Ma di tutte le fotografie scattate negli ultimi due decenni del secolo scorso, fermano l’attenzione una immagine di Toulouse Lautrec, in primo piano
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necessario riconnettere punto per punto l’immagine della paura. Ecco perché a noi il quadro, «alla fine», non ripugna. Vi troviamo, e in maniera molto
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di una fuga dal mondo, di una misantropia distruttiva: è piuttosto la immagine del continuo sforzo dell’uomo per mantenersi quale protagonista della
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brevità, la fragilità, la stupefacente sensitività della stagione umana. Questi suoi sommari e reiterati appuntamenti con l’immagine, queste apparenze di
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«umanizzazione» dell’immagine e del linguaggio, rigenerato con l’aiuto dei Maestri: tutte le fasi dell’arte di de Staël sono in certo senso «mediate», e tutte
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avverte infatti che anche il figurativo (cioè l’immagine riproposta con l’antica logica, la accettazione dei generi, la unità, perfino, della visione
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quadro ammonitorio, un messaggio, è un modo di guardare il mondo, irriducibile e candido. E come non accettare la sontuosa «allegria» — immagine forsennata
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, nel senso che l’arte di Pollock può con maggiore o minore ampiezza liberarsi fantasticamente, ma raggiunge quasi sempre una immagine precisa
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eterna immagine? La estrema finezza e levità grafica con cui è disegnato «Mooney e il suo guardiano» non appesantisce, anzi astrattizza questa analisi. E
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realtà, su una immagine fissa, ma sempre diversa per la ricchezza arcana degli episodi che essa imprigiona. così il segno di Shahn è sicuro e al tempo
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una insipienza di cromia. In verità il problema resta quello dell’immagine raggiunta con maggiore o minore senso grafico, o senso cromatico; e va da sè
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e il segno comporti continuamente un colore di appoggio: certo la popolare immagine di Sacco e Vanzetti resterebbe una modesta vignetta, se i segni
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, davanti a una figura, o anche un’altra immagine — qui alzò sul capo la sua gran mano e la scosse due volte come a indicare un oggetto qualunque, sospeso a
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di «astrazione» che comporta; ma è altrettanto vero che l’immagine giacomettiana, malgrado ogni sottrazione o contraddizione della realtà sensibile
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del suo avvicinarsi al fondo; l’immagine non è più in quel punto, ma la retina la restituisce li: è il primo embrione della scultura, della
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ispirazione allo stile, per quella sublime disinvoltura che sembra dare dell'immagine, senza sforzo, il suo risultato, resta il fatto che in diverse
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quasi visivo della immagine che lo commosse; eppure la Venezia di De Pisis pare Parigi, e Parigi Roma, tanto poco il pittore si preoccupa di documentarsi
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formale, così Melli, alla fine, pare liberarsi dallo stesso suo formalismo, anzi, arriva all’immagine emancipata proprio attraverso di esso.
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; è il modo di lavorare, con assoluta fiducia nella elaborazione, nella crescita dell’immagine attraverso successive semplificazioni, stratificazioni
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di più che un pretesto familiare e vicino, diventa l’immagine della vita, riflessa nel viso fedele e grave della moglie. Eccola dunque la dolce
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un volto più netto. Ecco, dopo i molti patetici aspetti di cui si colorò l’immagine di Scipione uomo, questa che oggi ricostruiamo per la prima volta
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paesi di tenero lichene; gli autoritratti dai visi paglierini, coi pomelli accesi di luci rosse e verdi, le occhiaie violette a dar la immagine quasi
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Parzini, il gioco trepido e ammiccante di uno Strazza, il polimaterico drammatico e di protesta di un Burri, la immagine del gesto raffrenata e gemente di
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’immagine salda e perentoria, fuori di ogni sperimentalismo e di ogni approssimazione. Se Mafai oggi «fa astratto» non saremo certo noi a negargli il
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, sul quale le foglie — per usare una immagine dei suoi disegni — abbian germogliato misteriose bacche, di cui tutti i conformisti di ieri e di oggi
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innamorato, dolce e ironico di aggredire l’immagine: il dorso del pennello infilato nella boccetta dell’inchiostro, le lacrime di colore fatte cadere sul
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di Medardo Rosso, dalla sua epoca: il gusto cioè di un’immagine emancipata per via della oggettivazione massima (per far ciò non v’è bisogno di
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far l’immagine fuori d’ogni grevezza naturalistica, in un ritmo beccheggiato, in una sostanza tersa, quasi epidermica, dove però il sangue circoli
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timidezza nell’approccio alla forma, di eleganza aristocratica e pudica, una vitalità del tocco per formare di luce l’immagine, che non trova precedenti
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fisiche, quanto in virtù di una aggraziatissima tensione di tutta l’immagine, come una tela variopinta costretta ad occupare uno spazio diverso perché
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di questo tipo si ritrovano anche nella sua «parete» alla Quadriennale, la «Immagine» e il «Nudo al mattino») ha voluto rendere più corpose e ritmate
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voluto in quella somma di squisite pochezze dare l’immagine di una reticenza, piuttosto che di una confessione, di una ambiguità, piuttosto che di una
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contrabbandare la immagine umana, per quella occupazione, infine, dello spazio da parte di una vita bruta e irresistibile.
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’altra astratta, nel senso di una trasformazione della immagine visiva in una sorta di cancellazione costruttiva. Curiosa e forse unica situazione la sua
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’immagine è già formata nel disegno delle strutture, negli spazi...». Ma quale immagine, in definitiva? La dura e implacabile plastica di pittura di
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Il più clamorosamente e polemicamente volto verso l’informale è lo scultore Franco Garelli, la cui «immagine» non ci pare ancora liberata del tutto
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una immagine conquistata tutta quanta per ispirazione. In questa fase 1960 ci sembra che Garelli cerchi ancor troppo ciò che trova: e certe
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, la immagine incarnata di un pericolo. Sembra, insomma, che l’animo ipersensibile di Guerreschi abbia subito un trauma durante questa seconda guerra
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Riesce il pittore in questa sua ardua impresa a quagliare una immagine unitaria che trasporti lo spettatore in un ordine fantastico, autosufficiente
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natura morta «romantica» della tavola, su cui sono disposti vari oggetti, il pugnale, lo specchio e, in lontananza, sembra, una immagine sacra.
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Ma quale è la via stilistica e dietro essa la cultura figurativa, attraverso cui il pittore raggiunge la sua immagine? E, questa immagine, è sempre
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temperamento, l’immagine, più patetica che drammatica, piú casalinga e dimessa, che civile.
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sperimentalismo delle avanguardie, nascere già portatore di una immagine compiuta.
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ricchezza di temi, perfino il più noto dei quali, 1’«Uccello che vola», immagine plastica di uno spazio percorso, di una luce col suo peso, visto nella
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cappello, la vecchiezza di un tronco — immagine vittoriosa sul tempo o specchio di una progressiva consunzione — è isolata dallo scenico romanticismo dei
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Altro artista interlocutorio, la cui arte, collocata in una mostra personale sembra l’immagine della sua fase precedente, senza storia, è Berto
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, di smalti, strati, tagli, senza giungere a quella agognata immagine di poesia, a quella giusta cadenza fra intenzione e mezzo adoperato, fra
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forze al di là del visibile; c’è sempre, è vero, in queste crepe grondanti, in queste carezze di spine, una immagine malinconica di sudario; ma questa
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con toni timbrici e spostamenti grafici le reti e le trame delle sue tele, nella prospettiva di carpire da queste occasioni una immagine intiera e pura.
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rappresentare l’immagine, non attraverso il vero direttamente, ma sul filo di una persistenza, quasi che le figure sulla scena siano già apparse da un
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