sfumare ad agio, rallentandosi in tal modo l’essiccamento dei colori. Ma, come osserva sir Eastlake, tale ripiego non sarebbe applicabile sui muri e
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Sir L. Eastlake, partendo da un diligentissimo esame di vecchie formule di vernici, crede doversi ritenere dimostrato che si trattasse di vernice
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Montabert, e l’inglese Sir C. L. Eastlake (1), con erudizione meravigliosa, abbia spremuto da una congerie di codici, documenti e tradizioni quanto poteva
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bizantini favevano vernici con resine sciolte in oli seccativi molti secoli prima che si dipingesse ad olio, ond’è presumibile, come ritiene sir Eastlake
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applicazioni nelle epoche storiche dell’arte, tentativo già fatto dall’Eastlake in modo forse insuperabile, eppure rimasto sterile di risultati pratici
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era scopo principale fare lucidi gli encausti ed i musaici e, come scrive l’Eastlake: «Lustre erano ed anzi lucide chiamavansi le vernici del medio evo
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’Eastlake, pure si possa risparmiare di vedere, come oggidì, il restauratore giudice e parte in causa, è migliore partito, anzichè perdere tempo e
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, secondo Sir Eastlake, il Winckelmann sulle pitture murali di Pompei; nè ciò basterebbe ancora a spiegarne il processo vero, nè a conchiudere che i
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acqua di calce, metodo che sir Eastlake diceva in uso ancora in Italia e a Monaco, che si poteva lavare ed era resistente quanto l’affresco e riescire più
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tempo. La scomparsa del giallo è la causa del disgustoso colore azzurro rimasto al fogliame di tante opere fiamminghe, ciò che, secondo l’Eastlake, indica
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insigne di Sir C. L. Eastlake, ebbero un divinatore più oscuro ma non meno competente nelle cose tecniche dell’arte in Lorenzo Marcucci, il quale
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