stranissimi, quando si sentiva o stanca o sazia, tornava, per contrasto, al marito. E allora erano settimane d'idillio, che lo rendevano felice, pover'uomo
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dallo sforzo, su la poltrona. E rovesciata la testa, socchiudendo gli occhi, mormorava a fior di labbra: - Sono felice; non voglio piú morire! ... Siedi
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felice! Bisogna che ti dica subito queste due parole: le capirai meglio quando avrai letto fino all'ultima riga. Sono felice! Se ancora me le tenessi
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diffidente; ci siamo conosciuti cosí poco! ... E poi, tu eri felice da scapolo ... Avevi molto da perdere sposandomi, e niente da guadagnare
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strappato il tuo segreto; ero felice nella mia desolazione; ti avevo visto piangere! Che potevo pretendere di piú? Ma ogni speranza mi era chiusa. Oh
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domestica, la bella indifferenza, la graziosa ironia per le false agitazioni del cuore, l'ingenuo egoismo d'indolente felice; bensí la convinzione della
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avvenimento reale di cui mi fosse rimasto traccia nella memoria. Mi sembravano proprio la continuazione del tempo felice ch'ella rifugiavasi tra le mie
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famiglia! E, a giorni, come fui felice per la sola illusione di avere, con un miracolo dell'amore, veduto davvero! - Ma scusi, Delfina! - balbettai io, che a
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qualche cosa di piú, un'amica, si sentiva felice. - Beata giovinezza! - esclamava Cecilia nel suo interno. Però non si mostrava sempre del medesimo umore
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felice? - Ahimè, poverina! - esclamai. - La colpa è un po' anche sua! - fece ella sorridendo e piegando di lato il collo per guardarmi negli occhi
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di madre immacolata e felice, si sentiva intanto sussultar nel seno quell'altra con festoso anelare alla luce, con vivo senso d'allegrezza pel vicino
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. Avrebbe voluto vederla anzi allegra, sorridente, felice; e se le fosse sfuggito finalmente uno di quei gridi che soltanto la giovinezza e l'amore son
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castelli in aria e mi confortavo con essi: mi sentivo felice! Quando si è cadute in questa miseria non abbiamo altra smania che di uscirne. Ci illudiamo
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un'immensa so litudine, fra le vaste ruine d'un mondo una volta animato. E si sentiva felice, e s'inorgogliva di se stesso. - Come era superiore a
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soffrire! - Io triste? - rispose sorridendo, ma in maniera che il sorriso ne smentiva le parole. - Non son mai stata tanto felice! - Temi sempre che il
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mente e del mio cuore e mi faceva vivere piú di sensazioni che di sentimenti, proprio come una felice creatura della Grecia antica. Però in quei giorni
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lieto divoro. E in quel momento ero piú che lieto, felice. Di che? Di nulla; di vedermela lí innanzi, di sentirla parlare, di riflettere che quella notte
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