rende di pubblica ragione quella lettera, e in tutta Italia si ripete una frase incredibile di essa: facciamo quattrini colle immancabili speculazioni e
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facciamo sagrifizio di lire mille e le presentiamo inoltre un avvenire. Naturalmente la cambiale è in nostre mani e sarà rinnovata alla scadenza fino a
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subitaneo pudore. - Enrico, non facciamo confusioni! Restiamo amici, restiamo quello che dobbiamo essere. Per quanto un uomo abbia accortezza o
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fargli il prestito gli facciamo uno di quei servizi che si chiamano impagabili. Non è vero? Forse gli salviamo l'onore... Forse la vita! Chi lo sa? Se
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partire? - Allora sì. - Ti bastano duemila franchi? - Peuh! Facciamo tre. Aldo si alzò, e andava difilato allo scrigno, quando un dubbio lo fece
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scadenze del figliuol prodigo. Don Ignazio ne fu spaventato. E sapeva che Marliani non era il solo creditore. - Cosa facciamo? - domandò egli dopo
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non lo so. - Noi non possiamo dir niente - rispose il delegato con un sorriso eloquente. - Noi siamo qui per sentire e non per insegnare. Non facciamo
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pranzo dei casi al secondo martedì dopo Pasqua. - Che cosa ne facciamo adesso di tutta questa roba? - disse il prevosto alla sua Marcellina, con le
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suoi figliuoli. E poi, antichità! antichità... Facciamo fra tutti una cosa: pigliamo il nostro buon senso con due mani, acciocché non ci scappi, e
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