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PRIN 2012 - Accademia della Crusca
Il consumo di sostanze stupefacenti fra libertà individuale e limiti costituzionali
Lo scritto affronta la tematica del consumo di stupefacenti alla luce dei principi costituzionali in tema di libertà dell'individuo e delle limitazioni a tali diritti. Dopo aver effettuato un tentativo definitorio del concetto di "sostanza stupefacente", l'A. procede a verificare se il consumo di tale tipo di sostanza rappresenti esplicazione di una situazione giuridica costituzionalmente tutelata. Sulla base delle elaborazioni dottrinali e dell'evoluzione giurisprudenziale, il fondamento di tale diritto viene rinvenuto nel principio di autodeterminazione dell'individuo sulla propria persona fisica (art. 13 Cost.) e sulla propria salute (art. 32 Cost.). Vengono tuttavia messi in evidenza i consistenti limiti che incontra l'esercizio della libertà in questione e che possono ricondursi alla tutela di interessi di terzi o della comunità nel suo complesso (limiti esterni) - tra i quali particolare rilevanza assume il rispetto dei doveri costituzionali - ovvero alla salvaguardia della libertà di autodeterminazione stessa (limite interno) , cui il singolo non può abdicare in quanto essa rappresenta la precondizione per la sua appartenenza ad una società democratica. L'A., poi, evidenziando gli aspetti irragionevoli della normativa vigente, propone un bilanciamento in concreto degli interessi in gioco nella materia in esame, effettuando una distinzione tra un "utilizzo diligente" delle sostanze stupefacenti, rispettoso dei limiti individuati nella trattazione e dunque legittimo, ed un "utilizzo negligente", in violazione di detti limiti e pertanto illegittimo. Nell'ultima parte dello scritto, infine, l'A. prende in considerazione alcune delle possibili obiezioni alla tesi sostenuta e si propone di dimostrarne l'infondatezza: in particolare, egli esclude che la soluzione proposta trovi un ostacolo nel rispetto della dignità umana, nell'osservanza delle fonti di diritto internazionale ed europeo che regolano la materia e negli interessi menzionati dall'articolo 5 c.c. (in particolare il "buon costume").