sapete che la trebbiatrice... - Ma non bastava una sola biatrice ? - domandò ingenuamente Cherubino, che come al solito era rimasto un po' distratto
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? - domandò il solito ingenuo Cherubino. - No - rispose il signor Goffredo. - È tutto calcolato sino al millesimo. Con le mani, credo, non ce la faresti a
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bottiglia di spumante, e scrosciò un battimani. - Che cosa fanno? - domandò Sergio. - È un rito: l'augurio vivace e spumeggiante che la nave percorra
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aveva gli occhi umidi dalla commozione. Il signor Goffredo gli domandò con gentilezza e con affetto: - Voi, buon uomo, avete lavorato per quella bella
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trinchetto di una nave, che hai la gamba zoppa? - Magari.... Sono nato così. - Poverino. E tu? - domandò rivolgendosi a Cherubino. - Io... io
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ciotole di latte appena munto che i ragazzi bevvero ingordamente. Perchè questo latte si chiama fresco, mentre invece è ancora caldo? - domandò
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dei ragazzi e domandò in che cosa poteva servirli. - Siamo stati ospitati anche troppo bene - disse il signor Goffredo ringraziando. - Eh, bene
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- finì col dire Martino e andò ad abbracciare Lico che mugolò di piacere. Tutti erano pensosi al mistero di quella bestia, quando Cherubino domandò: - E
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? - domandò Cherubino quando la nostra comitiva si allontanava.
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anche più bene. Ora gli domando: «Quanto fa sei per sei?» Trentasei. Non glielo domando perchè se no lui risponde: «Asino che sei! Allora, a lui che
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Cherubino non ci è riuscito. - È un conto che non si può fare - disse Cherubino un po' preoccupato. - Che cosa è che non si può fare? - domandò una
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nell'anima. Ora io mi domando: se l'Italia era così divisa fra genti e dinastie straniere, che onore potevano avere gli italiani? Per nostra fortuna, poi
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passi e di voci, domandò chi fosse. Gli fu risposto che passava Gesù Nazzareno. Allora il povero cieco alzò la voce, implorando: - Gesù, figlio di
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? - domandò Sergio. - Come fa un corpo a vivere senza la testa? - rispose il signor Goffredo. - Scusami, se ti ho interrotto - fece Sergio con gentilezza
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- Ora ascoltate - seguitò il signor Goffredo. - Era una notte buia, piena di minacce. - Dove vai? - domandò un capitano dei bersaglieri a Pino che
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pericolo? — domandò Sergio al padre. Sergio non aveva detto «un ragazzo zoppo» perchè come voi ricordate, ragazzi, a questo racconto del signor
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previdente signore! - Dimmi, papà, - domandò Sergio - perchè questa mattina ci dài delle ciambelle al pistacchio così buone, mentre la domenica scorsa non
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rimasta senza testa. Chi gliel'aveva tagliata? - domandò Cherubino, - I comunisti. - Io ho sentito parlare dei comunisti, ma non so che cosa siano - disse
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benissimo. - Monte Sacro - domandò Sergio - non è un luogo famoso della storia romana? - Si: ma ve ne parlerò un'altra domenica. Come vi dicevo, in una
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Il vecchio padrone. Invece il contadino padrone, un uomo grande, dagli occhi rossi e piccoli, domandò a Guccio: - Che cosa fai da queste parti? Sei
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sapiente. Perchè mi dànno sempre dell'asino se esso è sapiente? - domandò Cherubino. - Tu sei un asino ignorante. - Ma asino è sempre asino. - Quello
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debole ancora, egli lo esaminò da capo a piedi, con un solo sguardo: poi gli domandò: - Tua madre sarebbe contenta, se io ti mettessi nella lista dei
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Balilla che ha tirato un sasso è diventato così famoso? - domandò Sergio. - Non ve l'ha spiegato il maestro?
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austriaci trascinavano un mortaio. - Che cosa è un mortaio, signor maestro? - domandò alzandosi nel banco Anselmuccio. - Il mortaio, da non confondersi con
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lampada, le cose tutte che lo videro nascere. Mio padre ci racconta in brevi tratti la sua vita. - Chi ti ha insegnato a parlare così bene? - domandò
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pestare una sola spiga, perchè il grano è fra i sacri prodotti della natura il più sacro. Perchè babbo? - domandò Sergio. - Perchè è il primo cibo
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mai capito nulla - si sentiva dire dal più grosso, Fafòn. - Io ho capito sempre come dieci di te - rispondeva Minghin. - E allora - domandò Fafòn
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