sforzo per spianargli la strada, poiché il fardello che dovrà portare sarà grave. Conosciamo, per averlo creato, il cervello, e sappiamo di quali portentose prestazioni sia almeno potenzialmente capace, ma ne conosciamo altresì la misura ed i limiti; conosciamo anche, per avervi posto mano, le energie che dormono e si destano nel gioco dei sessi. Non nego che l' esperienza di combinare i due meccanismi sia interessante: ma confesso la mia esitazione, confesso il mio timore. Che sarà di questa creatura? Sarà duplice, sarà un centauro, uomo fino ai precordi e di qui belva; o sarà legato ad un ciclo estrale, ed allora come potrà conservare una sufficiente uniformità di comportamento? Non seguirà (non ridete!) il Bene e il Vero, ma due beni e due veri. E quando due uomini desidereranno la stessa donna, o due donne lo stesso uomo, che ne sarà delle loro istituzioni sociali, e delle leggi che dovranno tutelarle? E che dire, a proposito dell' Uomo, di quelle famose "eleganti ed economiche soluzioni", vanto del qui presente consigliere anatomista, ed entusiasticamente avallate dal qui presente economo, per cui con tanta disinvoltura si sono utilizzati a scopi sessuali orifizi e canali originariamente destinati all' escrezione? Questa circostanza, che noi sappiamo dovuta ad un puro calcolo di riduzione degli ingombri e dei costi, non potrà apparire altrimenti, a questo animale pensante, che un simbolo beffardo, una confusione abietta e conturbante, il segno del sacro-sozzo, della sragione bicipite, del caos, incastonato nel suo corpo, irrinunciabile, eterno. Eccomi alla conclusione, o signori. Sia fatto l' Uomo, se l' Uomo deve essere fatto; e sia pure esso uccello, se così vorrete. Ma mi sia concesso porre mano fin d' ora al problema, estinguere in germe oggi i conflitti che esploderanno fatalmente domani, affinché non si debba assistere, in un prevedibile futuro, all' infausto spettacolo di un Uomo maschio che muova il suo popolo a guerra per conquistare una femmina, o di un Uomo femmina che distolga la mente di un maschio da nobili imprese e pensamenti per ridurla in soggezione. Ricordate: colui che sta per nascere sarà nostro giudice. Non solo i nostri errori, ma tutti i suoi, per tutti i secoli a venire, peseranno sul nostro capo. ARIMANE Lei avrà magari anche ragione, ma non vedo che urgenza ci sia di fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Non vedo cioè né la possibilità né la opportunità di refrigerare l' Uomo in sede di progettazione: e ciò per ovvie ragioni di speditezza dei lavori. Se poi davvero dovessero prendere corpo le sue angosciose previsioni, ebbene, allora si vedrà; non mancherà né l' occasione né il tempo di apportare al modello le correzioni che risulteranno più opportune. D' altronde, poiché l' Uomo, a quanto pare, sarà uccello, mi pare che non sia il caso di drammatizzare. Le difficoltà e i rischi che la preoccupano si potranno limitare agevolmente: l' interesse sessuale potrà essere ridotto a periodi estremamente brevi, forse a non più di qualche minuto all' anno; niente gravidanza, niente allattamento, una tendenza precisa e potente alla monogamia, una cova breve, dei piccoli che usciranno dall' uovo pronti o quasi alla vita autonoma. A questo si potrà pervenire senza rimaneggiare gli schemi anatomici ora in vigore, il che, oltre a tutto, comporterebbe spaventosi intralci di natura burocratica ed amministrativa. No, signori, la decisione è ormai presa, e l' Uomo sarà uccello: uccello a pieno titolo, né pinguino né struzzo, uccello volatore, con becco, penne, artigli, uova e nido. Restano solo da definire alcuni importanti particolari costruttivi, e cioè: 1) quali saranno le dimensioni ottime; 2) se converrà prevederlo sedentario o migratore .... (Alle ultime parole di Arimane, la porta di fondo si è andata cautamente aprendo. Sono apparsi il capo e una spalla del messaggero, che, senza osare interrompere, fa cenni vivaci e lancia occhiate in giro per attirare l' attenzione dei presenti. Ne nasce un mormorio e un trambusto di cui Arimane finisce coll' accorgersi) Che c' è? cosa succede? MESSAGGERO (ammicca ad Arimane con l' aria ufficiosa e confidenziale dei bidelli e dei sagrestani) Venga fuori un momento, venerabile. Novità importanti da .... (Accenna col capo all' indietro e all' insù). ARIMANE (lo segue fuori della porta; si sente un dialogare concitato, attraverso il brusio e i commenti degli altri. A un tratto la porta socchiusa viene chiusa con violenza dall' esterno, e poco dopo riaperta. Arimane rientra, con passo lento e a capo basso. Tace a lungo, poi) ... andiamocene a casa, o signori. È tutto finito, tutto risolto. A casa, a casa. Cosa stiamo a fare qui? Non ci hanno aspettati: non avevo ragione di avere fretta? Ancora una volta, hanno voluto farci vedere che noi non siamo necessari, che sanno fare da soli, che non hanno bisogno di anatomisti, né di psicologi, né di economi. Possono ciò che vogliono. ... No, signori, non so molti particolari. Non so se si siano consultati con qualcuno, o se abbiano seguito un ragionamento, o un piano lungamente meditato, o l' intuizione di un attimo. So che hanno preso sette misure di argilla, e l' hanno impastata con acqua di fiume e di mare; so che hanno modellato il fango nella forma che loro è parsa migliore. Pare si tratti di una bestia verticale, quasi senza pelo, inerme, che al qui presente messaggero è sembrata non troppo lontana dalla scimmia e dall' orso: una bestia priva di ali e di penne, e quindi da ritenersi sostanzialmente mammifera. Pare inoltre che la femmina dell' uomo sia stata creata da una sua costola ... (voci, interrogazioni) ... da una sua costola, sì, con un procedimento che non mi è chiaro, che non esiterei a definire eterodosso, e che non so se si intenda conservare nelle generazioni a venire. In questa creatura hanno infuso non so che alito, ed essa si è mossa. Così è nato l' Uomo, o signori, lontano dal nostro consesso: semplice, non è vero? Se e quanto esso corrisponda ai requisiti che ci erano stati proposti, o se non si tratti invece di un uomo per pura definizione e convenzione, non ho elementi per stabilire. Altro non ci resta dunque che augurare a questa creatura anomala una lunga e prospera carriera. Il collega segretario vorrà incaricarsi della stesura del messaggio augurale, della scheda di omologazione, della iscrizione sui ruolini, del calcolo dei costi eccetera; tutti gli altri sono sciolti da ogni impegno. State di buon animo, signori; la seduta è tolta.

Pagina 0203

. _ Io credo invece che lo abbiano inciso per quegli altri, per i Biondi-Anglosassoni-Protestanti, e per i razzisti di tutte le razze. Pensi che godimento raffinato, sentirsi soffrire nei panni di chi si vuole fare soffrire! Be' , lasciamo andare. Che cosa sono questi nastri a fascia verde? Che significa "Encounters"? Il signor Simpson sorrise: _ È un eufemismo bello e buono. Sa, anche da noi la censura non scherza. Dovrebbero essere "incontri" con illustri personalità, per clienti che desiderano avere una breve conversazione con i grandi della terra. In effetti qualcuno ce n' è: guardi qui, "De Gaulle", "Francisco Franco Bahamonde", "Konrad Adenauer", "Mao Tse-tung" (sì, sì, anche lui c' è stato: è difficile capire i cinesi), "Fidel Castro". Ma hanno solo funzione di copertura: per la massima parte si tratta di tutt' altro, sono nastri sexy. L' incontro c' è, ma in un altro senso, insomma: vede, sono altri nomi, che sui giornali si leggono di rado in prima pagina .... Sina Rasinko, Inge Baum, Corrada Colli .... A questo punto cominciai a sentirmi arrossire. È un difetto noioso, che mi porto dietro dall' adolescenza: basta che io pensi "vuoi vedere che adesso arrossisco?" (e nessuno può impedirsi di pensare), ed ecco che il meccanismo scatta: mi sento diventare rosso, mi vergogno di diventarlo, e così lo divento ancora di più, finché comincio a sudare a grosse gocce, mi viene la gola secca e non riesco più a parlare. Quella volta lo stimolo, quasi casuale, era partito dal nome di Corrada Colli, la modella-indossatrice resa famosa dal noto scandalo, per la quale mi ero improvvisamente accorto di provare una simpatia salace, mai confessata ad alcuno e nemmeno a me stesso. Simpson mi osservava, esitante fra il riso e l' allarme: infatti, il mio stato di congestione era così evidente che non avrebbe potuto decentemente fingere di non essersene accorto. _ Non si sente bene? _ mi chiese alla fine: _ vuole prendere una boccata d' aria? _ No, no, _ dissi ansimando, mentre il mio sangue rifluiva tumultuosamente alle sue sedi profonde: _ non è niente, mi capita spesso. _ Non vorrà mica dirmi, _ fece storditamente Simpson, _ che è il nome della Colli che l' ha ridotto in codesto stato? _ Abbassò la voce: _ ... o forse era anche lei del giro? _ Ma no, cosa mai le viene in mente! _ protestai io, mentre il fenomeno si ripeteva con intensità doppia, smentendomi sfacciatamente. Simpson taceva perplesso: faceva mostra di guardare fuori della finestra, ma ogni tanto mi scoccava una rapida occhiata. Poi si decise: _ Senta, siamo fra uomini, e ci conosciamo da vent' anni. Lei è qui per provare il Torec, vero? Ebbene, quel nastro io ce l' ho: non faccia complimenti, se si vuol cavare questo gusto non ha che da dirmelo. La cosa resta fra noi, è evidente; poi, guardi, il nastro è ancora nella sua custodia originale, sigillato, e io non so neppure esattamente che cosa contenga. Magari è la cosa più innocente del mondo; ma in ogni caso, non c' è niente da vergognarsi. Credo che nessun teologo ci troverebbe nulla a ridire: chi commette il peccato non è mica lei. Su, via, metta il casco. Ero in un camerino di teatro, sullo sgabello, volgevo le spalle allo specchio e alla toilette, e provavo una viva impressione di leggerezza: mi accorsi subito che era dovuta al mio abbigliamento molto ridotto. Sapevo di aspettare qualcuno: infatti qualcuno bussò all' uscio, ed io dissi: _ Vieni pure _. Non era la "mia" voce, e questo era naturale; era invece una voce femminile, e questo era meno naturale. Mentre l' uomo entrava mi voltai verso lo specchio per accomodarmi i capelli, e l' immagine era la sua, quella di lei, di Corrada, mille volte vista sui rotocalchi: suoi gli occhi chiari, da gatto, suo il viso triangolare, sua la treccia nera avvolta intorno al capo con perversa innocenza, sua la pelle candida: ma dentro la sua pelle stavo io. Intanto l' uomo era entrato: era di statura media, olivastro, gioviale, portava un maglione sportivo e aveva i baffi. Provai nei suoi riguardi una sensazione di estrema violenza, e distintamente bipartita. Il nastro mi imponeva una sequenza di ricordi appassionati, alcuni pieni di desiderio furioso, altri di ribellione e di astio, e in tutti compariva lui, si chiamava Rinaldo, era mio amante da due anni, mi tradiva, io ero pazza di lui che finalmente era tornato, e insieme la mia vera identità si irrigidiva contro la suggestione capovolta, si ribellava contro la cosa impossibile, mostruosa che stava per accadere, adesso, subito, lì sul divano. Soffrivo acutamente, ed avevo la percezione vaga di armeggiare intorno al casco, di cercare disperatamente di staccarmelo dal capo. Come da una lontananza stellare mi giunse la voce tranquilla di Simpson: _ Che diavolo fa? Che cosa le succede? Aspetti, lasci fare a me, se no strappa il cavo _. Poi tutto si fece buio e silenzioso: Simpson aveva tolto la corrente. Ero furibondo. _ Che scherzi sono questi? A me, poi! Un amico, di cinquant' anni, sposato e con due figli, garantito eterosessuale! Basta, mi dia il cappello e si tenga le sue diavolerie! Simpson mi guardava senza capire; poi si precipitò a controllare il titolo del nastro, e si fece pallido come la cera. _ Mi deve credere, non mi sarei mai permessa una cosa simile. Non me n' ero proprio accorto. È stato un errore: imperdonabile, ma un errore. Guardi qui: ero convinto che l' etichetta fosse: "Corrada Colli, una serata con", e invece è: "Corrada Colli, una serata di". È un nastro per signora. Io non l' avevo mai provato, glielo avevo detto prima. Ci guardammo con reciproco imbarazzo. Benché fossi ancora molto turbato, mi tornò a mente in quell' istante l' accenno di Simpson alle possibili applicazioni didattiche del Torec, e stentai a reprimere uno scoppio di riso amaro. Poi Simpson disse: _ Eppure, non così di sorpresa ma sapendolo prima, sarebbe forse anche questa un' esperienza interessante. Unica: nessuno mai l' ha fatta, anche se i greci l' attribuivano a Tiresia. Già quelli le avevano studiate tutte: pensi che di recente ho letto che già avevano pensato di addomesticare le formiche, come ho fatto io, e di parlare coi delfini come Lilly. Gli risposi seccamente: _ Io no, non vorrei provare. Provi lei, se ci tiene: poi mi racconta _. Ma la sua mortificazione e la sua buona fede erano tanto evidenti che ebbi compassione di lui; appena fui un po' rinfrancato cercai pace e gli chiesi: _ Cosa sono questi nastri con la banda grigia? _ Mi ha perdonato, vero? La ringrazio, e le prometto che starò più attento. Quella è la serie "Epic", un esperimento affascinante. _ "Epic"? Non saranno mica esperienze di guerra, Far West, Marines, quelle cose che piacciono tanto a voialtri americani? Simpson ignorò cristianamente la provocazione. _ No, l' epica non c' entra per niente. Sono registrazioni del così detto "effetto Epicuro": si fondano sul fatto che la cessazione di uno stato di sofferenza o di bisogno .... Ma no, guardi: vuole concedermi l' occasione di riabilitarmi? Sì? Lei è un uomo civile: vedrà che non dovrà pentirsene. Poi, questo nastro "Sete" io lo conosco bene, e le posso assicurare che non avrà sorprese. Cioè sì, sorprese ne avrà, ma lecite e oneste. Il calore era intenso: mi trovavo in un desolato paesaggio di rocce brune e sabbia. Avevo una sete atroce, ma non ero stanco e non provavo angoscia: sapevo che si trattava di una registrazione Torec, sapevo che alle mie spalle c' era la jeep della NATCA, che avevo firmato un contratto, che per contratto non bevevo da tre giorni, che ero un disoccupato cronico di Salt Lake City, e che fra non molto avrei bevuto. Mi avevano detto di procedere in una certa direzione, e io camminavo: la mia sete era già allo stadio in cui non solo la gola e la bocca, ma anche gli occhi si seccano, e vedevo accendersi e spegnersi grosse stelle gialle. Camminai per cinque minuti, incespicando fra i sassi, poi vidi uno spiazzo sabbioso circondato dai ruderi di un muretto a secco; al centro c' era un pozzo, con una fune e un secchio di legno. Calai il secchio e lo tirai su pieno d' acqua limpida e fresca; sapevo bene che non era acqua di fonte, che il pozzo era stato scavato il giorno prima, e che l' autocisterna che lo aveva rifornito era poco lontano, parcheggiata all' ombra di una rupe. Ma la sete c' era, era reale e feroce e urgente, e io bevvi come un vitello, immergendo nell' acqua tutto il viso: bevvi a lungo, dalla bocca e dal naso, arrestandomi ogni tanto per respirare, tutto pervaso dal più intenso e semplice dei piaceri concessi ai viventi, quello di restaurare la propria tensione osmotica. Ma non durò a lungo: non avevo bevuto neppure un litro che l' acqua non mi dava più alcun piacere. Qui la scena del deserto svanì e fu sostituita da un' altra assai simile: ero in una piroga, in mezzo a un mare torrido, azzurro e vuoto. Anche qui la sete e la consapevolezza dell' artificio e la sicurezza che l' acqua sarebbe venuta: ma questa volta mi stavo domandando da che parte, perché intorno non si vedeva che mare e cielo. Poi emerse a cento metri da me un sommergibile tascabile con la scritta NATCA II, e la scena giunse a compimento con una deliziosa bevuta. Mi trovai poi successivamente in una prigione, in un vagone piombato, davanti a un forno vetrario, legato a un palo, in un letto d' ospedale, e ogni volta la mia sete breve ma tormentosa veniva più che compensata dall' arrivo dell' acqua gelata o di altre bevande, in circostanze sempre diverse, e per lo più artificiose o puerili. _ Lo schema è un po' monotono e la regia è debole, ma lo scopo è senza dubbio raggiunto, _ dissi a Simpson. _ È vero, è un piacere unico, acuto, quasi intollerabile. _ Questo lo sanno tutti, _ disse Simpson: _ ma senza il Torec non sarebbe stato possibile condensare sette soddisfazioni in venti minuti di spettacolo, eliminando del tutto il pericolo, e quasi del tutto la parte negativa dell' esperienza, e cioè il lungo tormento della sete, inevitabile in natura. È questa la ragione per cui tutti i nastri Epic sono antologici, cioè sono fatti di centoni: infatti sfruttano una sensazione sgradevole, che conviene sia breve, ed una di sollievo, che è intensa, ma breve per sua natura. Oltre alla sete, ci sono in programma vari nastri sulla cessazione della fame e di almeno dieci qualità di dolori, fisici e spirituali. _ Questi nastri Epic, _ dissi, _ mi lasciano perplesso. Può essere che dagli altri qualcosa di buono si possa anche cavare: all' ingrosso, lo stesso bilancio sostanzialmente attivo che si ricava da una vittoria sportiva, o da uno spettacolo naturale, o da un amore in carne ed ossa. Ma di qui, da questi giochetti frigidi alle spese del dolore, che cosa si può spremere se non un piacere in scatola, fine a se stesso, solipsistico, da solitari? Insomma, mi sembrano una diserzione: non mi sembrano morali. _ Forse ha ragione, _ disse Simpson dopo un breve silenzio: _ ma la penserà ancora così quando avrà settant' anni? o ottanta? E la può pensare come lei quello che è paralitico, quello che è legato a un letto, quello che non vive che per morire? Simpson mi illustrò poi brevemente i nastri cosiddetti "del super-io", a fascia blu (salvataggi, sacrifici, esperienze registrate su pittori, musici e poeti nel pieno del loro sforzo creativo), e i nastri a fascia gialla, che riproducono esperienze mistiche e religiose di varie confessioni: a proposito di questi, mi accennò che già alcuni missionari ne avevano fatta richiesta per fornire ai propri catecumeni un campione della loro futura vita di convertiti. Quanto ai nastri della settima serie, con la fascia nera, essi sono difficilmente catalogabili. La casa li raccoglie tutti quanti, alla rinfusa, sotto la denominazione "effetti speciali": in buona parte si tratta di registrazioni sperimentali, ai limiti di quanto è possibile oggi, per stabilire quanto sarà possibile domani. Alcuni, come Simpson mi aveva accennato prima, sono nastri sintetici: cioè, non registrati dal vivo, ma costruiti con tecniche speciali, immagine per immagine, onda per onda, come si costruiscono la musica sintetica e i disegni animati. In questo modo si sono ottenute sensazioni mai esistite né concepite prima: Simpson mi raccontò anche che in uno degli studi NATCA un gruppo di tecnici sta lavorando a comporre su nastro un episodio della vita di Socrate visto da Fedone. _ Non tutti i nastri neri, _ mi disse Simpson, _ contengono esperienze gradevoli: alcuni sono destinati esclusivamente a scopi scientifici. Vi sono ad esempio registrazioni eseguite su neonati, su nevrotici, su psicopatici, su geni, su idioti, perfino su animali. _ Su animali? _ ripetei sbalordito. _ Sì, su animali superiori, dal sistema nervoso affine al nostro. Esistono nastri di cani: "grow a tail!" dice entusiasticamente il catalogo, "fatevi crescere una coda!"; nastri di gatti, di scimmie, di cavalli, di elefanti. Io di nastri neri, per ora, ne ho uno solo, ma glielo raccomando per concludere la serata. Il sole si rifletteva abbagliante sui ghiacciai: non c' era una nuvola. Stavo planando, sospeso sulle ali (o sulle braccia?), e sotto di me si svolgeva lentamente una valle alpina. Il fondo era a duemila metri almeno più basso di me, ma distinguevo ogni sasso, ogni filo d' erba, ogni increspatura dell' acqua del torrente, perché i miei occhi possedevano una straordinaria acutezza. Anche il campo visivo era maggiore del consueto: abbracciava due buoni terzi dell' orizzonte e comprendeva il punto a picco sotto di me, mentre invece era limitato verso l' alto da un' ombra nera; inoltre, non vedevo il mio naso, anzi, alcun naso. Vedevo, udivo il fruscio del vento e lo scroscio lontano del torrente, sentivo la mutevole pressione dell' aria contro le ali e la coda, ma dietro questo mosaico di sensazioni la mia mente era in una condizione di torpore, di paralisi. Percepivo soltanto una tensione, uno stimolo simile a quello che solitamente si prova dietro allo sterno, quando si ricorda che "si deve fare una cosa" e si è dimenticato quale: dovevo "fare una cosa", compiere un' azione, e non sapevo quale, ma sapevo che la dovevo compiere in una certa direzione, portarla a termine in un certo luogo che era stampato nella mia mente con perfetta chiarezza: una costa dentata alla mia destra, alla base del primo picco una macchia bruna dove finiva il nevaio, una macchia che adesso era nascosta nell' ombra; un luogo come milioni di altri, ma là era il mio nido, la mia femmina e il mio piccolo. Virai sopravvento, mi abbassai sopra un lungo crestone e lo percorsi raso terra da sud verso nord: adesso la mia grande ombra mi precedeva, falciando a tutta velocità i gradoni d' erba e di terra, le schegge e i nevati. Una marmotta-sentinella fischiò due, tre, quattro volte, prima che io la potessi vedere; nello stesso istante scorsi fremere sotto di me alcuni steli di avena selvaggia: una lepre, ancora in pelliccia invernale, divallava a balzi disperati verso la tana. Raccolsi le ali al corpo e caddi su lei come un sasso: era a meno di un metro dal rifugio quando le fui sopra, spalancai le ali per frenare la caduta e trassi fuori gli artigli. La ghermii in pieno volo, e ripresi quota solo sfruttando lo slancio, senza battere le ali. Quando l' impeto si fu esaurito uccisi la lepre con due colpi di becco: adesso sapevo cosa era il "da farsi", il senso di tensione era cessato, e drizzai il volo verso il nido. Poiché si era fatto ormai tardi, presi congedo da Simpson e lo ringraziai per la dimostrazione, soprattutto per l' ultimo nastro, che mi aveva soddisfatto profondamente. Simpson si scusò ancora per l' incidente: _ Certo bisogna stare attenti, un errore può avere conseguenze impensate. Volevo ancora raccontarle quello che è successo a Chris Webster, uno degli addetti al progetto Torec, col primo nastro industriale che erano riusciti a incidere: si trattava di un lancio col paracadute. Quando volle controllare la registrazione, Webster si trovò a terra, un po' ammaccato, col paracadute floscio accanto. A un tratto il telo si sollevò dal suolo, si gonfiò come se soffiasse un forte vento dal basso verso l' alto, e Webster si sentì strappato da terra e trascinato lentamente all' insù, mentre il dolore delle ammaccature spariva di colpo. Salì tranquillamente per un paio di minuti, poi i tiranti diedero uno strappo e la salita accelerò vertiginosamente, tagliandogli il fiato: nello stesso istante il paracadute si chiuse come un ombrello, si ripiegò più volte per il lungo, e di scatto si appallottolò e gli aderì alle spalle. Mentre saliva come un razzo vide l' aereo portarglisi sopra volando all' indietro, con il portello aperto: Webster vi penetrò a capofitto, e si ritrovò nella carlinga tutto pieno di spavento per il lancio imminente. Ha capito, non è vero? Aveva infilato nel Torec il nastro a rovescio. Simpson mi estorse affettuosamente la promessa di tornare a trovarlo a novembre, quando la sua raccolta di nastri sarebbe stata completa, e ci lasciammo a notte alta. Povero Simpson! Temo che per lui sia finita. Dopo tanti anni di fedele servizio per la NATCA, l' ultima macchina NATCA lo ha sconfitto, proprio quella che gli avrebbe dovuto assicurare una vecchiaia varia e serena. Ha combattuto col Torec come Giacobbe con l' angelo, ma la battaglia era perduta in partenza. Gli ha sacrificato tutto: le api, il lavoro, il sonno, la moglie, i libri. Il Torec non dà assuefazione, purtroppo: ogni nastro può essere fruito infinite volte, ed ogni volta la memoria genuina si spegne, e si accende la memoria d' accatto che è incisa sul nastro stesso. Perciò Simpson non prova noia durante la fruizione, ma è oppresso da una noia vasta come il mare, pesante come il mondo, quando il nastro finisce: allora non gli resta che infilarne un altro. È passato dalle due ore quotidiane che si era prefisso, a cinque, poi a dieci, adesso a diciotto o venti: senza Torec sarebbe perduto, col Torec è perduto ugualmente. In sei mesi è invecchiato di vent' anni, è l' ombra di se stesso. Fra un nastro e l' altro, rilegge l' Ecclesiaste: è il solo libro che ancora gli dice qualcosa. Nell' Ecclesiaste, mi ha detto, ritrova se stesso e la sua condizione: "... tutti i fiumi corrono al mare, e il mare non s' empie: l' occhio non si sazia mai di vedere, e l' orecchio non si riempie di udire. Quello che è stato sarà, e quello che si farà è già stato fatto, e non vi è nulla di nuovo sotto il sole"; ed ancora: "... dove è molta sapienza, è molta molestia, e chi accresce la scienza accresce il dolore". Nei rari giorni in cui è in pace con se stesso, Simpson si sente vicino al re vecchio e giusto, sazio di sapienza e di giorni, che aveva avuto settecento mogli e ricchezze infinite e l' amicizia della regina nera, che aveva adorato il Dio vero e gli dèi falsi Astarotte e Milcom, e aveva dato veste di canto alla sua saggezza. Ma la saggezza di Salomone era stata acquistata con dolore, in una lunga vita piena d' opere e di colpe; quella di Simpson è frutto di un complicato circuito elettronico e di nastri a otto piste, e lui lo sa e se ne vergogna, e per sfuggire alla vergogna si rituffa nel Torec. S' avvia verso la morte, lo sa e non la teme: l' ha già sperimentata sei volte, in sei versioni diverse, registrate su sei dei nastri dalla fascia nera.

Pagina 0227

Cerca

Modifica ricerca