camminare!. - C'è chi è peggio di te, figliuola mia. Tu hai tuo padre che ti vuol bene, e tanti fiori nel giardino. - Se mio padre m'avesse voluto bene
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di qua! Carbonella di là! - Perché insudici tutto, Carbonella? - Per farvelo lavare più presto. - Brava Carbonella! E perché ti arrabbi quando i
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non ti lasci prendere? E il pettirosso rispondeva con un rapido trillo, quasi dicesse: - Questo no! - Pettirosso, mi vuoi bene? E il pettirosso
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mamma? - Non li ho mai visti. E tu? - Non li ho mai visti neppur io. - Come ti chiami? - Non lo so. E tu? - Non lo so. Uguali in tutto, come fratelli
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! - Intanto ti abbiamo conciato noi, Radichetta! La mattina in cui egli compiva i quindici anni, la madre lo prese su le ginocchia (era già alto tre
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dovesse vederla, da un momento all'altro, mutarsi in una creaturina di carne e ossa. - É strano, - diceva al marito - non ti sembra che prenda di
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tra i lupini! Ed io niente! E faceva saltar per aria, stizzosamente, i lupini che aveva davanti. - Domani ti accompagno io. Voglio vederci chiaro
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? - Sì, poi son diventate gusci di chiocciole. - E ti sei fatto segare le braccia per guadagnare quel tesoro? - Per rompere l'incanto ci voleva l'uomo
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andare e venire la spola tra l'ordito del telaio, comare Formica cantava: Vola, spolina mia, vola, spolina! Non ti arrestare mal, spolina cara; Trama di
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cautela sul letto? - Ti ho portato un figliolino. - Di cenci? - Di carne e ossa. Guarda! Era davvero un bel bambino roseo, biondo, che dormiva
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del ramaio aveva una voglia di fragola sotto l'ascella, e Cingallegra non l'ha. Cingallegra è figlia di Principi. Ti basti di saper questo. Infatti
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! - strillò il taverniere. E poi ti romperò la testa colla mia casseruola! Uno scoppio di risa immenso accolse la risposta del taverniere, ma non rise
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che io non ti avessi mai veduta! Le tue mille e mille seduzioni hanno fatto di me un miserabile bucaniere, un macellaio delle foreste di San Domingo
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meticcio. - Volevi tu che lo scannasse in pieno giorno? - Poteva aspettare la sera e portarlo via. - A tutto non si pensa sempre ... eccoli ... non ti
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. - Nessuno ha mai tenuto testa a El Valiente. - È il vostro nome di battaglia? - Sí, signor mio. - Allora ti farò vedere una cosa strabiliante. - Quale? - Di
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dei dintorni. - Cominciavo a temere che ti avessero preso od appiccato. - Niente affatto, signor conte, - rispose il lupo di mare. Quando vi è con me
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. Sbrigatevi ad aprire la porta; abbiamo molta fretta. - E non ti hanno dato nessuna carta? - Non sono un soldato, io? - È vero, ma ci hanno dato anche il
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io. - Il diavolo ti porti all'inferno, - brontolò il guascone, facendo una brutta smorfia. - Quel furfante guasterà tutto. Se ti posso prendere
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vedervi. - Ti ha detto chi è? - Il signor marchese di Montelimar. Il Consigliere aveva fatto un salto. - Tu devi aver udito male. - No, padrone
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provato mai alcuna affezione per le grosse palle che tagliano in due senza nemmeno dirvi: guarda che ti ammazzo, imbecille! I filibustieri infatti, messe
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sott'acqua. - Lo so bene - rispose il conte. - Ed appunto per questo ti ho arruolato. - Non sarà quindi una faccenda difficile per me calarmi
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che io volevo. - Ho ancora cinque palle a mia disposizione, capitano - rispose il basco. - Non ti disperare però: anche una penna è qualche cosa e
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, entrava facendo un profondo inchino. - Hai fatto quanto ti ho detto? - chiese la marchesa. - Sí, padrona. - Hai potuto accostare la fregata senza destare
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spada e di sciabola. - Se cosí non fosse, il signor di Ventimiglia, il nipote del famoso Corsaro Nero, non ti avrebbe scelto per accompagnarlo. - Tu hai
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, chiamò il negro che fumava sul primo gradino della scalinata e gli consegnò l'alabarda, dicendogli: - Prendi il mio posto e questa sera ti pagherò un
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quattrocento metri. - Coraggio, mio morello! - gridò il guascone. - Quando giungerà il buon momento fucileremo anche noi quelli che ti fanno tanto sudare. Non
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parli ancora ti uccido, miserabile! Seguí un profondo silenzio, poi la voce del sergente si fece ancora udire: - Via, piccini! Quei birbanti non devono
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