dei ritratti molto notevoli per brio di fattura; ma ora, pieno il cervello delle sue scoperte, volando ne’ cieli dell’arte vecchia, si contenta di
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ostinata teoria, per portarla quindi involontariamente ma inevitabilmente all’estremo delle sue conseguenze, diventerebbero più pitocchi pedanti dei
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bagna sempre le sue architetture nell’atmosfera veneziana; non dà abbastanza solidità ed ampiezza a’ suoi terreni, nè sfondo a’ suoi sfondi: insomma non
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ombre sono negre e ferrigne; ma sovente anche nelle sue tele sgorbiatesi scoprono due somme e tanto rare virtù: la verità e la vita. Uno de’ migliori
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contentò di condannare l’artefice ad emendare il suo quadro entro tre mesi e a sue spese. Il Veronese non emendò niente e continuò a dipingere come gli
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Ne’ quadri dello Zezzo, anche in quelli che non sono incipriati, v’è un certo che di affettato; ma parecchie delle sue mezze figure sono stupende per
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accademico. Le sue opere sono vere, son nobili; nella natura mette qualche cosa di greco, ma questa lega è formata con l’aiuto di un poco di pedanteria, la
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semplice e più logica di questa terra: le sue forme disparate s’accordano, i suoi colori smaglianti si unificano. Gli è che lo spirito di chi entra in
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Non diciamo che la povera regina dei mari debba essere condannata, in grazia dell’arte, ad una sempiterna sudicerìa, e che, dove occorra, le sue
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chiesa di Oppeano e qualche altra figura; ma tornò presto, e fece bene, alle sue frutta, a’suoi animali, alle sue frasche, insegnando coll'esempio l'arte
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Sansovino, lavorò a Padova assai; e il veronese Sammicheli vi fece una delle sue belle cose, il monumento al Bembo, nella chiesa del Santo, ch’è piena zeppa
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, come l’ha fatta natura, è sbalzata dal letto non ancora ben sveglia. Solleva il gomito destro, puntando la mano con forza dietro la nuca; le sue gambe
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opere del Grita escono dalle sue viscere; chi non le rispetta non le ha guardate abbastanza o le ha guardate con animo di trovarle brutte: la quale cosa
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dipingendo le sue prime tele, non è bizzarro che la fama non gridi; ma un altro è da un pezzo con tanta sollecitudine richiesto di opere dal Goupil
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placidamente insieme. Le sue mezze figure, grandi al vero, di donna paiono castellane sentimentali e candide, prima che abbiano trovato il loro menestrello
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dipingere poco ancora; ma già nelle sue tele mette sè stesso. Le sue ispirazioni vengono, si vede, dal suo bel San Gimignano, da’suoi cari colli
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— E si può egli a Roma — ripigliai — godersi un solo dì di quiete? Il demonio della curiosità non vi caccia egli innanzi con le sue ferule infuocate
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, se a Roma la civiltà moderna trionfasse, il suo bieco racconto; e il cortiletto con le sue colonnine tozze, con i suoi muri screpolati e anneriti dal
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per freddezza, d’accanto alle cose romane antiche riesce, in grazia delle sue buone intenzioni, piacente no, ma tollerabile. Del resto a imitare
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, con le sue composizioni elegantissime di figure snelle e le prospettive ed i fregii; il cortiletto rosso, in cui il sole doveva sembrare tanto gaio
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Segue la piatterìa di Faenza, di Urbino, di Pesaro, di Gubbio, di Castel Durante, di Firenze, di Cafaggiolo, con le sue storie, dipinte da pittore
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fervida, che insieme eccita e rasserena e rallegra. La vecchia favola sulla origine delle colonne greche, che la ionica con le sue volute intendesse imitare
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dall'Andran, non c’è paragone: fiori, ghirlande, un pavone all’alto con le sue gaie penne variopinte, putti ridenti, animali, tutto eseguito meno
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, ma col carboncino e con la matita. E il d’Azeglio, così schietto sempre con sè e così veggente giudice delle sue opere in tutto il resto, nota che il
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Questa Milano, che in pochi anni ha visto alzarsi di pianta le sue più belle vie lì dov’erano degli orti e delle casupole, e quasi per incanto un
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Ma chi era più manierato di lui, chi cercava gli sfondi con mezzi più complicati? Il primo anno che questo studiatore della natura espose le sue
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Il Cremona pare che si contenti di garbare a sè stesso ed all’arte. Le sue cose non sono mai ammirate da molti, ed è raro che i commettenti non se ne
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superbia, superiore a quella della maggior parte dei mortali. Le sue Satire, nella loro vana prosopopea di citazioni classiche, sono una monotona
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prontamente la individualità dell’autore, e il genio, come abbiamo detto, sembra tanto più grande, quanto le opere sue appariscono meno contrappesate
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bene pasciuta, avrebbero fatto meglio di provvedere, acciocché le sue forme, troppo ridondanti anche per il rispetto dell’arte, non andassero a fare
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fondo dell'animo suo, ecco che scopri di esserti ingannato; ed a brevi intervalli le sue parole ti sembrano la voce della verità e la voce della più
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vengono tributati, massime per l’altezza delle sue intenzioni, dignitose in fatti e — per quanto l’arte può educare in cose fuori di sè — educatrici. Ma
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egli con il buon giudizio e con la sapientissima pazienza dà l’ultima mano alle sue creazioni. È incontentabile nella novità iniziale da una parte, e
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Il Monteverde, abile com’è, non ha mai commesso una simile colpa; le sue statue o stanno da sè, o si compiono con lievissimo aiuto della mente dello
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Questo Nerone è una donnaccia. Le sue mani sono polpute, le sue braccia e le sue spalle cicciose; non ride, sghignazza; al collo ha una collana, alle
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, guardando una formosa Frine e poche altre sue gentili compagne, noi non ci sentiamo la virtù di quel povero ciabattiere, di cui parla messer Giovanni Villani
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di speculatori, che comperò il quadro a grandissimo prezzo e lo circonda così delle sue cure interessatamente amorevoli, lo esporrà per danaro
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Mentre la Russia, che pur s’adopera a ritrarre la natura e i costumi delle sue provincie, mostra come vada accattando le forme dell’arte a Monaco, a
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Ma, mentre la Norvegia si contenta delle sue nevi, l'Inghilterra vorrebbe diradar le sue nebbie. Il Gilbert ed il Dobson, scordando che ogni metodo
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Come sono vere quelle sue spigolatrici che, dopo il tramonto del sole, parte confuse con le tinte già brune del campo mietuto, parte staccanti sul
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Merita di stargli accanto Beniamino Vautier, grande pensatore di cose modeste e famigliari, coloritore sodo e morbido, sebbene un poco oleoso. Le sue
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, che scaglia sulle sue bestie, che sparpaglia nelle sue vie, e che gode ne’ suoi lieti paesaggi. La sua tavolozza è di cenci Variopinti, di bucce d
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Il quadro del Michetti, se si guarda indipendentemente da certe parti sue quasi estrinseche e dalla cornice, è un’opera molto ragionevole, molto
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dicevamo in principio, e quando non contenesse il germe di una idea, la quale può, una volta o l'altra, diventare feconda. Togliere alla cornice le sue
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Non riparleremo dei dipinti, di cui si ragionò tempo addietro: dell'Esopo, per esempio, tornato a esporre dal Fontana insieme alle sue mezze figure
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via fiancheggiata di basse case: opera non tanto sottile nella intenzione pittorica quanto costumi per solito nelle cose sue l’artista fiorentino. E in
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altre sue statue, sa come egli, volendo il bello nel vero, cercasse, stentando e faticando settimane, mesi, il bello e il vero più schietti.
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Egli che raccontava con tanto garbo le sue molte scappatelle giovanili, egli che aveva lo scherzo libero senza malignità verso gli altri, ma senza
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lente due lagrime sulle sue guance, perchè egli vedeva con gli occhi della fantasia il bello così alto, che le ali del suo nobile genio non bastavano a
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L’arte veneziana è anche singolarissima nella rapidità delle sue vicende. La porta della Carta ad archi fiammeggianti, ad arzigogoli, a trafori,, con
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