con vivacità strana. —Il marchese Danei — rispose la contessa. —La solita pozione per questa notte — continuò il medico, come se avesse dimenticato
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. Ora, allo squillare del campanello si rizzò con un tremito nervoso. Tornò a sedere, calma, con le mani in croce sulle ginocchia. Il marchese si fermò
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congratularsi dei due fortunati avvenimenti in una volta. Il marchese Danei era un partito convenientissimo; e se un qualche indiscreto arrischiò delle
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passarono insieme pel cancello. Intanto balbettava: — Bice? come sta? Fuori era fermo il piccolo coupé del marchese, col servitore accanto allo sportello
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ricordi, sindaco! quando il cappellano-fattore?segretario del marchese di Monticella nel fare stampare la lettera di morte della signora marchesa ci mise
paragoni come: "... spira un freddo acuto che sa d'aceto" e "... il marchese diventò per la rabbia una frittata verde". Più largamente si spiegava la
Quando il marchese d'Aragona giunse, alle sette meno dieci minuti, come vuole la consuetudine, Checchina era ancora in camera sua, a vestirsi. Aveva
soprabito: - Sai, ho invitato a pranzo il marchese d'Aragona. Ella si fermò dallo spazzolare, immediatamente. - Capisci - continuò il marito, senza voltarsi
vederselo inginocchiato innanzi, il bel marchese d'Aragona, in quella cucina umida e buia; e cominciò a tremare tutta e tutto le girò intorno
Al mattino seguente il marchese d'Aragona mandò alla signora Primicerio un mazzo di rose bianche e di vainiglia. Toto era uscito. Checchina si faceva
provinciale febbricitante, lo mandava il marchese di Aragona. Toto si dètte da fare, chiuse la porta dello studio, lo interrogò lungamente, gli scrisse una