(Dalle finestre, i vicini buttano orzo addosso agli sposi gridando: Salute e figli maschi! - MASTRO NUNZIO spalanca il portone. Entrano COLA, MASSAIO
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spettatore, la casa di massaio Paolo con la porta spalancata e due finestre con vasi di garofani e di basilico. A sinistra, altra casa con scala esteriore. A
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Mobili di quercia intagliati. A destra, camera da letto di Fritz, a sinistra, porta della cucina e porta d’ingresso. In fondo, due grandi finestre a
A destra la fattoria: larga tettoia sporgente, finestre a piccoli vetri ottangolari, scala esterna con ringhiera di legno, che conduce al primo piano
comperato nulla. Le cose più belle in questo polveroso palaz- zo, dove le finestre mostrano ancora i loro vetri tondi, ondulati dal centro alla periferia
, che oggi mi è occasione di rimorsi e di paure. Ieri sera nevicava, tirava vento, si sentivano certe voci lugubri a tutte le finestre ed a tutti gli
, sotto le finestre dei principali alberghi. Una delle più recenti can- zonette principiava: Vieni la barca è pronta - vieni l'auretta spira... Il
avevano sull'orlo delle strisce scintillanti. Le finestre spalancate delle Pro- curatie Vecchie lasciavano vedere le allegre sale illuminate. La loggia
ornavano finestre e botteghe, con le bande che suonavano, e gli stendardi che sventolavano, e la folla che si pigiava, e le frittelle di Zamaria de le
raggi quasi orizzontalmente dalle finestre della facciata sino all'altar maggiore, gettando su questo la luce infiammata del tramonto e facendo
equivoco, quasi di strada male abitata e mal sicura: una via senza tetraggine, ma spirante la diffidenza delle chiuse finestre, dei balconi scarsamente
, vide. Vide, dalle due finestre del quartierino che davano sul cortiletto, una sbarrata e l'altra con uno scuretto socchiuso, donde, un minuto
, mise una chiave nella toppa e schiuse il portone. Essa e il dottore attraversarono prima un gelido cortile dove sporgevano una quantità di finestre dalle
strade inferiori e superiori. Dai primi piani, finestre e balconi, una siepe vivente e variocolorata di donne ondeggiava; ed era un palpito lungo, una
sporco di acque sudicie, di cortecce di frutta, di un cappellaccio feminile, sfondato, buttato in un cantuccio; e delle finestre di un primo piano, tre
vacillare le porte, le finestre e i pavimenti, con quel tetro fragore. Ogni tanto, il misterioso rumore si andava chetando, taceva: dopo una pausa di qualche
ondeggiavano dai balconi, dalle finestre, dalle terrazze. Massime in piazza San Domenico Maggiore, i palazzi De'Sangro e Saluzzo, antichissimi, erano
. Dalle finestre del primo piano si vedevano i sobborghi napoletani della via Reclusorio, della stazione ferroviaria e le paludi fuori Napoli e la
mura eran piene di ragnateli: i vetri delle finestre erano coperti dalla polvere e un puzzo di sporco, di stantio, di muffito, afferrava alla gola. Ed
reprimeva con un gesto, indicando loro le finestre, le porte: arrivò, a un momento, a indicar loro Bianca Maria: il marchese fece un gesto largo