dottori; ma inutilmente. Più intrugli prendeva e più grasso diventava. Un giorno si presentò una vecchia e disse al Re: — Maestà, voi avete addosso una
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i vostri occhi son riposti in buon luogo; son nella gobba della Reginotta di Spagna. Il Re si trascinò fino al palazzo reale, dove questa abitava, e
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. - Colla fatatura, ci volle un batter d' occhi per tornare al luogo dove trovavasi l'albero che parlava. La strega non e' era, e l' albero gli disse
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ho altro. — Grazie, figliuolo; si vede il buon cuore. Accetta in ricambio quest' anellino e portalo al dito; sarà la tua fortuna. - Arrivati in quel
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, e così lo trascinassero fino al palazzo reale. Gli, altri, vista la mala parata, stettero zitti. E il Re, giunto al palazzo reale, si affacciò alla
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brontolava; ma la sentiva lei sola. Non le diè retta e continuò un altro pochino, fino al punto della sua partenza dal palazzo reale. — Zitta, zitta
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prese a pigione una casa dirimpetto al palazzo reale. Il Reuccio rimase sbalordito: — Oh, che bellezza! Oh, che bellezza! Se fosse sangue reale, la
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' andò in riva al mare. Stette mesi e mesi: tempo perduto! E a compire i tre anni restavano intanto soli otto giorni! L' ultimo giorno, tirò fuori un
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posto, davanti il popolo e la corte. Ma l'amore della figliuola gli fece dire di sì. Si rivoltò colle spalle al Nano e stette ad aspettare la pedata
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le buttò al suo mastino. La Regina stacciò di nuovo la farina, la impastò e ne fece un' altra pagnotta e un' altra stiacciata. Poi scaldò il forno di
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— Ah, gallinetta mia! L'uovo nero non lo vuol nessuno. — Portatelo al Re. — La vecchia lo portò al Re. — Che uovo è questo? — Maestà, di gallina
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: Chicchirichì! chicchirichì! Rintronava gli orecchi. E il popolo imprecava a denti stretti: — Accidempoli al galletto e a chi lo fa allevare! — Un giorno Sua
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, e aperse bottega dirimpetto al palazzo reale. La Regina volea comprar delle gioie e lo mandò a chiamare. Quello andò, e in uno scatolino a parte ci
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giunse al palazzo del mago, e picchiò tre volte al portone. — Temerario, temerario! che cosa vieni a fare fin qui? — Se tu sei mago davvero, devi
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Il giovinotto non avea viso di presentarsi al Re; ma saputo che la Reginotta se l'era cavata con poche scottature, perchè tutti quei della Corte
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! Maestà! - Lei, sbadatamente, si volta, e si trova tornata al puntò d' onde era partita. — Pazienza! ricomincerò. — La seconda volta, più in là di mezza
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fermava: — Serpentina, dove tu sei? — Maestà, in mezzo al bosco. - Ora la voce era più vicina. — E che tu fai? — Maestà, ho troppo caldo. - Il Re
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non si teneva questa fortuna per sè sola; faceva spesso la carità a tutte le persone bisognose al par di lei, ed era già diventata una benedizione
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altro soldo e diede questo in cambio di quello al cenciaiuolo. Ma gliene incolse male. La prima volta che disse: — Soldino mio, vo' mille lire
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' è una condizione: Chi vuole la mia figliuola Dee star sette anni alla pioggia e al sole; E se sette anni alla pioggia e al sole non sta, Fosse chi
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luna e del sole sarebbe stata sua sposa! E lui se ne tornerebbe al palazzo reale, Re come prima e più beato di prima! Ma la sua disgrazia volle che
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vera mamma siete voi! — cominciò a odiarla terribilmente, come se non fosse stata sua figliuola. E una volta disse al Re: — Maestà, no, costei non è la
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-di-rospo stava per farle! - Il brutto scherzo fu che il Reuccio, uscito dal canile, disse al Re: — Maestà, vi chieggo la mano di Testa-di- rospo. — La
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più quella schifosa testa di rospo; ma era così bella, che, al paragone, la Gigliolina, bella e bianca come un giglio, sarebbe parsa proprio una
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quella caccia ai topi per diventare baroni, fu uno spasso per tutto il regno. Il Re, ogni volta che gli portavano al palazzo un centinaio di topi
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rosicchiati dai topi! Ma questo non fu nulla. I Ministri portavano al Re i decreti da firmare; e, il giorno dopo, le carte trovavnnsi rosicchiate proprio dov
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? Vuoi dell' oro? — Tenetevi ogni cosa. Sarà quel che sarà! - E andò via. Il Re disse al cardellino — Ora che ti ho tra le mani, ti vo' martoriare. - Il
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quelle fiabe, ora che i bambini non volevano più sentirle, perchè le sapevano tutti a mente? — Pensò di regalarle al mago Tre-Pi, per metterle nei
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grazia e ti verrà concessa. Ma per la Reginotta néttati la bocca. — Maestà, e la vostra parola? — Le parole se le porta il vento. — Quando sarete al
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dovea seguirli. Camminarono due giorni, e al terzo, verso il tramonto, giunsero in una pianura. Lì c' era la torre incantata, senza porta e senza
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scottarsi? Doveva fare come al solito. — Ranocchino, porgi il ditino! - Ranocchino porse il ditino alla Reginotta..., e chi uscì fuori? Un bel giovane che
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faccia. Lei disse: — Andiamo a presentarci al Re mio padre. Son tredici anni che non mi vede: - Al portone del palazzo reale non volevano lasciarla passare
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è vero! - Le sbucò addosso un animale feroce e andò a divorarsela nel bosco. — Ah, figliolina mia! Non, è vero! — Faceva il chiasso in riva al fiume e
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sonno, pensava al babbo e alla mamma: — Chi sa se più si ricordano di me? Forse mi credono morta! - E piangeva sui guanciali; quand' ecco sente buttar
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domani. — Fatevi coraggio! — disse la vecchiarella. E picchiò forte al. portone. — Chi è? chi cercate? — All' urlo del Lupo Mannaro tutto il palazzo
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Serpentina in pericolo, o la Reginotta che mi moriva di languore per Ranocchino, o il Re che faceva la terza prova di star sette anni alla pioggia e al sole
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Pagina Prefazione
IL SOLDO BUCATO C' era una volta una povera donna rimasta vedova con un figliolino al petto. Era di cattiva salute, e con quel bimbo da allattare
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si svegliò, non trovò più la Reginotta. Cerca, chiama per, tutto il giardino; nulla! La bimba era scomparsa. Come presentarsi al Re, che andava matto
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' è chi li pagherebbe tre volte più della stima. — Questi sassi son per me; Non li cederei neppure al Re. — Compare, volete disfarvi di questi quattro
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arrivava a spuntare. Una bella giornata eh' era freddino, la Regina s' era messa davanti il palazzo reale per riscaldarsi al sole. Passa una
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, sdegnato, ordinò che al forestiere si tagliasse la testa. — Maestà, se i vostri corrieri han cercato male, che colpa ne ho io? Cerchino meglio. - Questa
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disse al padre: — Maestà, perchè tenermi rinchiusa qui ? Lasciatemi andar pel mondo. Il cuore mi presagisce che troverò la mia fortuna. — Il Re non
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in casa con quel po' p0' di caldo?... Le vicine si stillavano il cervello. — O fornaie, venite fuori al fresco, venite! — Si sta più fresche in casa
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diedero a canzonare la sorella minore: — Che volete? Chi tardi arriva male alloggia. Dovea venire al mondo la prima. - Lei zitta. Il giorno dopo andò
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Pagina Titolo
pupilla degli occhi. Un giorno venne uno, e disse al Re: — Maestà, passavo pel bosco qui vicino, e incontrai l'Uomo selvaggio. Mi disse: Vai dal Re, e
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, le tende, ogni cosa disparve; e quel povero diavolo si trovò solo in mezzo al bosco, e non sapeva se fosse stato sveglio o pure avesse sognato. Cammina
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