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PRIN 2012 - Accademia della Crusca
Il "paper trail" nella lotta al riciclaggio
Il dibattito circa l'utilità e l'attualità dei presidi che il nostro ordinamento pone a tutela e prevenzione del riciclaggio di denaro sporco è sempre vivo e solleticante. Come per ogni reato, anche per l'immissione nel circuito dell'economia legale di ricchezze illecitamente accumulate ci si deve misurare, più che con coloro che ne sono rei o partecipi, con le valutazioni sulla giustezza della pena, sull'efficacia dei mezzi di repressione, delle strategie di contrasto, delle risorse a vario titolo messe in campo. È vero poi, anzi è indubbio, che le esigenze di "prevenzione" debbano prevalere su quelle repressive, perché a far prima si spende indubbiamente meno e si conseguono tendenzialmente più risultati. Così come è vero che stringendo le maglie delle misure preventive si possono conseguire, "ceteris paribus", successi sempre crescenti; ma non è detto che il rapporto costo-beneficio dell'azione sia sempre conveniente, soprattutto se gli effetti delle norme di presidio portano a "congestioni" di adempimenti per i soggetti interposti, oltre che, ovviamente, per quelli addetti alla sicurezza ed alla vigilanza. I reati finanziari, un po' come quelli tributari, portano con loro queste considerazioni "metagiuridiche", legate poi alla politica del diritto in maniera sottile e, a volte, "biunivoca". Purtroppo, essi coinvolgono spesso in discussioni e polemiche, in verità fuorvianti e sterili, circa la riuscita dell'opera di repressione dello Stato, quasi che i numeri possano dare, da soli, contezza dell'efficacia delle leggi e di quell'opera delle Forze dell'ordine che, soprattutto negli ultimi dieci anni, è inconfutabilmente virtuosa nella lotta al crimine organizzato, il quale si alimenta - come noto - con atti illeciti della specie che qui ci occupa. I reati finanziari, propri dei "colletti bianchi", sono il genus ormai riconosciuto come quello nel quale si alternano e mescolano l'"insider trading" e l'usura, il riciclaggio e il "market abuse", l'abusivismo bancario e finanziario con le manipolazioni del mercato. Ma se questo è il lato "pubblicistico" della vicenda, ve n'è uno più propriamente "aziendalistico", se possibile più ampio e trasversale alle diverse discipline di studio e legislative. In più sedi e da anni si è sostenuto, a livello internazionale con maggiore consapevolezza, che la vigilanza sul sistema finanziario, aggiungiamo sulle "imprese finanziarie", serva da deterrente non solo contro le inefficienze allocative e le asimmetrie informative che producono tradimento del risparmio, ma anche (se non soprattutto) nei confronti del crimine finanziario.