D’un tratto è il silenzio.
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lo ferma con uno sguardo pieno d’impero e d’ironia.
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Arrivano i Mandarini, colla veste azzurra e d’oro.
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I tre Ministri stendono a terra un manto d’oro mentre Turandot ascende la scala.
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E volge intorno lo sguardo supplichevole. D’improvviso un giovine accorre, si piega sul vecchio, e prorompe in un grido.
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Poi tornano, insieme, a sedere. Nella folla corre un mormorio di stupore, subito represso dal gesto d’un dignitario.
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E sale d’impeto la scala, e i due amanti si trovano avvinti in un abbraccio, perdutamente, mentre la folla tende le braccia, getta fiori, acclama
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Si tendono alti e minacciosi i pugnali verso il Principe, stretto nella cerchia feroce e disperata. Ma d’un tratto s’odono grida tumultuose dal
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Al suo cenno vengono portati davanti al Principe sacchi, cofani, canestri ricolmi d’oro e di gemme. E i tre ministri fanno scintillare questi
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A destra sorge un padiglione a cui si accede per cinque gradini, e limitato da una tenda riccamente ricamata. Il padiglione è l’avancorpo d’uno dei
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tramutata, secondo la credenza popolare, in vampiro. E, mentre due ancelle coprono il volto di Turandot con un velo bianco trapunto d’argento, la folla
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E si slancia contro il gong. Ma d’improvviso fra lui e il disco luminoso tre misteriose figure si frappongono. Sono Ping, Pang, Pong, tre maschere
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della scala appare, seduto sull’ampio trono d’avorio, l’Imperatore Altoum. È vecchissimo, tutto bianco, venerabile, ieratico. Pare un dio che apparisca di
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