e più sobrio. Giacchè la disposizione d’animo con cui andiamo ad ascoltare un discorso non è la medesima che ci guida alla lettura d’un lavoro
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a titolo di onore qui nomino, poichè egli ha dottrina comparabile a quella dei più valorosi scrittori stranieri di cose d’arte, e forse li supera per
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, rimangono quasi tutte. Ma che i posteri ritengano come definitivi i criteri d’adesso, e travolgano tutti i secentisti nel loro disprezzo, io non lo credo
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Guido Reni, come quegli che la fama avea sollevato di più fra tutti i secentisti d’Italia e di cui l'influenza s’era più o meno prolungata quasi a
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anche dell’accoglienza dei conti Bolognini, che, impietositi per questo giovane straniero, impacciato a parlare, un po’ruvido e solitario, ma pieno d
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facoltà della mano. Michele è veramente un celeste, il cui volto meraviglioso par che scintilli d’una luce ch’è fuor della nostra natura; la chioma
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Caravaggio. Quel vigoroso lumeggiare, quella saldezza d’impasti, quella quasi brutalità di metodo nel trattar le mestiche, quella sdegnosa contraddizione a
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misurato dirà mai che, sfrondata di molti eccessi ed obbligata ad andar in compagnia di altre cagioni, che il Taine le aveva allontanate d’intorno
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qualcosa di sommesso e di placido, e si chiamano amichevolmente tra loro e, quasi direi, si abbracciano con affetto, ridendo d’un riso tenue e pacato
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degno d’intendere la più alta esplicazione d’arte antica asservita al principio cristiano, nessun altro era più atto a rifecondarla perchè desse nuovo
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alterarne punto le forme, bellissimi esempi di questo tipo sono alcune donne introdotte nella favola d’Arianna, vastissima tela conservata a Roma nella
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tempo: le contesse Barbazzi e De Bianchi. Ma più accertato è ch’egli sul far del mattino solea nascondersi dietro i pilastri delle chiese o nell’ombra d
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devono restar nella storia come mirabile creazione di uno spirito in cui il vigore d’un altissimo pensiero aveva a suo servigio la più invidiabile
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dinanzi alla croce, commosso d’esser fatto degno di morire in tal guisa. Non decade chi ha potuto sentir nell’anima la poesia della pagana mitologia e
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larghezza, le forme giovanili e muliebri mirare a più venustà, il colore sciogliersi da quello squallore d’intonazione e divenire più succoso e più vago
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quand’era maturo d’età e d’intelletto, il Francia abbia volontariamente prescelto a maestro chi si presentava al suo giudizio più degno d'insegnare
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ferrarese avrebbe fatto sì grande sacrificio d’amor proprio da scambiare affatto i termini di rapporto. Ma un atto tale di riverenza al bolognese e di
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’ingegni forti, che somiglia alla riservatezza d’una bella pudica. E quella circospezione rispettosa, che infine è desiderio di non deviare la mano fuor
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Pago di Firenze avea preparato, e, presa in mano la cazzuola d’argento, murò la prima pietra del palazzo che voleva edificare.
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camminano rasente ai grandi e sicuri possessori della forma, serbando sempre un po’d’acerbezza di frutto immaturo. Ha delle esitazioni; gli manca il
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penetra diffusa o per riflesso, non è percettibile allo sguardo. Nei ruscellini d’erba, nei fiori, nei capelli e nelle barbe, negli alberi lontani, nelle
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, che lo regge, è atteggiata a dolore, ma a condizione che questo non tolga la piacevole armonia dei lineamenti; un angelo prega, ed è la preghiera d
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blandi e pietosi ove il pennello è passato come una carezza, da quelle narici d’un taglio sì fine, da quelle labbra ove la mano s’è intrattenuta a
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suo il famoso ritratto d’uomo vestito di nero, gioiello della galleria del Louvre, quel ritratto che un consesso di dotti, circa trent’anni or sono
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come il sommoversi per terremoto d’una massa liquida sempre tranquilla: alla superficie del lago appare insolito increspamento; ma il terremoto è
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senza dubbio abbellire, potesse annoverarsi una Pace niellata da lui una croce sfolgorante d’oro, di gemme e di smalti. Ma, lungi dall’idea di
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lasciar supporre che potesse staccarsene mai più. Guido Aspertini, allievo di Ercole Roberti, pieno d’ingegno, s’era accasciato sotto le fatiche e i
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Forse tra questi giovani ce n’era di quelli che si ricordavano d’un piccolo Presepio dipinto da Raffaello, certo di maniera umbro-fiorentina
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parte d’Italia questo grande artista sia stato consultato, imitato, seguito con tanta devozione quanto a Bologna; giacchè, per esser giusti, gli stessi
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tecniche, che allacciavano talmente l’intelletto e le mani d’un giovane, da non lasciargli la libertà di trasportarsi ad un’altra scuola troppo
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Se nel raffaellismo bolognese avessero grandeggiato uomini d’alto ingegno, se, invece d’una servile adozione della parte estrinseca di quell’arte, ci
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, troppo rossa d’intonazione, ma per disegno, per garbo di atti e di volti abbastanza buona. Nulla palesa in questo artista il proposito di dipartirsi dalle
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iniziativa, ma ravvolto meschinamente, intricato e stretto nei legami della scuola, ch’ei porta male, pieno d! perplessità e di paure, le quali
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Il bisogno di affrettarmi m’impedisce d’intrattenermi a ragionare dell’Assunzione in S. Martino, opera pregevolissima, di cui Corrado Ricci fa onore
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concetto d’imitazione, ricusandosi ad ogni colloquio diretto colla natura, a poco a poco non si ceda tutto alle abitudini della pratica quotidiana, le
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, condannando tuttociò che minacciava d’intorbidarla o di sostituirlesi, anzi chiudendo gli occhi per non vedere lo sfregio, come credenti innanzi a cui si
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di secondo o terzo grado nascondere l’enorme pressione, volontariamente impostasi, d’un ingegno maggiore; quindi nessuna libertà d’incesso, nessuna
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, a mettere d’accordo questo concetto colla sentenza, da lui data in altro libro, della superiorità del Francia su Raffaello, convien proclamare
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Ho detto che è facile distinguere l’un dall’altro questi due artisti. Il Bagnacavallo è coloritore più succoso, più armonioso. C’è un suo quadro d
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Nello stesso luogo abbiamo altri affreschi d’Innocenzo: il Transito della Madonna nella curvatura del nicchione di fondo, l’Assunzione nel catino, l
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Perugino, che non ha col Francia solamente la comunanza di tal sorte, ma notevoli analogie d’ingegno e di stile, fin qui non abbastanza descritte dalla
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Altre opere d’Innocenzo restano a Bologna in S. Maria dei Servi, in S. Salvatore, in S. Giacomo. Sempre è lo stesso principio di imitazione che vi
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’idea di quel ch’ei valesse come pittore di tavole d’altare, si guardi lo Sposalizio della Madonna in pinacoteca. L’imitazione di Raffaello c’è; ma
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Francia anch’esso. Certo è che, se il Francia, come dissi nella mia conferenza precedente, ebbe analogie col Perugino per natura d’ingegno e di stile
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