Si trascina dietro un piccolo carrozzino sul quale sono riposti gli utensili del suo mestiere, e grida con voce lamentosa: — Chi ccià ttigami
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È un giuoco identico al precedente. La differenza sta solo in questo, che cioè il mucchio di soldi invece di porlo in terra si pone in bilico sul
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"O bbiferari, erano anch’essi abruzzesi. Vestivano — scrive il Belli — un pittoresco costume e venivano nello Stato pontificio sul cadere del
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ad un asse trasversale, o ad un bastone sul quale si siede una o più persone; e mentre quello seduto oscilla, un altro spinge la canoffièna
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voracità sul bajocco di carne che il venditore getta loro in pasto.
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giocatori stanno in fila dietro di lui; colui al quale la mamma fa cenno, si avvicina e sul dorso gli mette la mano o le due mani con quel numero delle dita
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birichini, già d’intesa fra loro, circondano per sorpresa il primo ragazzo o la prima persona che s’imbatte sul loro cammino, e facendogli intorno la
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odorose come viole ciocche, viole pansè, salvia, rosmarino, menta, persa, ecc., coi quali si cospargono i piatti delle uova, del salame, e il tavolo sul
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dormire. Allora le altre le girano intorno cantando: "Bbella, che ddormi Sul letto dei fiori, Ricevi, dormendo, Un bacio d’amore. Un bacio pô offende La
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’". Il comico del giuoco sta in questo, che mentre la conta cerca la ciavatta presso un giocatore che suppone la tenga nascosta, se la sente sul meglio
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de’ parecchi mucchi di semolèlla o semola (crusca), già preparati sul tavolo attorno al quale si giuoca. I giuocatori, uno alla volta, secondo si è
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, in autunno alzano le stelle, giuocano a Nizza e a Pallina; sul principiare della primavera giuocano al Picchio o a Campana, ecc. ecc.
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compagni: Tirateme. E quelli posano ciascuno la pallina sul limite, ossia su quel segno stabilito. La conta, a un palmo dalla buca, tira con la sua
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: rubata. Sbiancato: Colto in fallo. Scaja: Barba di più mesi: incolta. Schertri: Gendarmi: a cagione degli alamari bianchi che avevano sul petto. Schiccherà
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distanza, si dispongono intorno a loro due, dicendo, mentre gi rano le mani sul petto: "Lavorate, lavoranti, Chè le forche so’ ammannite P’impiccavve
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isdraeliti. Scalandrina: Natura Sciabbà: Sabato, festa. Famo sciabbà: famo allegria. Sciamanno: Il candido manto che il Rabbino si mette sul capo
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delle strade e del lugubre suono di tutte le campane di Roma... Ed ancora le inverosimili leggende che udiva bisbigliare sul conto di Garibaldi. L
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fui sempre da che nnascei al mondo, E so’ ffemmina ancora la maggior parte. Posso imità’ ogni scrittura ed arte; Porto sul dorso ogni ppiù grave pondo
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