discreto e di fine, concorrendo tutti ad un’armonia incantevole bisbigliata a mezza voce, eppur limpidissima. Nessun colore mai che urli; tutti hanno
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radioso di speranze che non ebbero il loro adempimento; Lippo di Dalmasio, che verso la fine di quel secolo medesimo raccoglie il retaggio giacente di
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blandi e pietosi ove il pennello è passato come una carezza, da quelle narici d’un taglio sì fine, da quelle labbra ove la mano s’è intrattenuta a
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due corone sulle teste di Cecilia e di Valeriano, inginocchiati davanti a lui con tale atto rispettoso a cui la fine esecuzione accresce efficacia
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non tocco; chi si fa ideale delle opere di un altro, ha il suo fine sì daccosto che lo afferra, e, maneggiandolo sempre, inconsapevolmente lo sfigura
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documenti della fine infelice ove necessariamente doveva arrivare l’artista, in cui forse, per suggestione di amor paterno; Francesco Francia avea
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