serra serra vedevano e sentivano tutto. I più bassi istinti, domati nella vita ordinaria dalla fatiche, o dormenti nella quiete solitaria dei campi
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dare, neppur di parole. E giusto io pensavo, mentre egli diceva che dopo una giornata di fatiche non trovava sulla tavola che una zuppa di brodo di
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sulle ginocchia e il capo abbandonato sulle braccia, mostrando i colli magri e rugosi, che raccontavano cinquant'anni di fatiche senza compenso. Mentre
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delle loro fatiche straordinarie: perchè, durante la tempesta, tutti erano stati chiamati, dovendo quelli che lavoravano ai fuochi esser tenuti ritti a
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altri, - sciocchi, - che parevano smaniosi di ritornare alle fatiche e agli affanni d'ogni giorno, come se quelle tre settimane di navigazione non
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fiaccato dalle fatiche, il germe d'una malattia che li avrebbe uccisi nel nuovo mondo. E avevo un bel pensare alle cagioni remote e complesse di quella
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lasciar supporre che potesse staccarsene mai più. Guido Aspertini, allievo di Ercole Roberti, pieno d’ingegno, s’era accasciato sotto le fatiche e i
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la sua povera mamma, che pareva viva, nella sua persona mal ridotta dall'età e dalle fatiche, vestita di una sottana poverella poverella di cotone