L'ITALIA DI CENTO ANNI FA ED IL RISORGIMENTO ITALIANO. Oggi la nostra Italia è unita, libera, indipendente; ha per Capo un Re italiano; è governata
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Il nostro Re si rese interprete della volontà popolare, ed il 24 maggio 1915 intimò guerra all'Austria. Casa Savoia riprendeva il cammino glorioso di
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Una strana condizione. - Era proprio una strana condizione - seguitò il signor Goffredo - quella fra il Re d' Italia e il Pontefice. Fra loro era
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Re d'Italia fosse una cosa quasi impossibile, i giornali annunziano la tanto desiderata Conciliazione. Tutto era stato preparato in segreto, con
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fulminea, vi fu nella folla un battimani. Quel battimani che sapeva di ringraziamento, risuonò nel mondo. Così, per volere del Re, del Papa, del Capo del
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sono i più) stanno intorno al trono del Re divino, tutti attenti a' suoi cenni. Nella Bibbia, che è il Libro del Signore, si trovare spesso gli Angeli
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stelle, ed ebbe finito di creare la terra, ornata di verzure e d'ogni famiglia di bestie, vide che a questo gran paese bisognava dare un re. E disse
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la compagna che Dio gli aveva dato. E mentre l' uomo era il re del paradiso terrestre, Eva ne era la regina. Ma cos'erano mai gli splendori del
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nostro Padre. Ed è Padre di tutti; non solo dei re, dei principi e dei signori; ma di tutti, senza distinzione, specialmente dei poveri. Sicchè, il
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Quando il re Erode seppe perchè i Magi avevano fatto quel lungo viaggio, li chiamò a sè e disse loro: - Andate, cercate questo fanciullo, e quando lo
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. Quando il feroce re non vide più tornare i Magi, si adirò e comandò che si uccidessero tutti
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il re Erode che l' ha in conto di pazzo; Pilato che per viltà lo fa flagellare; la soldataglia che l'incorona di spine. E poi la Via Crucis e la
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Una sosta. - Voi sapete - seguitava raccontando il signor Goffredo ai tre ragazzi che ascoltavano a bocca aperta - che fu il re Vittorio Emanuele II
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Calabria, per tentare di abbattere il dominio del Re delle Due Sicilie. Attilio, poco prima di partire, scriveva al padre: Mio caro Padre, Tra poche ore
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da per tutto un'attesa impaziente di grandi novità, di avvenimenti decisivi per la Patria. Anche il Re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone, e
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CARLO ALBERTO. Lo Statuto. Ma soltanto il Re di Sardegna, fra i principi regnanti in Italia, era veramente italiano e animato da sentimenti
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furono la gioia e la riconoscenza del suo popolo, e l'ammirazione degl'Italiani, che al generoso Re di Sardegna e al suo saldo e fedele esercito
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delle popolazioni insorte. Il suo sogno di mettersi alla testa degl' Italiani nella guerra per l' indipendenza nazionale diveniva realtà! Il Re volle
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In quei giorni di indescrivibile entusiasmo anche il Granduca di Toscana, il Papa, il Re delle Due Sicilie furono trascinati a mandar truppe regolari
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vecchio maresciallo potè finalmente assalire Carlo Alberto, subì a Goito una sanguinosa disfatta. Durante la battaglia il primogenito del Re
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Roma per questo fatto era stato tale, che il Papa aveva dovuto abbandonare la città e rifugiarsi presso il Re delle Due Sicilie. I Romani avevano
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VITTORIO EMANUELE II Il nuovo Re di Sardegna si mostrò infatti degno figlio del magnanimo Carlo Alberto, iniziando il suo regno con un atto di
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Savoia conosceva la via dell'esilio, non quella del disonore! Il Radetzky, dominato dal fermo contegno del Re, s'indusse a condizioni men dure e non
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lotta gloriosa; e «Re Galantuomo» fu chiamato dagli Italiani il grande Sovrano, per la sua lealtà.
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Cavour di suggerire al Re che accettasse, e in Crimea vennero inviati circa 15.000 soldati. La loro bravura ebbe modo di risaltare nella battaglia sul
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per tutti ben chiaro il significato delle ultime parole dette dal Re: ... non siamo insensibili al grido di dolore, che da tante parti d'Italia si
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i patti dell'alleanza, scese con un esercito in Italia per aiutare Vittorio Emanuele II. Il Re annunciò agli Italiani la guerra con un fiero proclama
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quel momento, inevitabile. La Provvidenza divina riserbava però ben presto un grande conforto agl'Italiani, a Giuseppe Garibaldi, al Re: la liberazione
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le armi e si disperdevano. L'eroe entrò da trionfatore in Napoli. da cui era fuggito l'ultimo re borbonico, Francesco II, per rinchiudersi tra le
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milizie in gran parte compostee di stranieri, e le popolazioni invocarono l'aiuto di Vittorio Emanuele II. Il Re diede allora ordine al suo esercito
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di varcare il confine. Vinte le truppe pontificie a Castelfidardo ed espugnata la fortezza di Ancona, l'esercito del Re proseguì verso il Napoletano
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d'Italia, sotto lo scettro del gran Re.
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! Tanto avevano potuto la lealtà ed il valore di un gran Re; l'audacia e la sapienza di un grande ministro; l'eroismo e la generosità di un grande figlio
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La morte del Cavour. Camillo di Cavour, anche dopo il trionfo, non si era concesso un istante di riposo. Voleva portare il suo Re ed il tricolore a
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episodi di eroismo. La nave Re d'Italia, al comando del conte Faà di Bruno, dopo un'impari lotta contro quattro navi nemiche, lacerata dallo sperone
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di un altro grande Re, Vittorio Emanuele III, e di un altro grande ministro. Benito Mussolini.
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invero bene a ragione egli è stato chiamato, oltre che «Re Galantuomo» anche «Padre della Patria». Oggi il corpo del gran Re riposa in Roma nel Pantheon
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chiamato il «Re Buono», il «Padre del popolo». Egli fu sempre pronto a portare il conforto delle sue amorevoli parole, il prezioso concorso della sua opera
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VITTORIO EMANUELE III. Ad Umberto I successe il figlio, Vittorio Emanuele III, il Sovrano che oggi felicemente regna. Re Vittorio Emanuele III e la
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troppo la nobile vita del «Re Buono» doveva essere troncata da uno scellerato in un terzo attentato. Il 29 luglio 1900 Umberto I ritornava, a Monza, in
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-Ungheria, che, sotto l'alta guida di S. M. il Re, duce supremo. l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915, e con fede
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a Trento, portarono trionfalmente il tricolore sino al Brennero, sbarcarono a Trieste ed a Pola. L'ordine del Re era stato eseguito: la bandiera
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nuovo Governo per la salvezza del Paese. Ottantamila fascisti entrarono nella Città Eterna, e sfilarono disciplinatissimi davanti al Re. Erano giovani
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all'altro si va fino a Roma, dove sta il Re, e sta il Papa e sta il Capo del Governo. Da questi stradoni più grossi si staccano strade più piccole, ma ancora
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più grandi città: Torino, dove regnavano i principi di Casa Savoja che liberarono l'Italia dagli stranieri e divennero re d' Italia (figura 26
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il lavoro, vi è ROMA, la città mondiale e capitale d'Italia. In essa risiede il Re ed in una parte di Roma, la città del Vaticano, risiede il Papa
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